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antasmi della disperazione in una provincia di Caserta dimenticata

CASERTA – Quante storie di disperazione potrei raccontare, tante, ma ogni volta mi fermo perché sento un groppo alla gola che ti stringe forte e ti toglie il respiro non appena ne ascolti una nuova. Tutti bravi a raccontare la camorra, le sue gesta, il suo potere, ma nessuno racconta la disperazione che vivono migliaia e migliaia di persone che lottano contro il vero mostro della provincia di Caserta: la mancanza eterna di lavoro. Parlare di queste persone non rende visibilità. La camorra sì. Da notorietà, perché usare la camorra è la sicurezza che la notorietà giunge in tempi brevi.
Parlare di soggetti affamati di lavoro, disperati dentro perché non hanno nemmeno da mangiare, e non sono stranieri, sono italianissimi, non porta da nessuna parte. Così rimangono abbandonati a se stessi avvolti nella loro continua disperazione umana. Sono fantasmi della disperazione che per dignità non piangono in pubblico, ma si chiudono nel silenzio ingoiando quotidianamente l’amarezza di non sapere cosa fare. Fantasmi di tutte le età, che vivono ai margini di una società ipocrita e priva di azioni nei confronti di chi ne ha bisogno.
Nicola Fabozzo, aveva solo 52 anni, viveva ai margini della società nel comune di Aversa. Era ammalato, quasi gli spettava la pensione o perlomeno un’assistenza che gli garantisse di sopravvivere dignitosamente. Invece viveva in una roulotte, è stato colto da un malore improvviso ed è morto. Aveva perso il lavoro e la famiglia. Ha sempre chiesto aiuto, ma nessuno lo ha ascoltato. Forse non era un immigrato e ai radical chic di sinistra non interessava. Lui era italiano, e da italiano è stato dimenticato.
Quella di Nicola è solo l’ultima storia di disperazione umana che esiste nella provincia di Caserta. Tutto sembra normale e procedere nella totale tranquillità. Ma non è così. È apparente tranquillità, perché c’è la dignità che ogni cittadino casertano tiene dentro e mantiene per non essere giudicato da mistificatori senza coscienza.
Ci troviamo nella provincia ultima per qualità della vita; in una provincia dove c’è la peggiore classe politica mondiale; una provincia sommersa da rifiuti tossici che stanno distruggendo l’esistenza di tanti cittadini; siamo nella provincia dove i rifiuti sono sempre al centro dell’attenzione mediatica e servono per nascondere storie come quella appena raccontata; siamo nella provincia dove i residenti sono i primi menefreghisti e si lasciano trascinare dalle lusinghe di chi continua a prenderli in giro.
La storia di Nicola è l’esempio di come la politica in questa terra è assente, e i cittadini sono complici di questa politica, perché il loro silenzio ammazza più di tutte le nefandezze prodotte da chi governa.

Redazione

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