Dopo il disastro, ora vogliono dividere l’Europa in due velocità

ROMA- Nessuno vuole ammettere che l’Europa è stata un disastro. L’euro ha creato delle condizioni di disagio in tutti i paese che ne fanno parte. Eppure si continua a credere in un progetto che è fallito.

Dopo il disastro, ora vogliono dividere l’Europa in due velocità

ROMA- Nessuno vuole ammettere che l’Europa è stata un disastro. L’euro ha creato delle condizioni di disagio in tutti i paese che ne fanno parte. Eppure si continua a credere in un progetto che è fallito. L’Europa che hanno creato i burocrati della politica non ha pensato alla coesione sociale, ma ha pensato ai bilanci dei singoli stati, inasprendo la pressione fiscale e creando situazioni di rottura con le realtà interne con una fiscalizzazione asfissiante.
L’Europa non ha pensato alla crescita e al lavoro, anzi, ha contribuito a far perdere competitività produttiva a taluni stati ad appannaggio di altri. A perdere sono stati quei stati che già si trovavano in una situazione di crisi, e sono entrati in Europa con bilanci taroccati.
Ora cosa vogliono fare? Sembra che adesso gli stessi burocrati che hanno creato il disastro vogliono un’Europa a due velocità: da un alto paese che stanno bene, e dall’altro paesi in sofferenza. Insomma, vogliono creare una disparità sociale tra chi vive bene e chi vive in situazioni di affanno. “Abbiamo tutti l’obbligo di continuare la costruzione europea e dobbiamo avere il coraggio di accettare che alcuni Paesi possano andare avanti più rapidamente di altri – ha detto Angela Merkel “. Una visione che di sicuro non può piacere a chi sta cercando di uscire da un pantano dove la causa è proprio l’euro.
L’Europa continua a fossilizzarsi sugli immigrati, sull’integrazione, ma non si concentra sul maggior problema: il lavoro. L’Europa che loro hanno pensato non è riuscita. Sono diverse le culture e le tradizione fra i stati membri, quindi bisognerebbe tornare indietro e cercare di costruire un Europa politica che sappia mantenere la pace, ma economicamente ognuno deve andare per la propria strada.