Categories: Cronaca

urostat: Italia sempre più povera

ROMA- E questa volta non è un economista a dare i numeri sull’Italia, ma è L’Eurostat, che smentisce nettamente i proclami del premier Matteo Renzi e il suo governo: l’Italia è sempre più povera, Tra il 2008 ed il 2014 la ricchezza individuale degli italiani si è ridotta di oltre mille euro: da 27.600 a 26.500 euro all’anno.
Questa è realtà dei fatti in paese dove i numeri va spesso in contraddizione tra loro, ma chi tocca con mano le realtà sa per certo che l’ottimismo del sig. Renzi è campato in aria. Secondo eurostat la media del Pil pro capite europeo è salito di 1.500 euro: da 26 mila a 27.500 euro all’anno. Quella italiana è diminuita del 4%, quella media europea è salita del 5,7 per cento. L’istituto europeo di statistica fissa la media Ue a quota 100. Nel periodo preso in esame, la posizione dell’Italia è scesa da quota 105 (del 2008) a quota 96 (del 2014). Quindi al di sotto della media dei 28.
Sono le regioni a dare i dati negativi della situazione italiana, e come spesso abbiamo scritto dalle colonne di questo giornale, il sud è in piena agonia. Il Lazio segna una perdita secca di 16 punti (da 130 a 114), seguito dalla Liguria con 14 punti (da 118 a 104), Piemonte (da 113 a 100), Lombardia (da 138 a 126), Friuli Venezia Giulia (da 112 a 101), Emilia Romagna (da 127 a 117) e Marche (da 102 a 92).
La Campania crollata da 70 a 61, le più povere del Mezzogiorno in fondo hanno resistito meglio alla crisi sul fronte del potere di acquisto, forse perché erano già abbondantemente in crisi, ma sono scese a livelli drammaticamente inferiori alla media europea: la Calabria è passata da quota 65 a 59, la Sicilia da 69 a 62, la Puglia da 66 a 63, la Basilicata da 75 a 69, la Sardegna da 78 a 72, il Molise da 81 a 75. Il Mezzogiorno, quindi, soffre ancora: anche se va detto che nel 2014 il pil nazionale era ancora negativo, mentre nel 2015 è tornato lievemente positivo.
Solo le facoltose Provincia autonoma di Bolzano, che segna un +6,4% (+2.400 euro a 39.900) e Valle d’Aosta, con un +3,4% (+1.200 euro a 36.700), mantengono alto il nome dell’Italia, per il resto è soltanto crisi più crisi.

Redazione

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