L’Europa è un po’ come il matrimonio dietro ad un portone: c’è chi vuole aprire dall’interno perché vuole uscire e chi da fuori spinge perché vuole entrare. Questa unione europea non ha mai funzionato. Non ha una politica comune, non ha un esercito comune, non ha un presidente unico, hanno solo fatto la moneta unica e intorno ad essa hanno fatto girare il tutto. Moneta che ha fortemente penalizzato l’Italia rendendola più povera di quanto c’era la lira.
Ma quello che deve impensierirci è la trasformazione anche alimentare. Per il momento non ci sono obblighi ma solamente scelte, ma il fatto che si parla di insetti e di carni sintetiche, già questo deve impensierirci molto.
Dalla farina di grillo ad altre scelte alimentari, deve metterci in allarme per quello che sarà il cibo del futuro e anche del presente. Il nostro amato Made in Italy, fortuna della nostra economia e della nostra salute, e la dieta mediterranea, fiore all’occhiello dell’alimentazione, non va bene all’Europa che ormai decidono tutto: come vestirci, come curarci, e adesso anche come mangiare. Dal report Nomisma presentato alla nona conferenza economica della Cia-Agricoltori italiani non vengono buone notizie. Nei prossimi 3 anni, infatti, anche contro la nostra volontà, le vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici a base di polvere di insetti crescerà in media anche del 5%. Anche questa sarà una battaglia, basti pensare che – come riporta anche Repubblica riprendendo il report – ci sarà progressivo impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari, “con una produzione Ue “in crescita di 180 volte” passando dalle 500 tonnellate del 2019 alle 900 del 2025 per poi arrivare a 260 mila tonnellate nel 2030″.
Questo è quanto emerge. È chiaro che bisogna difendere il nostro valore alimentare. In Italia c’è una pregiata cucina, che si differenzia tra regioni e regioni, ma è tutta di ottima qualità. Tutti i prodotti alimentari ricevono controlli costanti e la nostra alimentazione è la migliore al mondo. La nostra cucina è cultura, e fa parte del patrimonio della nostra tradizione. Sembra che ogni procedimento di cambiamento in seno all’Europa vada ad intaccare sempre l’Italia. I cittadini devono essere ben informati qualora queste sostanze dovessero essere inserite nell’alimentazione. È una politica, quella europea, che mina la nostra cultura della cucina e la nostra cultura della produzione tipica di qualità. I cittadini ora devono stare attenti alle etichette e tornare a investire nei prodotti locali, nei mercati rionali: fare spesa consapevolmente insomma. Ognuno deve fare la sua parte per salvare la nostra alimentazione.