ase 2, per primi edili e industrie, restrizioni per i giovani

Il governo sta studiando la fase due, come la stanno affrontando anche le regioni. Non sarà una ripartenza indolore, perché ci saranno una serie di regole e restrizioni che continueranno per evitare il riprendere del contagio.

ase 2, per primi edili e industrie, restrizioni per i giovani

Il governo sta studiando la fase due, come la stanno affrontando anche le regioni. Non sarà una ripartenza indolore, perché ci saranno una serie di regole e restrizioni che continueranno per evitare il riprendere del contagio. Le regioni che preoccupano di più sono Piemonte, Lombardia e Veneto, che sono il centro del contagio da covid-19, ed hanno una curva che scende troppo lentamente.
A partire per primi dovrebbero essere i settori industriale e edile, forse già verso il 20 di aprile. L’imperativo per la fase due sarà convivere con il virus. L’ipotesi più probabile è un provvedimento ministeriale, tra Sviluppo e Tesoro. Come riporta il Corriere della Sera, se ne dovrebbe parlare lunedì al consiglio dei ministri, convocato per discutere di leggi regionali, dello scostamento di bilancio per finanziare il «decreto Aprile» e del rinvio delle elezioni amministrative. Proprio nel consiglio dei ministri di lunedì potrebbero essere sbloccati i cantieri per la costruzione di edifici e altre attività che hanno un codice di rischio basso o medio-basso secondo le tabelle Inail. I settori sotto osservazione sono il tessile, la moda, la fabbricazione di autoveicoli, mobili e articoli in pelle. A rischio basso e quindi sulla via della riapertura anche l’industria del tabacco, l’estrazione di minerali metalliferi, le cave e le miniere.
Le aziende che riaprono, così come i negozi, dovranno seguire un protocollo molto stretto che riguarda sia la pulizia (due volte al giorno) sia i dispositivi. Oltre a dispenser per il disinfettante, le mascherine e i guanti, gli ingressi limitati e il distanziamento di almeno un metro, almeno fino a quando l’indice di contagio R0 non sia prossimo allo zero. Ma dovranno avere sempre un medico di riferimento: per le aziende più grandi dovrà essere interno, gli altri dovranno fare riferimento alle Asl e per questo il ministero della Salute sta già predisponendo alcune linee guida. I dottori dovranno infatti effettuare la valutazione di rischio di ogni lavoratore ed essere a disposizione di dipendenti e società in caso di necessità. Oltre ai dispositivi obbligatori, tutti dovranno avere un medico di riferimento che monitori in maniera costante i dipendenti. Per chi manifesterà i sintomi da Covid dovrà infatti scattare il protocollo della messa in quarantena e l’effettuazione del tampone. Lo stesso medico dovrà poi compilare le certificazioni dei dipendenti che riprendono l’attività.
Per i giovani al ripartenza non sarà del tutto facile, così anche per gli anziani ultra settantenni che presentano patologie che vanno curate. La limitazione per chi ha oltre 70 anni scatterà in caso di patologie e rientrerà in un piano più ampio soprattutto per chi ha bisogno di essere assistito, per i giovani ci saranno — almeno nella prima fase — divieti stringenti. Non sarà possibile stazionare all’aperto e al chiuso in più di due, massimo tre e sempre tenendo la distanza di sicurezza. “I ragazzi sono i più restii ad indossare le mascherine, ma è evidente che in alcune circostanze dovremo renderle obbligatorie, altrimenti per loro sarà impossibile uscire visto che molti sono asintomatici e quindi possono veicolare il virus», avverte il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. Anche di questo si parlerà lunedì e ci sarà da discutere, viste le diverse scuole di pensiero che dividono il governo. Il timore di una fase due di contagi preoccupa un po’ tutti, quindi si sta cercando di evitare il pericolo, adoperando misure che possano garantire una sicurezza maggiore in una fase dove la libertà potrebbe arrecare danni di sottovalutazione.