Primavera 2013 . Milano , quartiere Portello , periferia operaia della “capitale del business”. Alba fosca e grigia dell’ultimo giorno di marzo, che preannuncia un Venerdì di Passione e di pioggia . Tempo di Pasqua; tempo di vacanze , per pochi ; di lavoro e sacrificio quotidiano , per molti.
Nei pressi di una piazzola , seduto su una panchina accanto alla fermata del tram , Alberto , un senza fissa dimora di settant’anni , stretto in una giacca di jeans , legge ad alta voce la prima pagina di un quotidiano gratuito , distribuito ai passanti da due giovani e assonnati corrieri : “E’ morto Enzo Jannacci , cantante e poeta del surreale”.
Assente , con gli occhi bassi inondati di lacrime , appallottola tra le mani il foglio di giornale . Dopo qualche secondo di torpore , viene ridestato dal suono del claxon di una berlina dal cui finestrino una voce, gli chiede: “Buongiorno, signore ! ; saprebbe indicarmi la strada per raggiungere l’aeroporto?. Sa , vengo dal Sud in trasferta al Nord e , con il navigatore satellitare in tilt , mi sono perso!”.
“ Eh… ?” , gli risponde Alberto , “Dice a me ? … l’aeroporto …. , l’aeroporto ? …..sì, mi porti all’aeroporto , salgo sulla macchina : è forte questa , è forte, la macchina !” .
In un attimo , l’automobilista, frastornato, abborda l’inatteso passeggero .
“ Be’ , visto che si è accomodato , mi metterei in marcia , ma prima voglio presentarmi : mi chiamo Luigi Romano e , in Borsa , qui, a Milano , faccio l’agente di cambio . E lei , chi è ? , qual è il suo nome?”, chiede l’uomo allo sconosciuto compagno di viaggio.
“ Alberto , mi chiamo Alberto!… quanti cavalli ha il motore di questo gioiello ? . Eh , un secolo fa , negli anni Sessanta, montavo i motori delle automobili , lavoravo alla catena di montaggio della più importante casa automobilistica d’Italia …avevo vent’anni ed ero venuto in treno dalla Puglia per cantare ! . Mi presentavo ai produttori delle case discografiche della “ Gran Milan”, ma niente: soltanto porte in faccia ! . In fabbrica , sarei dovuto stare un paio di mesi, perché il successo sarebbe arrivato presto e sarei tornato a casa, giù nel Sud, ricco , famoso e con un sogno avverato ! . Invece, non è andata così : la fortuna e la fama non le ho neppure incrociate e, in quella fabbrica, ho passato otto anni della mia esistenza ! . Otto anni , tutti i giorni ad avvitare e a svitare bulloni…finché, ho detto basta! . Rifiutavo l’idea di costruire macchine con cui gli altri sarebbero andati in capo al mondo , mentre io , per ottantasei mila lire al mese , sarei rimasto in città a sgobbare ; mi accorgevo di aver dimenticato il colore del cielo o il sapore dei frutti di stagione e , ciò, mi spaventava. Dunque, mi licenziai e iniziai a vivere alla giornata , senza l’incubo del denaro , delle scadenze , senza l’obbligo , imposto dalla società consumistica , di essere “produttivo”. Sapesse quante cose si scoprono ,osservando le persone dalla strada ! ; si impara a distinguere la tristezza vera dal capriccio , l’affetto puro da quello interessato , a riconoscere, insomma : l’umanità ! . A proposito , ha saputo la notizia ? : Enzo Jannacci è morto !. Ora , posso dire di essere rimasto veramente solo!. Enzo era un amico , un amico sincero ! . Lo incontrai nella metà degli anni Sessanta , quando la sua popolarità era all’apice…Una domenica mattina , si avvicinò a me, in piazza del Duomo e , vincendo la mia diffidenza , riuscì a farmi aprire e a farsi raccontare la mia storia, per certi versi simile alla sua. Enzo, come me, nacque a Milano il 3 giugno del 1935 , da padre pugliese , ufficiale dell’Aeronautica in servizio all’aeroporto “Forlanini /” e , da madre lombarda . Nel 1954 , diplomatosi al Liceo Scientifico e al Conservatorio , dove studiò Pianoforte , Armonia, Composizione e Direzione d’orchestra , si iscrisse alla facoltà di Medicina , continuando a coltivare i suoi interessi la sua passione in ambito musicale. Attratto , infatti, dal jazz di Chuck Berry , Chet Baker, Stan Getz, Gerry Mulligan e Franco Cerri e dal rock and roll di Elvis Presley , nel 1956 , entrò , in qualità di tastierista, nel gruppo dei “ Rocky Mountains” e in quello dei “Rock Boys”,quest’ultimo, fondato dal cantante Adriano Celentano . Con queste formazioni si esibì in numerosi locali milanesi: “Taverna Mexico” , “Aretusa” , “Club Santa Tecla” , ma l’esordio di fronte al grande pubblico avvenne al Palazzo del Ghiaccio , il 17 maggio del 1957 , debutto scandito dalle note di : “ Ciao ti dirò” .
Alla fine del 1958 , intraprese il sodalizio artistico con l’amico Giorgio Gaber , con cui fondò il duo canoro “ I Due Corsari” e , fra il 1959 e il 1960 , incise i quarantacinque giri : “Non occupatemi il telefono”, “ Birra” , “ Fetta di limone” e “ Tintarella di luna” .
Nel 1961 , dato l’addio al clan di Celentano e allo stesso Gaber , proseguì la carriera da solista , alternando la scrittura di testi surreali ( “L’ombrello di mio fratello” , “ Il cane con i capelli” )a quella di brani delicati e introspettivi ( “Passaggio a livello” , “ Il Giramondo” , “ Un nano speciale”, “L’artista” ) . Accortosi di possedere doti di intrattenitore e di umorista , con il guitto Dario Fo e i comici Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto , iniziò a frequentare il “ Derby”, nota sala di cabaret della città meneghina e a cimentarsi in recital teatrali in dialetto milanese, quali : “Milanin Milanon” del regista Filippo Crivelli , nel corso del quale cantava la canzone “Andavo a Rogoredo” .
In quel periodo , non disdegnò neppure il Cinema , ottenendo comparsate e piccoli ruoli in film d’autore o disimpegnati ( “ La vita agra” di Carlo Lizzani , 1963 ; “ Quando dico che ti amo” di Giorgio Bianchi , 1967 ) . Poi , nel 1964 , forse ispirato dalle nostre chiacchierate , incise il disco : La Milano di Enzo Jannacci” , con i brani “ El portava i scarp del tennis” ( in dialetto milanese) , “Veronica” ( con testo di Dario Fo e Sandro Ciotti ) e “ Sfiorisci bel fiore” .
Proprio insieme con Dario Fo recitò nei teatri le sue “ 22 Canzoni” , pubblicate nell’LP intitolato: “ Enzo Jannacci in teatro”. Nel 1966 , mi parlò del padre e del suo ruolo attivo nella Resistenza milanese: dalla conversazione scaturirono i brani : “ Sei minuti all’alba” e “ Soldato Nencini” . Nel 1968, Enzo, presentò nel programma televisivo “ Canzonissima” , agguerrita gara canora del sabato sera Rai , la canzone : “Vengo anch’io . No , tu no”, composta insieme con Dario Fo e Fiorenzo Fiorentini, che ,per settimane , guadagnò consensi , aggiudicandosi il podio nell’ “ Hit Parade” di Lelio Luttazzi , malgrado la censura delle strofe riferite alla dittatura del congolese Mobutu e sulla tragedia dei minatori di Marcinelle.
Tuttavia, Enzo e Dario Fo non si arresero alla censura comminata dagli autori della RAI e sfidarono ancora il buon senso e il pudore dell’opinione comune , portando in gara il brano : “Ho visto un re” , filastrocca, in apparenza, semplice e orecchiabile che , in un viluppo di metafore a sfondo politico , prendeva di mira i detentori del potere .
Dinanzi all’ennesima epurazione, deluso, mi comunicò due decisioni importanti : si sarebbe sposato ( il 23 novembre del 1968) e si sarebbe trasferito in Sudafrica e negli Stati Uniti , al seguito dell’equipe del professor Barnard , per specializzarsi in Cardiochirurgia.
Enzo, infatti, non aveva mai abbandonato gli studi e aveva conseguito la laurea in Medicina , nonostante i numerosi ingaggi artistici . Ogni volta che veniva a trovarmi in piazza del Duomo e , lo ha fatto fino a tre settimane prima di morire, mi visitava , controllava che fosse tutto apposto, che non fossi malato. Tirava fuori dalla borsa lo stetoscopio e mi diceva serio , magari dopo aver recitato una composizione strampalata delle sue in dialetto : “ Dica 33!…” . Soffrì l’insuccesso e l’esilio dalla Televisione ? : non saprei ! ; so , però, che, negli anni non smise di cercare l’ispirazione e le collaborazioni eccellenti (una su tutte, quella con Paolo Conte) , per realizzare canzoni raffinate come : “ Messico e nuvole”, “ Ragazzo padre” (riflessione sulla situazione dei padri separati o non sposati ) e “ Faceva il palo” ( satira su un ladruncolo milanese ) .
Nella lotta per la sopravvivenza creativa , i suoi alleati furono : il Cinema e il Teatro . Fra il 1970 e il 1971 , sul grande schermo impersonò, nella pellicola di Mario Monicelli : “ Le coppie” , “Gavino Puddu” , venditore di castagnaccio oberato di debiti, che costringe la moglie ( Monica Vitti ) a prostituirsi e, nel film di Marco Ferreri, “ L’udienza”, “Amedeo” , ufficiale in congedo disposto a morire pur di essere ricevuto dal Papa .
In Teatro , fu protagonista delle piéces del giornalista Beppe Viola : “ La tapparella” e dell’atto unico, diretto dall’attrice Franca Valeri , “ La cosiddetta fidanzata” , nonché regista e autore de : “ Il poeta e il contadino” , i cui brani ( “ E la vita , la vita” , “ Canzone intelligente” , “ La gallina”, “ L’uselin della comare” ) approdarono , nel 1974 , a “ Canzonissima” , grazie agli intermezzi i comici della coppia “ Cochi e Renato” .
Nel 1975 , Enzo registrò ancora un disco di collaborazioni ( Tullio De Piscopo, Beppe Viola , Bruno De Filippi , Chico Buarque de Hollanda ) dal titolo: “ Quelli che…”, la cui uscita fu preceduta da un video in cui pattinava per il centro di Milano . Nel 1979 , ricominciò a girare l’Italia con una serie di concerti dal vivo , coadiuvato dal cantautore Paolo Conte con cui scrisse le canzoni: “Bartali” e “ Sudamerica”.
Dopo la pubblicazione del brano : “Ci vuole orecchio” ( 1980) , che segnò il debutto del figlio Paolo, nato il 5 settembre del 1972 , come musicista e direttore d’orchestra , si dedicò alla composizione di colonne sonore per il Cinema ( “Romanzo popolare” di Mario Monicelli , 1974 ; “ Pasqualino sette bellezze” di Lina Wertmuller , 1975 ; “L’Italia s’è rotta” di Steno , 1976 ; “Saxophone” di Renato Pozzetto , 1978 ; “ Piccoli equivoci” di Ricky Tognazzi , 1988 ) .
Dal 1989 al 1998 ,partecipò al Festival di Sanremo con le canzoni , premiate dalla critica ( “Se me lo dicevi prima” , “La fotografia” , “I soliti accordi”,, “ Quando un musicista ride” ) e , nel 2000, rese omaggio al padre con il disco : “Come gli aeroplani” e celebrò il jazz e la sua carriera di artista negli album “ L’uomo a metà”(2003) e “ The best 2006” (2006) .
Una mattina di dicembre del 2003 , mi disse che sarebbe andato in pensione , gli risposi : “ Come cantautore o come medico ?”; mi rispose: “ Come cantautore , mai !” . Peccato che quell’ entusiasmo sia stato subito soffocato da una triste notizia : il 1° gennaio si spense Giorgio Gaber . Enzo , a una settimana di distanza , commentò così l’avvenimento : “ Ho perso un fratello ; eravamo tremendi , stonati … Volevamo fare un duo tipo Everly Brothers , ma eravamo negati , un disastro , con il risultato che facevamo sketch più che canzoni !” .
“ Ora che se n’è andato, perché ho appena letto sul giornale che se n’è andato, chi si prenderà cura di me ? , chi mi domanderà come sto ? . La camera ardente è al Teatro Dal Verme e i funerali si terranno il 2 aprile nella Basilica di S Ambrogio , ma io non ho il coraggio e la forza di andare lì!…Senta , Luigi , lei è stato gentile a farmi salire a bordo della sua macchina , ma non intendo disturbarla oltre… sarà meglio che arrivi da solo all’aeroporto; per favore , mi faccia scendere , si fermi qui !”.
Poi , al termine di un lungo silenzio , aggiunge : “Si è fatto tardi ed Enzo mi aspetta in piazza del Duomo : se non mi vede arrivare si preoccupa !…” .
Appena possibile , l’automobilista , turbato, accosta al marciapiede la berlina e lo saluta , infilandogli, di nascosto , nella tasca destra della giacca di jeans, una manciata di euro .
Alberto , aperta la portiera della vettura , si allontana , barcollando e cantando trasognato un malinconico ritornello : “ El portava i scarp del tennis / El parlava de per lù / rincorreva già da tempo / un bel sogno d’amore / El portava i scarp del tennis / El gl’aveva dù oeucc de bon / l’era el primma mena’ via / perché l’era un barbon…” .