Ven. Mar 24th, 2023

Siamo a 17 mesi dall’inizio dell’epidemia e ancora non si capisce con chiarezza cos’è successo. Un virus uscito dal nulla. Chi dice che è uscito accidentalmente da un laboratorio Wuhan, chi il trasporto tra pipistrello a uomo, insomma, la vera natura della diffusione del virus non è chiara. L’unica chiarezza è che ha invaso il mondo scatenando una pandemia dopo quella della spagnola. È un virus polmonare molto aggressivo. I sintomi sono simil influenzali ma con una aggressività che colpisce i polmoni in breve tempo. Fini qui è cronaca saputa. Quello che però non viene mai detto, ed è una realtà, che dal virus si guarisce. Se si leggono i dati del ministero della saluta si capisce che abbiamo avuto quasi cinque milioni di contagiati seguiti da quasi cinque milioni di guariti. I dati sono chiari: se non fosse stato cosi avremmo avuto quasi cinque milioni di morti.

Se partiamo da marzo 2020 nel protocollo del ministero per la cura dei casi covid, c’era solo la “vigile attesa” e la tachipirina. La medicina territoriale con il virus ha fatto uscire fuori tutte le sue criticità, che già era carente per se, ma con il virus uscivano prepotentemente fuori. Molti pazienti, specialmente nella prima fase, si aggravavano a casa e solo quando il quadro clinico si complicava venivano ricoverati in ospedale. Per molti di loro la situazione peggiorava fino a finire intubati nelle terapie intensive. Dall’altra parte della barricata, invece, c’erano medici che, sfidando i protocolli, avevano capito che la cura precoce poteva salvare vite umane ed evitare tante ospedalizzazioni. E nella seconda ondata, quella che è partita a settembre dello scorso anno, ha invertito la rotta. Non solo medici, anche molti sindaci hanno iniziato a capire che la situazione si poteva gestire curando le persone a casa, attuando iniziative singolari con unità mediche composte da un medico e un infermiere, che hanno curato i pazienti a casa tamponando la mancanza di cure domiciliari da parte dei medici di base.

Stiamo seguendo da diversi mesi il gruppo #terapiadomiciliarecovid19 leggendo le varie testimonianze dirette di tutti quelli che sono stati guariti direttamente a casa. Scoprendo con non poca sorpresa che molti di loro parlano di uscita dal virus con cure prescritte da medici che fanno parte del gruppo.

Il gruppo nasce da un’idea dell’avv. Erich Grimaldi, del Foro di Napoli, il quale, nel corso della prima ondata, dopo aver fondato, nel mese di marzo 2020, il gruppo Facebook #esercitobianco, effettuava una serie di dirette live, onde collegare i medici del territorio di diverse regioni, al fine di ottenere una condivisione delle terapie attuate, in un contenitore unico d’informazioni, onde poter richiedere al Ministero della Salute, alla Presidenza del Consiglio ed a tutte le regioni, un protocollo univoco, a disposizione della medicina territoriale, senza discriminazioni sulle cure tra le regioni, per agire in scienza e coscienza ai primi sintomi, come già proposto da un gruppo di 100mila medici – si legge sulla pagina Facebook del gruppo – Nasceva così il gruppo #terapiadomiciliarecovid19 in ogni regione, dove confluivano medici di ogni territorio, alcuni dei quali proponevano ricorso al TAR Lazio, per ottenere dapprima la libertà prescrittiva e, poi, la riabilitazione dell’uso off-label dell’idrossiclorochina (come sancita dal Consiglio di Stato, con ordinanza dell’11 dicembre 2020). Il gruppo, con pec del 30 aprile 2020, inviata alle predette istituzioni chiedeva, vanamente, al Ministero della Salute, alla Presidenza del Consiglio ed ai governatori di tutte le regioni di stilare un protocollo univoco di cura. Il gruppo, poi, dal mese di agosto 2020, con l’inizio della seconda ondata, accoglieva i pazienti positivi sintomatici, divenendo un punto di riferimento importante, per centinaia di persone che, sentendosi abbandonate dei territori, trovavano conforto ed assistenza a distanza dei numerosi medici del gruppo. La predetta strategia evitava centinaia di ospedalizzazioni di pazienti supportati a distanza.

Alcuni medici, poi, si riunivano in una chat di whatsapp, definendo uno schema terapeutico per la cura domiciliare del Covid19, condiviso da medici statunitensi come Harvey Risch e Peter A. McCullough.

Il gruppo, altresì, oltre alla disponibilità dei medici, reperiva la disponibilità di altri specialisti:

1) psicologi, psicoterapeuti e psichiatri si dichiaravano disponibili a supportare, in modo gratuito, pazienti covid, nella fase emergenziale;

2) farmacisti si dichiaravano disponibili a reperire bombole d’ossigeno nonché a coordinarsi per reperire farmaci carenti;

3) dietisti e biologi nutrizionisti si dichiaravano disponibili a supportare, in modo gratuito, la fase alimentare, di pazienti covid, nella fase emergenziale.

Di tutto questo però nessuno ne parla, nessuno dice una parola, intanto questo gruppo di professionisti continua a curare le persone dal covid, e attraverso le testimoniante che quotidianamente vengono pubblicate sulla pagina del gruppo, si capisce che la cosa ha funzionato e funziona.