Primavera 1966. Milano. Via Monte Napoleone, salotto buono della città. Lungo il marciapiede dello struscio , eleganti tavolini di caffè alla moda si offrono allo sguardo dei passanti . A uno di questi siede l’attore Ernesto Calindri , che legge un quotidiano mentre fuma un sigaro a piccole boccate. D’un tratto un cameriere in divisa gli si avvicina , recando su un vassoio un bicchiere con accanto una bottiglia di amaro Cynar. Intanto, una coppia di coniugi , notato il celebre attore, si ferma per spiarlo. “Uhè Tunin , hai visto il Calindri seduto al bar ? , che uomo distinto , eh ? …l’è proprio alto , l’è proprio un bell’uomo!…” , esclama la signora Maria , cassiera in un supermercato . “Scempia , ma cosa l’è che dici ? …ma se è seduto come fai a dir che l’è alto? …” , la rimprovera il marito , operaio alla Breda. “E allora , cosa significa? , anche da seduto si vede che l’è alto!” ,replica la moglie continuando : “Ma poi , non lo vedi come l’è raffinato? , con quale eleganza sorseggia il suo bicchierino?…l’è proprio un signur! ” . “Maria , se ti piace così tanto , perchè non ti avvicini per chiedergli una foto ? …Ah , già che ci sei puoi anche chiedergli se ti vuol come moglie!” , chiosa sarcastico l’uomo. “Tunin ,mi te prendo in parola! …Vado dal Calindri e poi vedrai se lui non mi vuol!”, sfida il marito la signora Maria , che , allontanatasi , raggiunge l’attore al bar. Giunta dinanzi al suo tavolo , lo sente pronunciare alcune parole : “Cynar , contro il logorio della vita moderna!”. “Uè , ma cosa l’è che dice , l’è mat? …non sa ancora come mi chiamo e già mi offre un Cynar ? …” , s’interroga imbarazzata la donna.”Stooop!” , urla una voce proveniente dalla folla , presente dinanzi all’entrata del caffè.”Ma chi l’è ‘sto pazzo che urla ?”, chiede sgomenta Maria.”Signora , ma cosa ha fatto? , lei ha interrotto le riprese di un Carosello!” , chiarisce l’equivoco Calindri , aggiungendo: “Lei ha pensato che fossi qui tranquillamente seduto al bar e si è avvicinata per chiedermi una foto , non è vero? …Be’ , mi dispiace deluderla , ma questa è pura finzione …io sto interpretando una pubblicità , che vedrà molto presto in televisione! …Adesso devo pregarla di allontanarsi…Appena avrò terminato le farò avere una mia foto con autografo, mi dica come si chiama ?! …” . “Mmmmmaria , signor Calindri!” , compita la donna , scusandosi con l’attore: “Son proprio una scempia , me lo dice sempre el mi marito! ; la mi scusi ancora per averla interrotta !…adesso vado via e la lascio lavorar in pace !…Però , prima le voglio dir un’ultima cosa : ma lo sa che lei l’è proprio un bell’uomo ? …un vero signore , come il personaggio del suo programma alla televisione : “Il signore delle 21!” .
“Attore dalla impeccabile dizione e dalla figura slanciata che gli conferisce una rilevante presenza sulla scena” . Con queste parole i critici esaltarono le doti dell’attore Ernesto Calindri . Nato a Certaldo (Firenze) il 5 febbraio del 1909 da una famiglia di attori , all’età di vent’anni abbandonò gli studi di ingegneria per intraprendere la carriera artistica . Esordito nella compagnia di Luigi Carini , grazie alla sua dizione perfetta e alla figura slanciata , ottenne il suo primo ruolo da protagonista nel 1937 ne “Il bugiardo” di Carlo Goldoni. Affermatosi come rivelazione del teatro italiano (accanto ad Antonio Gandusio , Sergio Tofano , Emma Gramatica , Laura Adani ed Evi Maltagliati ), nel 1939 sposò la collega Roberta Mari , da cui ebbe il figlio Gabriele. Ingaggiato dai registi cinematografici per impersonare ruoli da comprimario nelle pellicole dei “telefoni bianchi” , debuttò nel film di Duilio Coletti “La sposa del re” , cui seguirono film neorealisti(“I bambini ci guardano” di Vittorio De Sica) e commedie leggere(“La presidentessa”di Pietro Germi) .Tornato sulle tavole dei palcoscenici nel dopoguerra , fu mattatore della commedia borghese leggera. Fondatore di compagnie teatrali insieme con Tino Carraro e Vittorio Gassman , fra il 1945 e il 1950 recitò in drammi di Schiller , Achard e Cocteau , diretti da Luchino Visconti. Approdato sul piccolo schermo con spettacoli di prosa ( “La spada di Damocle”, diretto da Vittorio Cottafavi e “Sole d’autunno” di Giacomo Colli) , con sceneggiati (“Paura per Janet” , diretto da Daniele D’Anza) e con programmi d’intrattenimento(“Il signore delle 21”) , negli anni Sessanta divenne popolare presso il grande pubblico grazie all’interpretazione dell’intransigente “commissario Malvasia” nella pellicola di Camillo Mastrocinque “Totòtruffa62” e impersonando caroselli di note marche di cordiali. Nel ventennio Settanta-Ottanta, dedicatosi all’insegnamento della recitazione presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano, alternò alla docenza la rappresentazione delle opere di Feydeau , Pirandello e Ionesco. Artista instancabile , negli anni Novanta continuò a calcare le scene a dispetto dell’età avanzata (recitò infatti in “Casina” , commedia del repertorio classico attribuita a Tito Maccio Plauto e nel musical “Gigi” di Colette, esibendosi addirittura come cantante e ballerino. Morto nel sonno il 9 giugno del 1999 , presso l’Istituto dei Tumori di Milano, dov’era stato ricoverato per via di un malore accusato al termine di una cena con i suoi colleghi, fu omaggiato dal pubblico , dagli amici e dai familiari nel corso di una cerimonia tenutasi in piazza San Babila . Chi era Ernesto Calindri ? , un critico , all’indomani della scomparsa dell’attore , provò a rispondere a questa domanda scrivendo sulle pagine di un quotidiano : “Un fine teatrante dotato di garbo , leggerezza e ironia,che con piglio caparbio ha ripetuto fino alla fine della sua vita : “Sono democratico , ma se potessi obbligherei tutti ad andare a teatro , almeno una volta al mese!””.