Categories: Cronaca

Dalida: “Mademoiselle bambino”

Primavera 1968. Parigi. In un parco pubblico, a ridosso degli Champs Elysées , la cantante e attrice Dalida passeggia con aria triste in un viale lambito da un filare di peschi in fiore. D’improvviso, attratta da un gruppo di bambini che giocano a nascondino con le loro madri, si ferma, decidendo di sedersi su di una panchina per osservarli. Fissatili con intensità mentre si rincorrono felici, viene notata e riconosciuta da una signora,intenta a lanciare del miglio a uno stormo di colombi, che , avvicinatalesi, domanda : “Posso sedermi o la disturbo, signora Dalida?…” ; “Si accomodi pure…”, risponde l’artista, aggiungendo : “Mi scusi se non le sarò di compagnia, ma…in questo momento della vita, mi risulta estremamente difficile…”. “So…so tutto, signora!…anch’io , qualche tempo fa, ho perso una persona cara…”, prova a rincuorarla la signora, “Era una persona davvero importante, sa?…alle volte, bastava anche solo uno sguardo perché mi capisse…e ora che non c’è…mi manca…”. “Già!…tutti abbiamo un’assenza da rimpiangere…quella di un familiare, di un amico, di un amore…”, rivela la cantante, “Sa?, spesso vengo qui, mi siedo e trascorro delle ore a guardare i bambini che giocano…sono così contenti, così inconsapevoli di certe atrocità…così spensierati…così liberi…Solo osservandoli mi sembra sia possibile continuare a sperare in qualcosa…mi sembra che Luigi…Tenco, intendo, sia ancora qui, accanto a me!…” . “Senta, signora Dalida o preferisce che la chiami “Mademoiselle bambino” ?… la tristezza in questi casi è una cattiva consigliera…faccia come ho fatto io , cerchi di trovare un raggio di sole tra le nuvole nere del dolore..vedrà che , giorno dopo giorno, andrà meglio…”, la esorta la donna, chiosando : “Se posso permettermi ancora un consiglio : non abbassi più il viso , il suo bellissimo viso…sorrida a chi le dà un sorriso e , forse, cambierà il suo destino…”
“Un’icona nazionale”. Così titolava “Le Figaro” , maggior quotidiano francese, quando nel 1957 la cantante e attrice Dalida, vero nome Cristina Gigliotti, conquistava i vertici delle classifiche con la canzone “Bambino”, traduzione del brano napoletano “Guaglione”. Nata nella comunità italiana di Choubrah (Cairo,Egitto) il 17 gennaio del 1933 , da genitori di origini calabresi, seconda figlia (tra Orlando e Bruno) di Pietro, musicista ,primo violino presso l’Opera del Cairo, e di Giuseppina, casalinga, da bambina fu affetta da strabismo , disturbo oculare ,per correggere il quale si sottopose a numerosi interventi chirurgici. Quindi, eletta “Miss Egitto” all’età di diciasette anni, intraprese la carriera di attrice cinematografica, partecipando nel 1954 a pellicole come “La regina delle piramidi”di Howard Hawks. Poi, decisa ad affermarsi a livello europeo, si trasferì a Parigi dove, su consiglio dello scrittore Albert Machard, mutò il suo nome d’arte da “Dalila” ( ispirato dal film “Sansone e Dalila”di Cecil B.DeMille) in “Dalida” . Intanto , conosciuto il direttore artistico della casa discografica “Europe1”, Lucien Morisse , che notò le sue doti canore, incise il suo primo album “Son nom est Dalida”, raccogliendo un largo consenso con la canzone “Bambino”, traduzione francese del brano napoletano “Guaglione”, successo che le valse in patria l’appellativo di “Mademoiselle bambino”. Raggiunta la vetta delle classifiche, (si aggiudicò il disco d’oro), le si spalancarono le porte dell’Olympia, sul cui palco debuttò al fianco di Charles Aznavour. Non abbandonato del tutto il grande schermo, continuò a recitare in pellicole francesi , tra le quali : “Rapt au deuxième bureau”(“Rapimento al secondo ufficio”) di Jean Stelli, ottenendo però maggiori soddisfazioni dalla musica (incise brani italiani come “Nel blu dipinto di blu” e “Piove” di Domenico Modugno, “Piccolissima serenta” di Teddy Reno, “Romantica” di Renato Rascel e canzoni inedite ,sia in versione francese che italiana, quali “Les gitans”(“Gli zingari”) , “La canzone di Orfeo e Milord”, “Les enfants du Pirée” (“I ragazzi del Pireo”(Uno a te, uno a me)),“T’aimer follement”(“T’amerò dolcemente”) e “Garde-moi la dernière danse”(“Chiudi il ballo con me”). Separatasi dal discografico Morisse, che aveva sposato nel 1961, nel corso degli anni Sessanta, alimentò le cronache rosa con le vicende della sua turbolenta e inquieta vita sentimentale ( si legò al pittore Jean Sobieski, all’attore Alain Delon e al giornalista Christian de la Mazière), senza tuttavia tralasciare la sua attività di attrice-cantante (prese parte ai film italiani “Che femmina! e…che dollari!” di Giorgio Simonelli e “Ménage all’italiana” di Franco Indovina e pubblicò i brani “La danse de Zorba”(“La danza di Zorba”), “Amore scusami”, “Cominciamo ad amarci” e “La vie en rose”, rivisitazione del cavallo di battaglia di Edith Piaf). Giunta in Italia nel 1966 per partecipare come ospite alla trasmissione televisiva Rai “Scala Reale”, interpretò insieme al cantautore Luigi Tenco la ballata “Bang bang”, intrecciando con quest’ultimo un’ intensa relazione sentimentale ,culminata con un sodalizio artistico. Infatti, nel 1967, presentatisi insieme in gara al Festival di Sanremo, eseguirono a turno la canzone “Ciao amore, ciao”, classificandosi ultimi nella fase conclusiva della manifestazione. Tenco, deluso e provato dal risultato negativo conseguito, si suicidò la sera stessa dell’eliminazione, il 26 febbario, nella sua camera d’albergo, con un colpo di pistola , lasciando Dalida sola e disperata. Sebbene reduce da una grave depressione , che la indusse a più di un tentativo di togliersi la vita, l’artista, nel decennio Settanta, tornò alla ribalta , apparendo in varietà televisivi come “Partitissima” e “Canzonissima”, nel corso dei quali eseguì le canzoni “Mama” , “L’ultimo valzer” e “Dan, dan, dan” e recitando sul set della pellicola “Io ti amo” di Antonio Margheriti. Scalate le classifiche francesi con “Darla dirladada”, “Il venait d’avoir”, “18 ans” , “Gigi l’amoroso”, “J’attendrai”, “Ciao come stai” , “Tua moglie” e “Monday Tuesday”, nel decennio Ottanta fu protagonista di recital di canto e ballo all’Olympia e alla Carnegie Hall di New York. In seguito, compiuti i cinquant’anni , iniziò a diradare i suoi impegni , non prima però di avere pubblicato i brani “Femme”, “Danza”, “L’innamorata”, “Soleil”, “Reviens-moi” e “Le temps d’aimer”, e l’album “Le visage de l’amour”. Accettato un ruolo drammatico nel film di Youssef Chahine ,“Il sesto giorno”, grazie al quale fece ritorno in Egitto , nella sua città natale, ne restò segnata, scomparendo progressivamente dalle scene ,a partire dal gennaio del 1987. Delusa dall’amore ( burrascose furono le ultime relazioni con Richard Chanfray e con Francois Naudy) , stanca ormai di vivere , nonostante il conferimento di numerosi premi ( due Oscar mondiali della canzone, svariati dischi d’oro, di platino e di diamante) e onorificenze (Commendatore delle Arti , delle Scienze e delle Lettere, Commendatore della Legion d’Onore) , si suicidò, ingerendo barbiturici, la notte del 3 maggio, dopo aver lasciato al fratello-manager ,Bruno, una lettera e un biglietto strazianti. Sepolta nel cimitero di Montmartre, meta di numerosi ammiratori, ancora oggi affascina le giovani generazioni, per la sua esistenza ricca di trionfi, di gloria , amori intensi e tanta disperazione, cui pose fine con delle scuse : “Pardonnez-moi, la vie m’est insupportable” (“Perdonatemi, la vita mi è insopportabile”).

Redazione

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