uro: quell’imbroglio che dura da venti anni

La moneta unica è stata lanciata il primo gennaio 1999: inizialmente solo per le transazioni contabili e finanziarie e tre anni più tardi anche con banconote e monete di uso comune. All’alba del 1999 l’euro diventa la valuta ufficiale per 291 milioni di persone in 11 Paesi: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Oggi l’Eurozona comprende 19 Stati.
La moneta unica doveva essere la salvezza dell’Europa, ma dopo venti anni si riconosce il flop e l’errore di averla creata senza un serio progetto politico. Il nostro Paese ha visto il potere d’acquisto cadere drasticamente in questi vent’anni. Abbiamo perso il 3,8% dal 1999 a oggi, secondo un’indagine del Sole 24 Ore del lunedì. Ma tutti dicono che le ragioni sarebbero legate a fattori tutti interni: dalla bassa crescita al calo della produttività alla crisi della politica industriale, che vanno ad aggiungersi a una politica fiscale restrittiva che ha aggravato la recessione.
Tutte le analisi vanno bene, ma l’unica reale è quella legata all’euro, che dalla sua venuta, ha portato via una buona parte della ricchezza italiana. Un fattore da non sottovalutare, poiché un insieme di cause legati proprio alla moneta unica hanno generato l’evidente crisi economica. Quel pizzico di benessere che aveva il bel paese prima dell’euro si è andato piano piano assottigliando fino a trascinare il paese nella situazione attuale.
Oltretutto le politiche europee sono tutte sbagliate e inefficaci, tanto che oggi prevale quel forte scetticismo nei confronti di una UE che non è in grado di guardare con attenzione alle esigenze dei cittadini, ma guarda solo al debito pubblico costringendo i paesi membri a politiche di austerità che hanno reso poveri una buona parte dei cittadini europei. Sono passati venti anni, e quel benessere paventato e sbandierato con la venuta dell’euro, non c’è mai stato, anzi, tutto è peggiorato.