Primavera 1983. Milano. Nella sede di una nota casa discografica, il cantautore Francesco Guccini, attende l’arrivo del produttore e del direttore artistico per sottoporre loro le canzoni del nuovo disco. “Ah, buongiorno!…Eccola… puntuale come un orologio svizzero, il nostro Guccini!…Ero sicuro che l’avrei trovata qui!…Be’, invece,io sono in ritardo : deve scusarmi,ma la mia auto ha pensato bene di lascirami a piedi questa mattina…”, si schermisce il produttore. “Oh, ma non importa, si figuri!…Pensi che la mia automobile ormai ha l’abitudine di fermarsi sempre nello stesso tratto di autostrada ogni volta che esco fuori da Bologna…”, racconta il cantautore, impaziente e ansioso di far ascoltare i suoi brani. “Be’, ma allora, cosa aspettiamo qui?…vogliamo ascoltare le sue canzoni?…”, lo esorta il produttore, che, terminato il primo brano, guarda il cantautore perplesso. “Ah, sì, bella canzone, non c’è dubbio!…ma non so se è adatta!…”, dà il suo giudizio il produttore, cui Guccini replica: “Scusi, ma adatta a cosa?…una canzone non deve essere adatta: o è bella o è brutta!…”. “No, ma lei ha ragione, la canzone, indubbiamente, è bella!…il tema del viaggio, del disagio…però, forse, non è molto in linea con i tempi…I giovani, oggi, vogliono ballare, divertirsi…c’è la Disco Music, ci sono gli “Abba”…La riflessione, l’impegno, il “cantautore politico”, non sono più di moda…sono tutti concetti superati, da lasciare indietro, nel decennio scorso…”, spiega il produttore. “Ma guardi che io non canto questo o quel partito!…”, contesta il cantautore, continunado: “io canto la condizione umana e fare politca non vuol dire altro che occuparsi degli uomini, dei loro bisogni…Nella canzone che ha appena ascoltato, ad esempio, descrivo la solitudine di uomo che, immerso tra sogno e mistero, irreale e verosimile,incontra l’amore in un Autogrill, sfiorandolo soltanto…e secondo lei io dovrei rinunciare a questo per far saltellare le persone?…con quale credibilità, poi?…Chi mi ascolta, chi ascolta la mia musica, sa che non sono capace di bluffare…io racconto storie particolari perché diventino universali…invito al dubbio, ad osservare la realtà non da un unico punto di vista, non sempre dallo stesso, ma da molteplici, ricorrendo all’ironia e all’autoironia…A me, non interessano le affermazioni, le certezze granitiche, ma i dubbi, ciò che può essere interpretato in modo sempre nuovo e diverso…Se questo per lei è far politica o essere impegnato, allora , sì, lo ammetto: sono un cantautore politico, ma solo perché cerco l’uomo!…”.
“La musica di oggi? Ho ottantuno anni e non capisco niente, ma è anche vero che non ascolto musica se non per caso. Quando sono in macchina con mia moglie, lei mette la radio , ma io le chiedo di spegnere. E comunque il problema è che non sembrano canzoni belle o brutte , mi sembrano inutili. Ogni tanto mi viene da pensare a vecchissime canzoni come “Signorinella”, “Vecchia America”, c’erano storie, parole messe bene insieme. La realtà pullula di giovani cantautori, ma non arrivano a nessuno”. Così, il cantautore, scrittore e attore Francesco Guccini, in un’intervista rilasciata qualche settimana fa a La Repubblica, a proposito del panorama musicale odierno. Nato a Modena il 14 giugno 1940, quattro giorni dopo l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, da Ferruccio Guccini, impiegato delle Poste, originario di Pàvana, e da Ester Prandi,casalinga di Carpi, cresce con la madre e con i nonni paterni sulle montegne dell’Appennino, mentre il padre, chiamato alle armi, viene imprigionato in un campo di concentramento tedesco, nei pressi di Amburgo. Frequentato l’Istituto Magistrale negli anni Cinquanta, nel 1957 inizia a suonare la chitarra e a scrivere canzoni, influenzato dalla diffusione del Rock’n’roll in Italia. Decisosi a intraprendere gli studi universitari, fra il 1958 e il 1959 si iscrive al Magistero ad indirizzo Lingue e Letterature Straniere. Quindi, diventato istruttore presso un collegio di Pesaro, nel dicembre dello stesso anno, viene licenziato per incompatibilità con il ruolo richiestogli dalla direzione, esperienza cui segue quella di giornalista presso la Gazzetta di Modena, giornale che abbandona ben presto per entrare in diverse orchestre da balera. Nel 1961, trasferitosi con la famiglia a Bologna, approda ne “I Marinos“, diventati “I Gatti”, per poi interrompere la collaborazione, causa servizio militare. Ripresi gli studi presso il Magistero, rinuncia a far parte del gruppo “Equipe 84“, per insegnare Lingua Italiana presso la sede bolognese dell’Università americana “Dickinson Collage“, attività che svolgerà fino al 1985, alternando alla docenza la collaborazione con l’agenzia pubblicitaria dell’amico Guido De Maria, per la quale scrive, insieme con il disegnatore di fumetti Franco Bonvicini, le sceneggiature di alcuni spot e i primi quattro episodi delle “Storie dello spazio profondo”. Tuttavia, la svolta nella musica arriva soltanto nel 1966, quando scrive i testi di alcune canzoni per l’Equipe 84 (“L’Antisociale”, “Auschwitz”, “E’ dall’amore che nasce l’uomo”) e per I Nomadi (“Noi non ci saremo“, “Dio è morto”, “Per fare un uomo“) e per Caterina Caselli, esordendo l’anno successivo come cantautore, con il disco “Folk Beat n°1″, firmato con il nome di “Francesco” e contenente i brani: “Noi non ci saremo“, “Auschwitz”, “La canzone del bambino nel vento“, “Statale17“, “Il Sociale e l’Antisociale” e “Canzone per un’amica (In morte di S.F.)”. Nel 1970, pubblica i dischi: “Due anni dopo“, incentrato sui temi del tempo che passa e della vita quotidiana borghese, e “L’isola non trovata”, realizzato in collaborazione con il pianista Vince Tempera, il batterista Ellade Bandini e il bassista Ares Tavolazzi. Raccolto un largo consenso con l’album “Radici”, dedicato all’eterna ricerca delle radici, emblema della continuità della vita e, contenente le canzoni: “Piccola città”, “Incontro”, “Canzone dei dodici mesi”, “Canzone della bambina portoghese”, “Il vecchio e il bambino”, “Locomotiva”, pubblicai dischi: “Opera buffa“, registrato all’Osteria delle Dame, e pieni di scherzi musicali e “Stanze di vita quotidiana“, in cui ritorna alla riflessione e all’intimismo. Affermatosi presso un pubblico più vasto con l’album “Via Paolo Fabbri 43“, in cui spiccano i brani: “L’avvelenata“, in cui risponde alle contestazioni subite da altri cantautori e dalla critica per l’album “Stanze di vita quotidiana”, “Piccola storia ignobile“, in cui racconta il dramma dell’aborto e “Via Paolo Fabbri 43” , blues che rievoca le notti e le atmosfere bolognesi. Nel 1978, invece, dà alle stampe “Amerigo“, contenente la sua canzone più famosa: “Eskimo”, fine di un amore sullo sfondo politico-culturale degli anni Settanta, e per registrare il quale collabora con il chitarrista Juan Carlos “Flaco” Biondini. Chiuso il decennio con “Album Concerto”, disco registrato dal vivo a cui partecipa Renzo Fantini , destinato a diventare produttore e coordinatore artistico del cantautore, inaugura gli anni Ottanta con l’album “Metropolis“, dedicato alle città di Bisanzio, Venezia, Bologna e Milano. Nel 1983, inciso il disco “Guccini“, contenente il brano “Autogrill”, racconto di un amore solo immaginato, realizza il live “Fra la via Emilia e il West” con la collaborazione del sassofonista Antonio Marangolo. Registrato l’album “Signora Bovary“, in cui ogni canzone ritrae persone legate alla sua vita, nel 1987 vince la Targa Tenco con il brano “Scirocco” e inizia a scrivere canzoni per il disco “Quasi come Dumas“, raccolta dei brani più popolari, cui aggiunge l’inedito “Ti ricordi quei giorni“, iniziando il sodalizio con il polistrumentista Roberto Manuzzi. Esordito come scrittore con il romanzo “Cròniche epafàniche“, pubblica il dodicesimo album: “Quello che non…”, contenente le canzoni: “Le ragazze della notte“, “Canzone per anno”, “Cencio” e “Canzone delle domande consuete“, incentrate sulla dissoluzione di un amore,ma anche di ideali sociali e politici, grazie al quale ottiene la seconda Targa Tenco. Nel 1993, dato alle stampe il disco “Parnassius Guccini“, contenente i brani: “Samantha“, rievocazione di un amore adolescenziale, “Canzone per Silvia”, “Nostra Signora dell’Ipocrisia“, in cui critica la Televisione come medium manipolatore delle coscienze, e “Farewell”, ballata dell’amore perduto, pubblica il secondo romanzo: “Vacca d’un cane“. Inanellato un altro successo con “D’amore di morte e di altre sciocchezze“, le cui canzoni emblematiche sono: “Vorrei” e “Cirano“, inizia la collaborazione letteraria con Loriano Macchiavelli, con cui scriverà ben otto romanzi. Sulla scena musicale anche nel nuovo Millennio, incide il disco “Stagioni“, in cui spunti biografici ( “E un giorno“, lettera alla figlia, Teresa, avuta con la prima moglie Roberta Baccilieri) si fondono con la critica alla società contemporanea (“Addio”), e compone a quattro mani con l’esordiente Luciano Ligabue la canzone “Ho ancora la forza“. Pubblicate fra il 2005 e il 2010 una serie di raccolte celebrative di quarant’anni di carriera,nel 2012, risposatosi con Raffaella Zuccari, torna in sala di registrazione per registrare l’album “L’Ultima Thule”, con i brani: “Canzone di notte n.4“, “L’ultima volta”, “Il testamento di un pagliaccio”. Ospite dei cantautori Samuele Bersani e Pacifico, nel 2015 incide con loro la canzone “Le storie che non conosci“e , in seguito, pubblica una serie di raccolte, tra cui spicca “L’osteria delle dame”, che prende il nome dallo storico locale di Bologna di cui è co-fondatore con il frate domenicano Padre Michele Casali. Scritto il monologo “Migranti“, affidato alla voce di Enzo Iacchetti e alla musica di Juan Carlos Flaco Biondini, nell’estate 2018 , incide per Morgan, alcuni versi del brano “Cantautore” e per Roberto Vecchioni una strofa della canzone “Ti insegnerò a volare“, dedicata al campione paralimpico Alex Zanardi. Arrivato tra i cinque finalisti del Premio letterario Campiello con il romanzo “Tralummescuro” e, registrato “Note di viaggio- Capitolo 1: venite avanti!…”, nell’agosto del 2020 partecipa insieme con altri artisti all’incisione di “Créuza de ma per Zéna”, nuova versione del brano di Fabrizio De André, eseguito in occasione dell’inaugurazione del nuovo ponte di Genova, costruito dopo il crollo del Viadotto Polcevera. Insignito di lauree honoris causa in Scienze della Formazione Primaria e in Scienze Umanistiche, partecipato ad alcune pellicole di Leonardo Pieraccioni (“Ti amo in tutte le lingue del mondo”, “Una moglie bellissima” e “Io e Marilyn”)e, inciso il secondo capitolo “Note di viaggio-Capitolo 2: non vi succederà niente”, in cui canta la canzone inedita “Migranti“, accompagnato dai suoi musicisti storici, tra i quali: Vince Tempera e Flaco Biondini, passati da poco gli ottant’anni, ha detto: “Ho scritto soltanto canzoni che raccontano una storia e le ho scritte solo quando avevo qualcosa da raccontare. Sono stato un narratore anche da musicista. Le canzoni uscivano fuori da sole, io tutt’al più definivo i tratti dei personaggi, immaginavo le loro avventure , ma non ho mai scritto una canzone perché la mia casa discografica me lo aveva chiesto, oppure perché mi sforzavo di scriverla. Ogni tanto, a fine cena, c’erano dei colleghi che mi dicevano: “Ora mi chiudo in casa un mese, perché devo scrivere le canzoni del nuovo disco”. Pensavo: “Io potrei stare chiuso in casa anche sei mesi, se le canzoni non han voglia di uscire , non esco fuori”. Infatti, quando si sono stancate di venir fuori, ho smesso di cantare e basta”.