ROMA- Che strana la vita, uno si candida alle primarie del suo partito per diventare il candidato sindaco della città di Roma, e viene respinto dai suoi elettori, e poi all’improvviso diventa addirittura premier. La stranezza di questa nostra Repubblica parlamentare e proprio quella che a decidere chi deve guidare il paese, è il capo dello stato. E così ti ritrovi alla guida del governo persone non votate nemmeno dal suo stesso elettorato. Forse se Renzi avesse osato un po’ di più, senza fare una riforma senza senso e puntando l’attenzione su cose necessaria al paese come l’elezione del premier e del capo dello stato da parte del popolo, e pure che ogni parlamentare che cambia casacca deve dimettersi, forse a quest’ora sarebbe ancora in carica.
Il 5 dicembre 2012 Gentiloni si candidata (sostenuto dai renziani) alle primarie del centrosinistra come sindaco di Roma. Alle votazioni per l’elezione del candidato sindaco si è poi classificato al terzo posto con una percentuale di consensi intorno al 15%, venendo preceduto da David Sassoli (27%) e da Ignazio Marino(55%), che poi diventa sindaco di Roma. Insomma, a Roma non lo vollero, eppure è diventato Premier. Questa democrazia del non voto non va bene. Alle elezioni politiche ci sono i listini bloccati, per intenderci quella formula magica che fa eleggere automaticamente i parlamentari che non sarebbero mai eletti dal popolo se ci fosse una preferenza secca. Quindi nel nostro parlamento ci vanno i non eletti dal popolo. Poi ci sono i traditori, quelli che si fanno eleggere da un elettorato di una specifica area politica, e poi se ne vanno con gli avversari a fare comunella per tenersi la poltrona. Insomma, basta con questa presa per il culo.
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