Primavera 2012. Roma, Via Asiago. In una pasticceria del quartiere Prati, l’autore radiotelevisivo e scrittore Enrico Vaime,seduto all’interno del locale, sta facendo colazione, quando la sua attenzione, come quella degli altri avventori, viene attirata dal suono reiterato e squillante del clacson di un’automobile, proveniente dall’esterno, cui si accompagnano delle urla dell’uomo al volante, il quale, trascorsi pochi minuti, sceso dalla vettura, fa il suo ingresso nel locale. “Oh, ma se po’ sape’ chi è il proprietario del Suv in doppia fila che me sta a blocca’ ‘a machina mja?….Io devo anda’ a lavora’, sa?…mica posso perde’ tempo!…”, esclama l’uomo, visibilmente alterato, cui replica il proprietario del Suv, dopo aver fatto un cenno con la mano. “Ah, sei te!…allora ‘nammo, daje, che vado de fretta!…devo arriva’ in orario, altrimenti, quello ,er capo mio , me licenzia!…”, sollecita il proprietario della Cinquecento, il proprietario del Suv, che, con un gesto gli fa segno di aspettare, per poi spiegare: “No te posso acconteta’ adesso…devi aspetta’!…prima devo fini’ la colazione e poi c’ho da compra’ le pastarelle a mj nonna …”. “Noooo!, famme capi’, io te dico che vado de fretta perché se arrivo tardi a lavoro il capo mio me licenzia e te che fai?, me rispondi co’ le pastarelle pe’ tu’ nonna ?…No, ma signori, avete sentito tutti?… Cioè: io rischio il licenziamento, perché un signore ,che ha parcheggiato il suo Suv in doppia fila davanti alla mia macchina, ostruendo il passaggio, si rifiuta di spostarlo, in quanto che deve fa’ i comodi suoi!…No, ma io mi domando: dove siamo arrivati?…”, chiede il proprietario della Cinquecento, rivolgendosi agli altri avventori. “Senti un po’, te…mo te devi calma’…guarda che se rischi de perdere il lavoro è solo per colpa tua…Se fossi uscito prima da casa e non avessi fatto tardi, mica lo avresti trovato il mio Suv parcheggiato?…io so’ arrivato giusto giusto venti minuti fa…bastava usci’alle 8:00 e non alle 8:20 e alle 9:00 meno un minuto te saresti trovato in ufficio!…è regolare, no?…”, rintuzza il proprietario del Suv. “Sentite, io qua devo lavorare e i clienti devono fare colazione tranquilli, quindi se dovete discutere, uscite fuori dal mio esercizio!…”,li interrompe il proprietario della pasticceria. “Oh, ma si può sapere te che vuoi?…ma chi sei, oh!, ma chi l’ha chiesto il parere tuo?!…”, esclama il proprietario del Suv,inveendo contro il pasticcere. “Eh, eh, Signori…e adesso perché vogliamo mettere in difficoltà il proprietario di questa pasticceria così accogliente ?…”, prende la parola Vaime, rivolgendosi al proprietario del Suv, per riportare la calma tra i due , “Facciamo una cosa: io resto qui ad ordinare le pastarelle per sua nonna, mentre lei va a spostare il suo Suv, va bene, è d’accordo?…”. “Ma che, dice davvero?…be’ allora, visto che è così gentile…’A professo’, accetto, fate un po’ come avete detto voi !… Mi sembrate un uomo acculturato , un intellettuale…parlate tanto bene…siete un “ironico elegante”!…Almeno, così, questo se calma e io posso anda’ da nonna co’ le pastarelle….me raccomando, Professo’: du’ maritozzi e tre bombe con la crema!…”, ordina il proprietario del Suv,accettando la proposta di Vaime, che, voltatosi verso il pasticcere, sentenzia: “Oh, certo che è proprio vero: in questo Paese di ignoranti , uno che riesce a distinguere un condizionale da un congiuntivo rischia di passare per un intellettuale!…”.
“Le più grandi risate nella vita me le sono fatte con Enrico: era diverso da tutti, di un’intelligenza incredibile, e sempre elegante. Ti spiazzava. Ecco, mi sembra che prima del maestro d’ironia, del grandissimo autore televisivo, abbiamo perso un uomo di rara intelligenza. E io ho perso un amico”. Così, il giornalista, conduttore, autore e scrittore Maurizio Costanzo, a proposito della scomparsa dell’autore e presentatore radio-televisivo, scrittore e drammaturgo Enrico Vaime,avvenuta lo scorso fine settimana. Nato a Perugia il 19 gennaio 1936, da una famiglia borghese, il padre è direttore di banca e la madre casalinga, dopo la laurea in Giurisprudenza, conseguita presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli, nel 1960 entra in Rai, tramite concorso pubblico (uno degli ultimi banditi dall’azienda radiotelevisiva di Stato) lavorando per due anni nella sede di Milano. Poi, nel 1963, esordito come autore con la scrittura della commedia “I piedi al caldo“, soggetta alla censura del tempo, ma vincitrice del Premio Riccione e messa in scena al Festival di Spoleto, collabora con l’autore Franco Nebbia alla scrittura di diversi testi satirici per il Teatro Cabaret Nebbia Club, firmandosi con lo pseudonimo di “Poppi”. Quindi, fra la metà degli anni Sessanta e i Settanta, adatta radio-commedie come “Un ritmo dignitoso , con la regia di Giorgio Bandini, e idea numerosi programmi radiofonici, quali: il radio-salotto “Teatrino e la canzone“, il varietà musicale “Quarto programma“, la rivista “Gran varietà“, scritta in collaborazione con Italo Terzoli e il primo talk show della storia della Radio ,”Black Out“, programma da lui stesso condotto, in onda su Rai Radio Due nel fine settimana. Attivo anche in ambito televisivo, nello stesso periodo, collabora alla stesura di trasmissioni di successo, come: “Quelli della domenica“, contenitore innovativo della domenica realizzato insieme con Renzo Arbore e i varietà “Canzonissima“, condotto dal trio Mina, Paolo Panelli, Walter Chiari” e scritto con Marchesi e Terzoli, “Tante scuse” e “Risatissima“. Autore di commedie musicali, scritte in collaborazione con Garinei e Giovannini (“Felicibumta”e “Anche i bancari hanno un’anima“, con Gino Bramieri), negli anni Ottanta e Novanta si cimenta anche con gli sceneggiati televisivi (“Il giro nel mondo in 80 giorni“,”Un figlio a metà”, “Italian Restaurant”, con Gigi Proietti e Nancy Brilli, e “Mio figlio ha 70 anni“). Tornato in Teatro con commedie e riviste musicali: “La vita comincia ogni mattina“, “Pardon Monsieur Molière, “Gli attori lo fanno sempre“, “Bravo, Beati voi” e “Malgrado tutto beati voi”, queste ultime con Enrico Montesano, nel 1985 dirige la rassegna “Addio Cabaret” al Teatro Flaiano di Roma. Debuttato come scrittore di libri, pubblica pamphlet satirici quali: “Amare significa“, “Tutti possono arricchire tranne i poveri“, “Le braghe del padrone“, “Perdere la testa“, “Non contate su di me“, “Era ormai domani, quasi“, nel 1992 è coautore del varietà di Telemontecarlo, “La più bella sei tu”, presentato da Luciano Rispoli, gara tra le canzoni del Festival di Sanremo e dal 1993 al 1994 del varietà radiofonico “Il programma lo fate voi” . Coautore fra 1999 e il 2012 del “Festival della canzone italiana”, condotto da Fabio Fazio ,e della trasmissione “Anni luce”, viaggio attraverso la storia d’Italia dal Secondo Dopoguerra al nuovo Millennio, passato dalla Rai a La7, presenta una rubrica di costume all’interno del magazine quotidiano ,“Omnibus” eil dibattito sulla settimana di cronaca e politica “Omnibus Weekend“,per poi partecipare nel 2013 come ospite fisso al programma “Coffee Break”, presentato da Tiziana Panella. Stretto un sodalizio con il giornalista,conduttore, autore e scrittore Maurizio Costanzo, conduce con quest’ultimo le trasmissioni Rai “Memoriale del bianco e nero”, “Di che talento sei?” e “S’è fatta notte“, nelle quali mostra un umorismo intelligente e un’ironia caustica,ma elegante , la stessa che dispiega nei suoi libri: “Gli amori finiscono. Non preoccupatevi“(2015), “I sogni nel cassetto se li mangiano le tarme” (2016) e “Il mio Flaiano. Un satiro malinconico” (2018), tutti editi da Aliberti compagnia editoriale. Abbandonate le scene da qualche anno, per via di una malattia, si è spento, circondato dall’affetto della moglie, l’ex annunciatrice Tv, Monica Limido, e dei figli Valentina e Vittorio, il 28 marzo scorso all’età di ottantacinque anni al Policlinico Gemelli di Roma dov’era ricoverato da diverse settimane a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute. Divenuto nonno nel 2019, intervsitato di recente, nell’ambito di una rubrica televisiva Rai, alla domanda su che progetti avesse per il futuro, ha risposto: “Io preferisco fare progetti per il passato, per la verità, mi risulta più facile. Il futuro mi spaventa un po’, mi vedo più come testimone a carico che come leader di qualsiasi cosa. Sono un testimone, una persona che ha visto e vissuto e che ha capito certe cose. Mi piacerebbe spiegarle ai miei figli. Una delle frasi che dico sempre loro è: “Coraggio , il meglio è passato!”. Questa è una frase da spendere con facilità anche eccessiva. E’ un classico flaianeo come matrice, ed è anche vero. Il meglio è passato: forse; noi, però, speriamo sempre di no. Ora ho lo sguardo rivolto ai prossimi passi che faranno i miei figli”.