Lun. Giu 5th, 2023

Autunno 2020. Roma. Centro storico,Via Largo di Torre Argentina. All’interno del Teatro Argentina, uno dei principali della Capitale, a pochi passi dall’area archeologica con le rovine di quattro templi di età repubblicana, l’attore e regista Fabrizio Gifuni parla a una platea parzialmente riempita di colleghi, in occasione di un’assemblea convocata per discutere della necessità di una riforma dello Spettacolo, alla luce della crisi del settore scaturita dalle chiusure legate alla pandemia di Covid19 e, all’indomani dell’approvazione del nuovo Dpcm che dispone per un mese la sospensione delle attività nelle sale teatrali, nelle sale da concerto, nelle sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto.

“Innanzitutto, buongiorno a tutti e grazie per essere venuti qui!…”, prende la parola l’attore, raggiunto il centro del palcoscenico, “Vedo, tra voi, molti visi nuovi e, soprattutto, molti giovani…questo, mi fa piacere, vuol dire che siete consapevoli dell’importanza di difendere i  vostri, i nostri, diritti!…Non c’è bisogno che vi spighi quello che , in questo anno e mezzo, è successo al nostro settore per via della pandemia e delle restrizioni anticontagio, anche se, a voler essere sinceri , la precarietà e la crisi, dovuta alle trasformazioni della tecnologia, c’erano anche prima…solo che adesso la situazione è nettamente peggiorata!…E’ per questo, che , insieme con 600 soci, tantissimi  lavoratori del mondo dell’Arte e tanta gente comune , che durante l’anno frequenta i cinema e i teatri, abbiamo dato vita a U.N.I.T.A (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivi)… Non vi nascondo l’amarezza per il nuovo Dpcm varato dal Governo , che dispone per un mese la chiusura dei teatri e dei luoghi dello spettacolo sia al chiuso che all’aperto, perché non l’ho compreso!… Non si poteva non immaginare che un provvedimento così forte , su un settore già in enorme sofferenza, non provocasse reazioni… Nessuna delle tantissime persone che si sono espresse su questo tema ha mai sottovalutato un problema sanitario con cui tutto il mondo sta facendo i conti da quasi un anno, non scherziamo!…Sappiamo quanto la situazione sia estremamente complessa e ci interroghiamo ogni giorno sull’incertezza e la fragilità della condizione umana in questo momento storico, sia in termini di salute, sia in termini economici, sia in termini, vorrei dire, psichici. La chiusura di Cinema e Teatri,  stabilita nel Dpcm  del 24 ottobre, fa sì che l’Italia diventi il primo Paese Europeo a non garantire ai suoi cittadini che l’industria della Cultura e dello Spettacolo continui a produrre per loro; altresì non esistono piani di tutele e ristori, equamente ripartiti fra lavoratori e imprese per un comparto bloccato… I Teatri potrebbero restare aperti con capienza al 75%, con distanziamento sociale, con orari anticipati a prima del coprifuoco e con  fondi di ristoro governativi per i mancati guadagni del settore ,sofferti soprattutto da parte degli interpreti, ma nessun ragionamento in tal senso è stato fatto,  si è preferito invece  procedere con la chiusura in blocco del settore e sapete perché?, ve lo dico io…perché in Italia, le attività legate allo Spettacolo sono  date per scontate, inquadrate nel tempo libero, nei “beni superflui”, ma per chi le realizza è lavoro e  fonte di sussistenza e per chi ne fruisce, ovvero il pubblico, che ha bisogno di emozionarsi, riflettere, sorridere, piangere e arrabbiarsi perfino,è un bene “essenziale” , “irrinunciabile”!…Per non parlare di ciò che sta accadendo a moltissime attrici e a moltissimi attori meno conosciuti, ma di uguale talento: in questo anno, sono stati costretti a cambiare lavoro e  questo perché la gran parte delle sale teatrali e cinematografiche hanno già chiuso e molte altre potrebbero chiudere nelle prossime settimane…Noi di U.N.I.T.A , abbiamo cercato di spiegarlo in tutti i modi : i teatri e i cinema sono luoghi sicuri, gestiti e frequentati da cittadini responsabili , non sono esercizi commerciali che possono riaprire dall’oggi al domani…Non c’è persona del nostro settore che non abbia compreso la delicatezza e la drammaticità di questa situazione …Tuttavia, guardando alle disposizioni prese, non resta che constatare che la Cultura, al di là delle belle parole, continua ad essere considerata nel nostro Paese un bene accessorio e  questo è un pensiero nefasto che continua a produrre un danno incalcolabile per le future generazioni!…Sapete , invece, quale dovrebbe essere il giusto approccio nei confronti della Cultura, delle Arti e dello Spettacolo?…Lo ha spiegato bene ,con una sola frase, lo scrittore, poeta , drammaturgo e filosofo  romantico Johann Wolfgang von Goethe, che scrisse: “Bisognerebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole!…”.

“Un attore che ha dato luogo a un originale percorso culturale e creativo contrassegnato da una precisa urgenza espressiva. Una ricerca complessivamente caratterizzata da un ostinato studio dei testi, dalla curiosità verso nuove forme di drammaturgia teatrale e dalla dedizione verso una dimensione performativa totale”. Questa, la motivazione con cui l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha conferito all’attore e  regista Fabrizio Gifuni , nel maggio del 2018, la Laurea honoris causa in Letteratura Italiana, Filologia Moderna e Linguistica.

Nato a Roma, il 16 luglio 1966, da genitori di origini pugliesi e siciliane, è figlio di Gaetano Gifuni, Segretario generale della Presidenza della Repubblica nei settennati di Oscar Luigi Scalfaro e di Carlo Azeglio Ciampi.

Attratto dalla recitazione e dal Teatro, superate le selezioni, entra all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, dove si diploma attore sul finire degli anni Ottanta, per poi esordire in palcoscenico nel 1993 con “Elettra” di Euripide, tragedia diretta dal regista Massimo Castri, cui seguono “Macbeth” di William Skakespeare , opera diretta da  Giancarlo Sepe  e “Le avventure della villeggiatura” adattamento della commedia di Carlo Goldoni, realizzato dallo stesso Castri.

Entrato nella compagnia greca di Teodoros Terzopoulos, nel 1995, è tra i protagonisti dell’”Antigone di Sofocle, spettacolo diretto proprio da Terzopoulos,  dopo il quale si avvicina al Cinema, recitando fino al 2000 nelle pellicole: “Giovanni Falcone” di Giuseppe Ferrara, “La bruttina stagionata” di Anna Di Francisca, “Vite in sospeso” di Marco Turco, “Così ridevano” di Gianni Amelio, “La carbonara” di Luigi Magna, “Un amore” e “Qui non è il paradiso” , entrambe di Gianluca Maria Tavarelli e “L’amore probabilmente” di Giuseppe Bertolucci.

Ma la vera svolta, avviene solo con il film “Il partigiano Johnny” di Guido Chiesa, tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, grazie a cui conquista l’attenzione del pubblico e  gira “L’inverno” di Nina Di Majo , “Il sole negli occhi” di Andrea Porporati, che gli vale due Globi d’Oro come “miglior attore” e il thriller hollywoodiano di Ridley Scott, “Hannibal”.

Esordito anche nella serialità televisiva con “Le cinque giornate di Milano” di Carlo Lizzani e con  “De Gasperi,l’uomo della speranza” di Liliana Cavani, in onda su Rai Uno, prosegue la sua carriera nel Cinema, interpretando, fra il 2001 e il 2011, le pellicole:“La meglio gioventù”, di Marco Tullio Giordana, (premiata con il Certain Regard al Festival di Cannes), con cui riceve il Nastro d’Argento come miglior attore, “Musikanten” di Franco Battiato, “La ragazza del lago”di Andrea Molaioli,Il dolce e l’amaro” di Andrea Porporati, “Signorina Effe” di Wilma Labate, “Galantuomini” di Edoardo Winspeare, “L’uomo nero” di Sergio Rubini, “Io sono con te” di Guido Chiesa e “La kryptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo.

Tornato in scena con le piéce: “Pia?” di Marguerite Yourcenar, diretta da Valter Malosti, “’Na specie de cadavere lunghissimo” , su testi di Pierpaolo Pasolini e Giorgio Somalvico, con la regia di Giuseppe Bertolucci, “I kiss your hands-catalogo semiserio delle lettere di Mozart”, “Attilio Bertolucci e Pier Paolo Pasolini , un’amicizia in versi”, tratta da scritti di Bertolucci e Pasolini, “Il Piccolo Principe in concerto”, desunta dall’omonima opera letteraria di Antoine de Saint-Exupéry e “Non fate troppi pettegolezzi (omaggio a Cesare Pavese),  tutte da lui stesso dirette, alcune in collaborazione con l’attrice e regista Sonia Borgamasco, (conosciuta  sul set de “La meglio gioventù” , sposata nel 2000 e madre delle sue due figlie), non trascura le serie televisive: infatti, gira per la Rai,Paolo VI-Il Papa nella tempesta” di Fabrizio Costa e “C’era una volta la città dei matti…” di Marco Turco, in cui interpreta, rispettivamente, il pontefice della “Populorum progressio” e  lo psichiatra Franco Basaglia.

Nel 2012, diretto nuovamente da Marco Tullio Giordana, è nel cast del film “Romanzo di una strage”, cui seguono: “La leggenda di Kaspar Hauser” di Davide Manuli, “Il capitale umano” di Paolo Virzì, per il quale ottiene i riconoscimenti: David di Donatello, Nastro d’Argento e Premio Vittorio Gassmann al Bari Film Festival, “Noi4”, seconda commedia di Francesco Bruni, con cui si aggiudica il premio per la miglior interpretazione maschile al Festival di Annecy e “Fai bei sogni” di Marco Bellocchio, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico del giornalista,scrittore e conduttore Massimo Gramellini.

Affermatosi come attore cinematografico e  di fiction, negli stessi anni, non rinuncia a ruoli intensi e drammatici in rivisitazioni teatrali di opere del repertorio classico e contemporaneo, quali: “Lo straniero” di Albert Camus, diretta da Roberto Lena,“Lehman Trilogy” di Stefano Massini, con la regia di Luca Ronconi, “Ragazzi di vita”, piéce tratta dall’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini , “Il dio di Roserio” di Alfredo Testori, “Un certo Julio” di Julio Cortàzar e Roberto Bolano e “Concerto per Amleto”, tutte a cura  dello stesso Gifuni,

Nel 2018, interpretato il ruolo del giornalista antimafia, ucciso da Cosa nostra, Pippo Fava, nella serie Tv Rai “Prima che la notte”di Daniele Vicari e , insignito della Laurea honoris causa in Letteratura italiana, Filologia Moderna e Linguistica dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, gira le pellicole : “Dove non ho mai abitato”di Paolo Franchi e “Aspromonte-La terra degli ultimi” di Mimmo Calopresti.

Di recente, in giro per i teatri d’Italia con la piéce “Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro”, ha raccolto largo consenso   al cinema, con i film: “La belva” di Ludovico Di Martino ,“La scuola cattolica” di Stefano Mordini e con “Lei mi pala ancora” di Pupi Avati, tratto dal romanzo omonimo “Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista” di Giuseppe Sgarbi.

Promotore di reading dedicati a scrittori e poeti della Letteratura , tra cui Italo Calvino e Giorgio Caproni, e interprete di audiolibri, alcuni registrati per la trasmissione radiofonica di Rai Radio3, “Ad alta voce”, come “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, sta per tornare sul piccolo schermo con la serie Tv “Esterno notte” di Marco Bellocchio, incentrata sulla tragica vicenda del rapimento e dell’uccisione dell’Onorevole DC,  Aldo Moro , da parte dei brigatisti rossi.

Insegnante di recitazione presso la Scuola d’Arte cinematografica Gian Maria Volonté, del suo rapporto con i giovani attori, ha detto: “E’ bello lavorare sul set con attori giovanissimi. I ventenni di oggi, li vedo pragmatici, diretti, concreti, non mi pare si preoccupino troppo dei maestri, bruciano le tappe. Vogliono confrontarsi , lo faccio volentieri. Non mi piace mai generalizzare, ma noi siamo veramente una generazione di mezzo che ha vissuto nell’ammirazione e nel timore reverenziale verso i padri, i maestri che hanno fatto la guerra , costruito la democrazia. Noi non abbiamo avuto il vento  a favore, ma nemmeno contro, abbiamo vissuto mezzo secolo senza guerre almeno in Europa. I nostri figli fanno i conti con la pandemia, con  questa guerra diffusa che crea inquietudine. Non credo che noi lasceremo un segno profondo”.