Dateci un’Italia diversa che non se ne può più

ROMA – È giunto il momento di dire basta. Di dire stop ad una classe dirigente che ad ogni tornata elettorale, solo per non perdere la poltrona, costruisce nuovi partiti e nuovi slogan per catturare l’ingenuità degli elettori.

Dateci un’Italia diversa che non se ne può più

ROMA – È giunto il momento di dire basta. Di dire stop ad una classe dirigente che ad ogni tornata elettorale, solo per non perdere la poltrona, costruisce nuovi partiti e nuovi slogan per catturare l’ingenuità degli elettori. Elettori stanchi e martoriati proprio da questi politici di lungo corso che mai hanno lasciato le poltrone dorate e mai, pur restandoci incollati sopra, hanno fatto nulla per i cittadini.
Ormai è dal 1970 che cambiano sigle di partiti ma, tutto sommato, restano sempre le solite facce. E se pure c’è un timido ricambio generazionale, altro non sono che figli e parenti dei predecessori. Una situazione che non muta mai, e ogni volta ci ritroviamo a discutere di cosa fare per il paese, ma passano le legislature e le difficoltà restano. Quindi significa che chi è stato in parlamento non ha risolto i problemi degli italiani e va accusato di essere il male che ha generato le sofferenze.
Ma adesso la devono smettere: dateci un’Italia diversa che non se ne può più. Tra la gente c’è molta rassegnazione. Il male potrebbe essere un’astensione di massa dalle urne che favorirebbe esclusivamente chi dal parlamento non è mai uscito. C’è una sofferenza diffusa nel paese da far paura, e si continua a sorridere come se niente fosse. Abbiamo spento le luci sul futuro, ora davanti c’è solo buio pesto che impedisce di crederci ancora. Lo sanno bene i giovani, che non riescono più a trovare un lavoro dignitoso capace di far progettare il futuro. Soffrono i cinquantenni senza lavoro, che hanno una famiglia sulle spalle e non sanno come andare avanti. Subiscono l’indifferenza dei politici, le imprese che sono soffocate dalla tassazione e da una burocrazia che solo menti senza scrupoli potevano creare.
L’Italia ha bisogno di un paese nuovo, rigenerato in tutto i suoi punti deboli. Non si può continuare a raccontare frottole per incantare le piazze. Ci vuole un po’ di buon senso, perché quello che si vive nel quotidiano non rispecchia l’ottimismo diffuso dai politici.
Serve un’Italia migliore. Un paese che sappia decidere da solo e non offuscato dalle decisioni prese a distanza di chilometri da persone che non conoscono i problemi che vivono gli italiani. Basta essere ostaggi di un progetto europeo che è già fallito da un bel po’, e si vuole continuare a reggerlo come se fosse sul serio un bene, mentre esso è un male che ha diffuso solo povertà per i cittadini e ricchezze per le lobby.
È giunto il momento di scrivere una nuova pagina per il nostro paese: buttiamo via il vecchio libro, fatto di malaffare, corruzione, sprechi di soldi pubblici, ricchezza per i partiti e i politici e povertà per i cittadini comuni, un paese senza lavoro e senza più dignità, un paese spento nei trasporti, nella sanità, nella scuola. Basta con un paese che non ha più nulla, che ha perso anche il suo pacchetto di aziende che facevano grande il mady in italy. Basta con un paese guidato sempre dalle stesse persone, che non hanno mia fatto nulla per renderlo un paese spirito di quello che è realmente: una grande nazione. Basta, scriviamo un nuovo libro, che sia il frutto di un grande rinnovamento politico che tenga fuori chi ha distrutto questa meravigliosa penisola.