Categories: Cronaca

I femminicidi non si combattono dando numeri, questa tragedia si ferma insegnando l’amore

ROMA- Mi sono stancato di andare in parate contro la violenza sulle donne. Parate dove si illustrano dati e numeri di una tragedia infinita. Finora queste parate non hanno sortito nulla. L’unico dato positivo, seppur minimo, è la diminuzione dei femminicidi. Bari, Caserta, Siena, Roma, sono le città interessate nelle ultime 24 ore da femminicidi. Al centro delle tragedie c’è sempre un uomo che ha vissuto con una donna, amandola, a suo dire, ma poi le ha tolto la vita.
Tutti gridano per fermare questa piaga sociale, a partire dalle istituzioni, ma gli strumenti messi in campo sono sempre gli stessi. Strumenti che a me non piacciono, perché se fossero stati efficaci, io in questo momento non starei qui a scrivere questo servizio, ma forse al mare a godermi il sole, come ci sarebbero anche quelle donne che non ci sono più.
Cos’è successo nel rapporto di coppia che ha distrutto tutto? Questa domanda nessuno se la pone, hanno solo voglia di esaltare i numeri dei tanti omicidi. Ma non sono di sicuro questi numeri a sensibilizzare le persone. I centri antiviolenza sono un’ottima cosa, ma non bastano per fermare gli omicidi. Ci vogliono centri di ascolto che danno la possibilità sia alle donne sia agli uomini di dare sfogo a momenti di disagio che subentrano all’interno del rapporto di coppia. Il dramma di questi femminicidi o violenze è la fine del dialogo. In alcuni casi non c’è mai stato, in altri si è interrotto bruscamente e mai più ripreso. Siamo dinanzi ad una tragedia che deriva dal costante disinteresse dei valori che uniscono due persone. Al centro di tutto c’è la mancanza di rispetto che è il pilastro dell’amore.
Massimo rispetto per i centri antiviolenza, dove ci sono validi professionisti che aiutano le donne a uscire fuori dall’incubo e le accompagnano in tutti i percorsi per porre fine a rapporti violenti. Fin qui ci siamo, ma credo che hanno un limite che non porta alla fine della tragedia. Per porre fine a tutto quello che sta succedendo c’è un’unica strada: insegnare l’amore vero, che non è altro il rispetto. Secondo un mio punto di vista chi brucia un bosco non ha rispetto per la natura, ed è uguale a chi uccide una persona. Quindi bisogna ripristinare il sentimento verso la vita, e tutto quello che abbiamo per viverla. Per farlo c’è una sola strada, entrare nelle scuole e suggerire percorsi di vita che siano fondati sul rispetto per tutto ciò che ci serve per vivere. Nello stesso momento bisogna dare l’opportunità alle persone, anche di vecchia generazione, di avere in mano uno strumento che dia sfogo alla rabbia che si accumula in momenti di crisi all’interno della coppia. Quella rabbia è frutto di problematiche di diversa natura quotidiana, che portano la coppia a non avere la forza di reazione per superarle. Questa fase delicata, accompagnata da un’assenza di dialogo, crea quel mix capace di generare attriti. Attriti che se c’è una forte base di dialogo si superano, se non c’è, offuscano il sentimento e nello stesso momento crea quella macchina di odio che può degenerare in atti violenti e sconsiderati come l’omicidio. L’amore può anche finire, ma se c’è un rapporto basato sul dialogo sin dall’inizio, anche la fine di un amore non genera odio. Insegniamo questo ai giovani e anche a chi giovane non è, e credo che in giro di pochi anni avremo meno donne vittime, come avremo anche un massimo rispetto per tutto quello che ci circonda, perché l’amore non è un sentimento solo tra due persone, ma è una passione piena per tutto ciò che ci appartiene.

Redazione

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