Due certezze nella vita, la morte e il canone Rai: non solo aumenta, devi pagarlo a prescindere | Non importa se non hai un televisore

Ti tocca pagarlo - quotidianoitalia.it
Sarà la tua croce per sempre. Il canone Rai va pagato a prescindere, è la legge a dirlo
La televisione è stata per decenni il fulcro dell’intrattenimento domestico, un mezzo capace di unire famiglie davanti allo schermo e di raccontare il paese attraverso programmi, notizie e spettacoli.
Accanto alla tv però è sempre esistito un tributo che ha fatto discutere generazioni: il canone rai. Si tratta di un’imposta annuale che oggi ammonta a 90 euro e che serve a finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo, cioè le attività della Rai, che spaziano dall’informazione alla cultura, dall’intrattenimento ai grandi eventi sportivi.
Negli anni novanta il canone fu fortemente messo in discussione con l’arrivo e l’espansione delle tv private, che proponevano un modello alternativo basato sulla pubblicità e sulla concorrenza.
In molti si chiedevano se avesse ancora senso mantenere un’imposta obbligatoria a fronte di un’offerta televisiva ormai ampia e diversificata. Nonostante critiche e ricorsi, il canone è rimasto in piedi e continua a rappresentare una delle principali fonti di entrata per il servizio pubblico.
Evasione e obbligo in bolletta
Le motivazioni addotte a difesa sono legate al ruolo culturale e sociale che la Rai rivendica, come la produzione di programmi educativi, la copertura capillare del territorio e il rispetto di obblighi di legge come la diffusione di messaggi istituzionali e di pubblica utilità. Dietro questa apparente stabilità però il canone è sempre stato al centro di polemiche. È noto come uno dei tributi più evasi della storia italiana.
In passato milioni di famiglie non lo pagavano, sostenendo di non possedere un televisore o cercando escamotage per sfuggire ai controlli. La difficoltà di riscossione ha costretto i governi ad adottare misure drastiche. Dal 2016 infatti l’importo è stato inserito direttamente nella bolletta della luce, rateizzato e quindi difficilmente evitabile.
L’arrivo delle piattaforme di streaming e dell’on demand ha reso il dibattito ancora più acceso. Oggi milioni di persone guardano film, serie e documentari su abbonamenti privati, spesso senza nemmeno sintonizzarsi sui canali generalisti. In questo contesto, continuare a pagare un tributo obbligatorio per finanziare contenuti di stato sembra a molti anacronistico.

Non c’è scampo
Nonostante le lamentele, la legge resta chiara e non ammette eccezioni facili. La realtà che molti ignorano è che il canone non è legato al consumo effettivo della televisione. È obbligatorio pagarlo anche se non si guarda la tv o non si segue nessun canale Rai. La sua applicazione è basata sul semplice possesso di un apparecchio in grado di ricevere segnali televisivi. Inoltre, la definizione di apparecchio non riguarda solo il classico televisore che campeggia in salotto.
Il canone si estende anche a monitor, computer o altri dispositivi che potenzialmente possono collegarsi ai canali televisivi. Una portata molto ampia che rende difficile sottrarsi e che lascia ancora oggi molti cittadini spiazzati quando scoprono che non basta eliminare la tv per evitare il pagamento. Il canone continua quindi a rappresentare un tema divisivo, a metà tra tradizione e modernità, tra servizio pubblico e libertà individuale. Per lo stato resta una voce importante di entrata e per la Rai una garanzia di sostegno.