CASERTA- La legge Delrio ha messo i paletti alle istituzioni provinciali. Esse sono state soppresse, ma lasciate in piedi da un sistema balordo che solo le menti poco produttive dei politici poteva creare. Chi siano i responsabili, ormai, poco importa. Importa invece sapere come uscire da un inferno senza precedenti che sta bloccando ulteriormente l’intera provincia di Caserta.
La legge Delrio è stata attuata per diminuire i costi della casta, bene, si diceva, soltanto che i costi della casta provinciale erano di lunga inferiore ai costi dell’intera macchina provinciale, fatta di dipendenti e strutture. Il disegno di legge Disegno di legge Atto Camera n. 1542 “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” approvato con Legge 7 aprile 2014, n. 56., cosiddetta “Legge Delrio” ha rivisto profondamente ruolo ed organizzazione delle Province. La legge ha stabilito che il Presidente e Consiglio provinciale sono organi elettivi di secondo grado, eletti dai Sindaci e dai Consiglieri dei comuni della provincia. L’Assemblea dei Sindaci è composta dai Sindaci dei comuni della provincia. Tutti gli incarichi sono a titolo gratuito.
La legge, però, è andata sì a togliere i privilegi economici agli eletti, ma ha lasciato tutto invariato per quanto concerne il personale delle province che, secondo la legge, essi dovevano essere dirottati altrove dividendoli tra regione e comuni, cosa che ancora non è avvenuta del tutto. La Legge 56/2014 aveva fissato al 31 dicembre 2014 il termine ultimo per le Regioni per approvare le proprie leggi di riordino delle funzioni delegate o trasferite alle Province, termine scaduto senza che nessuna Regione abbia legiferato in merito, nonostante l’Accordo siglato fra Governo, Province, Regioni e Comuni.
Insomma, è stata abolita la funzione della provincia politica, ma non si è trovata la quadra per farla funzionare come dovere. Il tassello preoccupante è che ancora oggi nessuno tende a risolvere la questione della montagna di lavoratori che occupano le province, ed hanno un costo esagerato. Va sottolineato che nel corso degli anni ogni amministrazione eletta ha costruito nuove società partecipate che, dopo breve tempo, sono fallite e lasciato all’ente province enormi debiti, oltre a rimanere un pacchetto di lavoratori che di fatto erano dipendenti provinciali. Ciò ha portato ad un numero sproporzionato di maestranze al servizio dell’ente provinciale, che ora non si sa come pagarli.
In una normale società imprenditoriale che fallisce, i lavoratori sono licenziati e messi in mobilità in attesa di una ricollocazione nel mondo del lavoro. È una prassi normale visto che l’azienda non esiste più. Il caso delle province è identico, perché l’ente è in una condizione di non operatività e, quindi, non hanno risorse sufficienti per fare tutto quello che è di loro competenza in virtù della nuova legge. A questo punto è “legittimo licenziare” i lavoratori provinciali in esubero se si vuole ancora mantenere aperta la provincia, cercando di abbassare i costi della macchina pubblica provinciale. La provincia è un’azienda come tutte le altre, e se oggi non è più in grado di andare avanti, o va chiusa definitivamente o vanno trovate soluzioni capaci di far funzionare le cose. Il sistema Delrio ha causato un danno enorme agli enti provinciali, mettendo a rischio tutto, soprattutto la vita dei lavoratori. La provincia di Caserta sta chiudendo le scuole, non opera manutenzione alle strade, non fa le funzioni di servizio alla collettività, significa che è un’azienda improduttiva che va chiusa, e non importa se è un ente pubblico.
Bisogna chiudere i portoni delle province, così come sono, non servono più. Quindi il pacchetto lavoratori deve avere la certezza di essere collocati altrove, e se sono lavoratori devono avere la sicurezza di essere retribuiti. Le province sono fallite, non fungono più da collante con i cittadini. La loro vita si è esaurita, vanno chiuse definitivamente senza se e senza ma, togliendo di mezzo anche la legge Delrio. I lavoratori o si licenziano o si fanno lavorare pagandoli.
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