“Esonerato dalla nazionale”: il passato da campione non lo ha salvato dalla ghigliottina | La sua testa è già caduta

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Niente da fare per lui. Dovrà dire addio alla nazionale. Non c’è nessuna speranza che le cose cambino

In Italia il calcio non è solo uno sport: è un linguaggio comune, una passione che attraversa generazioni, dialetti e regioni. È un rito collettivo, una delle poche esperienze capaci di far vibrare insieme milioni di persone.

Dallo stadio gremito di cori e bandiere alle famiglie riunite davanti alla televisione, ogni partita diventa un piccolo evento, un’occasione per condividere emozioni, sogni, paure e speranze.

Il calcio è il barometro dell’umore nazionale. Vince la squadra del cuore, e il lunedì sembra più leggero; perde, e tutto pesa di più. Ma quando scende in campo la Nazionale italiana, l’effetto si amplifica all’ennesima potenza: non ci sono più colori o rivalità, perché tutti si ritrovano sotto lo stesso tricolore.

L’inno, le maglie azzurre, la tensione che precede il fischio d’inizio: sono momenti che si imprimono nella memoria collettiva, simboli di unità in un Paese spesso diviso su tutto il resto.

Nazionale di calcio e tifo

Gli Europei e i Mondiali di calcio rappresentano l’apice di questa passione. Dai bar di provincia ai maxischermi nelle piazze, ogni competizione internazionale trasforma l’Italia in una comunità unica, dove anche chi solitamente non segue il pallone si lascia travolgere dall’entusiasmo. Le notti magiche del 2006 e del 2021, culminate nei trionfi azzurri, restano pagine di storia nazionale, istanti sospesi in cui il calcio è diventato poesia, appartenenza, identità.

Dietro quella maglia ci sono simboli, sacrifici, e un intero sistema che vive di emozione e appartenenza. L’Italia calcistica ha sempre avuto un rapporto viscerale con la sua Nazionale: i giocatori diventano eroi, i commissari tecnici figure quasi mitologiche, oggetto di discussioni infinite nei bar e nei salotti. Ogni scelta tattica è un tema di dibattito nazionale, ogni partita una prova collettiva di fede sportiva.

Negli ultimi anni, però, il calcio italiano ha imparato anche a guardarsi intorno e a riconoscere nuove realtà. Accanto agli Azzurri, sono cresciute e si sono affermate le squadre femminili, che finalmente godono dell’attenzione e del rispetto che meritano. Dopo decenni di invisibilità, le calciatrici italiane stanno riscrivendo le regole della narrazione sportiva.

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Saluta la nazionale

E mentre in Italia si parla di moduli, formazioni e speranze azzurre, dal mondo arriva una notizia che scuote l’ambiente sportivo internazionale: Patrick Kluivert non sarà più l’allenatore della nazionale indonesiana, ruolo che ricopriva da gennaio 2025.

Decisiva è stata la mancata qualificazione al prossimo Mondiale, un risultato che ha portato alla rottura tra il tecnico olandese e la federazione asiatica. In otto partite alla guida dell’Indonesia, Kluivert aveva raccolto 3 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte, risultati troppo altalenanti per proseguire il progetto tecnico. Una scelta che chiude un capitolo breve ma intenso, e che ricorda quanto il calcio, a ogni latitudine, resti uno sport spietato ma affascinante: capace di consacrare o travolgere, unire o dividere, proprio come accade, da sempre, sotto il cielo azzurro dell’Italia.