Lun. Mar 27th, 2023

Inverno 2000. Napoli, Stazione ferroviaria di Piazza Garibaldi. All’interno del treno diretto a Roma, il cantautore e musicista Franco Battiato, in partenza dopo un concerto,legge un libro in attesa della partenza, quando viene interrotto dall’arrivo di una coppia di anziani, avvicinatasi per prendere posto. “Salve, buongiorno!…Mi presento, io sono il Ragionier Ugo Scapece e questa è mia moglie, Rosetta Amitrano..Scusate il disturbo, ma questi sono i nostri posti: li abbiamo prenotati…”, esordisce l’anziano, continuando: “Io debbo stare accanto al finestrino nel senso di marcia del treno…il posto lo prenoto appositamente, perché altrimenti rischio di sentirmi male …Quindi, se gentilmente mi fate passare, mi siedo accanto a voi…mi scuso anticipatamente perché sono un poco ingombrante e potrei pestarvi un piede…come si dice: “Uomo avvisato, mezzo salvato!…”. “Scusatelo, sì, quello mio marito è un uomo buono,ma il fatto è che è un poco fastidioso… anzi, scocciante, scocciante assaje!…”, prende la parola la moglie, la signora Rosetta. “Per carità, signora, non deve neppure dirlo!…Comunque, venga, venga pure, ora mi sposto!…”, esclama Battiato, facendo accomodare il signore, che, dopo essersi seduto e aver lanciato più volte alla moglie, posta di fronte, sguardi furtivi, domanda a quest’ultimo, riassortosi nella lettura: “Scusate ancora il distubo…il fatto è che voi tenete una faccia conosciuta…ma che , per caso, fate la Televisione?…”. “Eh,non proprio!…Musica, io mi occupo di Musica, sono un cantautore!…”, risponde Battiato. “Ah, ecco, mi sembrava!…Allora vedete che non mi ero sbagliato?…Sì, ma adesso non cantate più, è vero?…Io ultimamente non vi ho visto!…ma dove cantate?…Forse vi siete preso un periodo di riposo…avete abbandonato le scene?…”, chiede il signore, incalzato dalla moglie,che lo ammonisce: “Ugo, ma che dici?…Ma non ti ricordi chi è il signore?…non ti ricordi che cantava quella canzone sul centro…dice che cercava un centro…Il signore si chiama “Battitore”…o forse “Battito”…”. “Eh, sì, signora, mi chiamo “Battiato”, giusto!… ma quella canzone è di tanto tempo fa, del 1982!…Adesso, sto incidendo un altro disco e ci sono anche canzoni rivisitate del repertorio napoletano come “Era de maggio” di Di Giacomo…”, rivela Battiato, continuando: “Per me , è la canzone più bella tra i classici partenopei…”. “Era de maggio, avete detto?…Rose’, hai sentito?…è la canzone che abbiamo ballato alla festa del nostro matrimonio, cinquant’anni fa!…”, racconta il signor Scapece, “Fate bene a cantare queste canzoni qua, altrimenti, fra un po’, finisce che nessuno se ne ricorda più e i giovani non le conosceranno mai, non conosceranno mai la nostra tradizione…Io lo dico sempre ai miei nipoti, che sono adolescenti: per capire il presente e  pure il futuro dovete conoscere il passato…senza la nostra storia , senza le radici, non siamo niente!… Fra qualche settimana, entreremo nel nuovo Millennio…eh!, chi lo immaginava di passare nell’altro secolo?!…ma a me, questi anni qua , devo dire la verità, non mi piacciano, non mi piacciono proprio, perché tutti corrono,  tutti vanno di fretta…ma dove vanno?, non si può sapere!…invece, quando eravamo giovani noi, nel Dopoguerra, il tempo scorreva lento…non passava mai, come la voglia di fare, di ricostruire l’Italia…”. “Va buo’,ja, anche oggi abbiamo fatto il monologo!…mo’ basta però, che il signore stava leggendo e vorrà continuare!…Adesso sai che facciamo?, mentre io finisco il cruciverba della Settimana Enigmistica, tu ti leggi il giornale dello Sport, eh?…Così, lo lasciamo un poco in pace il signore!”,  propone la signora Rosetta, cui replica Battiato: “No, Signora!, ma quale fastidio?…Voi du ,mi ricordate i  miei genitori…tra di voi, c’è lo stesso rapporto “litigherello”…io, sentendovi parlare, sono tornato indietro alla mia infanzia, in Sicilia, alle estati trascorse a Mondello, a fare i bagni,a quei giorni,che, ha ragione suo marito, trascorrevano lenti,”pigri”, come canta il mio amico Gino Paoli…Eh, sì, è  proprio vero: voi, i  nostri nonni, sapete come si vive, senza fretta, senza fare tutto di corsa, senza anisie, affanni, competizioni…Voi, sì che postreste inegnare alle nuove generazioni l’arte della lentezza!…”.

“In “Quand’ero giovane”, il ricordo va alla Milano che conobbi alla metà degli anni Sessanta, quando arrivato alla stazione con poco più che una modesta valigia, uscii all’aperto e mi ritrovai immerso nella più fitta e insondabile nebbia. Era la Milano del “cuore in mano”, un periodo in cui c’era gioia di vivere. Noi suonavamo nelle balere per le cameriere e gli operai: era quello il nostro pubblico, in una specie di weekend infinito. Una persona l’ha ascoltata mentre eravamo in studio e si è commosso, perché gli ricordavo un mondo lontanissimo che era stato il suo”. Così, il cantautore, compositore, musicista e regista Franco Battiato, in un’intervista a La Repubblica del 2012, in occasione dell’uscita dell’album “Apriti Sesamo”. Nato il 23 marzo 1945 a Riposto, in provincia di Catania,dopo la maturità scientifica, conseguita presso il Liceo Archimede di Acireale, nel 1964, in seguito alla morte del padre, camionista, si trasferisce a Roma e poi a Milano, dove suona la chitarra presso il cabaret “Club 64“, insieme con Poalo Poli, Enzo Iannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi, esibendosi in canzoni siciliane e musica pseudobarocca. Quindi, notato dal cantautore, attore e chitarrista Giorgio Gaber,interrompe gli studi universitari per dedicarsi alla musica: infatti compone  due brani, firmandosi “Francesco Battiato”, il primo dei quali ,”L’amore è partito“,  viene presentato al Festival di Sanremo 1965 da Beppe Cardile e Anita Harris, e il secondo,”…e più ti amo”,  adattamento in italiano ,realizzato da Gino Paoli, di una canzone di Alain Barrière. Nel 1967, formato con l’amico Gregorio Alicata il duo “Gli Ambulanti“, porta in giro per le scuole dei brani di protesta, che, grazie a Giorgio Gaber vengono proposti alla casa discografica Ricordi. Tuttavia, separatosi dal collega, passa alla casa discografica Jolly, per la quale incide i brani : “La torre“, con cui si esibisce per la prima volta in televisione, nel maggio 1967, nel varietà Rai “Diamoci del tu“, condotto da Caterina Caselli e Giorgio Gaber,”Le reazioni”, “Il mondo va così” e“Triste come me“. Proprio durante la trasmissione, di cui scrive la sigla “Gulp Gulp” e, alla quale partecipa anche il cantautore esordiente Francesco Guccini, prende il nome d’arte di “Franco Battiato” per non confondersi con quest’ultimo. Partecipato al Festival di Sanremo con la canzone , “…E allora dai!”, scritta a quattro mani con Gaber, abbandona l’ambito della protesta per dedicarsi al genere romantico, raccogliendo largo consenso con il brano “E’ l’amore“, realizzato in collaborazione con il chitarrista Giorgio Logiri. Nel 1969, in gara alla manifestazione canora Disco per l’estate con la canzone “Bella ragazza che verrà“, non entra in classifica, ma non desiste dal partecipare ad altri concorsi  come la Mostra Internazionale di Musica Leggera, sul cui palcoscenico porta il brano “Sembrava una serata come tante”. In continua evoluzione, nel 1971 abbandona momentaneamente la canzone leggera per approfondire lo studio della Musica Sperimentale, incidendo per l’etichetta Bla Bla i dischi: “Fetus”, “Sulle corde di Aries”, “Clic“, “M.elle le Gladiator” e, per la Ricordi, gli album “Feedback”, Battiato”, “Juke Box” e “L’Egitto prima delle sabbie“, quest’ultimo, brano per pianoforte con cui nel 1978 vince il Premio Karlheinz Stockhausen. Nel 1979, poi, la vera e propria svolta con il primo disco pubblicato con la Emi Italiana, preludio all’album campione di vendite “La voce del padrone“, in cui spiccano canzoni come “Centro di gravità permanente“, in cima alle classifiche per oltre un anno. Apprezzato dalla critica, fra il 1982 e il 1989 pubblica i dischi: “L’arca di Noè”, “Orizzonti perduti”, “Mondi lontanissimi”ed “Echoes of sufi dances” e fonda , in collaborazione con Longanesi, l’etichetta L’Ottava dedicata alla musica etnica. Debuttato presso il Teatro Regio di Parma con l’opera “Genesi”, incide gli album “Nomadas“, “Fisiognomica” e “Giubbe rosse“. Nel 1990, cimentatosi con le musiche per il Cinema, compone la colonna sonora per il film “Benvenuto Cellini-Una vita scellerata”, breve parentesi prima di tornare alla cantautorato: pubblica infatti il disco “Come un cammello in grondaia“, contenente alcuni lieder ottocenteschi e il brano “Povera Patria“, simbolo dell’impegno civile. Vinto il premio “Miglior Disco dell’Anno“,indetto dalla stampa,lavora alla seconda opera lirica “Gilgamesh”,che debutta al Teatro dell’Opera di Roma nel giugno 1992 e parte per un tour internazionale con l’orchestra I Virtuosi Italiani. Rientrato in Italia, incide l’album “Caffé de la Paix”, con cui si aggiudica un altro premio “Miglior Disco dell’Anno“, e realizza la composizione per soli,coro e orchestra “Messa Arcaica“. Nel 1994, poi, intrapresa una collaborazione con il filosofo Mario Sgalambro, partecipa alla stesura dell’opera “Il Cavaliere dell’intelletto“, rappresentata presso la Cattedrale di Palermo per l’ottavo centenario della nascita di Federico II di Svevia, e pubblica il disco pop “L’ombrello e la macchina da cucire”. Verso la metà degli anni Novanta, passato alla Polygram, incide l’album “L’imboscata“, la cui canzone di punta è “La cura”, riconosciuta Miglior Canzone dell’Anno al Premio Internazionale della Musica, e parte per un tour nei Palasport. Nel 1999, inciso il disco “Gommalacca”, contetente il brano “Shock in my town”,eseguito al Festival di Sanremo, al quale prende parte in veste di ospite d’onore,  pubblica “Fleurs”, album di dieci cover e due brani inediti, con cui,nel 2000,ottiene la targa di Miglior Interprete del Premio Tenco. Sperimentatosi anche come autore di musiche per balletto, eseguite in occasione del Maggio Fiorentino, collabora nuovamente con Sgalambro,dando vita ai dischi: “Ferro Battuto“, nel quale duetta tra gli altri con Jim Kerr dei Simple Minds, “Fleurs3”, contenente la canzone “Come un sigillo“, incisa con Alice per cui aveva scritto  il brano “Per Elisa”, vincitore del Festival di Sanremo 1981. Attratto dal Cinema e dalla regia, nel 2003 gira “PerdutoAmor”, film scritto con Sgalambro, di cui cura anche le musiche e con cui si aggiudica il Premio Nastro d’Argento come miglior regista esordiente, per poi tornare in sala di registrazione e dare alle stampe il disco “Last summer dance”. Ancora protagonista della musica pop con gli album: “Ermeneutica”, “Tra sesso e castità”e “Dieci Stratagemmi“, ispirato all’antico testo cinese di tattica e strategia militare, nel 2004 è in concerto con la Royal Philharmonic Orchestra di Londra e ,dopo qualche mese, sul piccolo schermo con la trasmissione, firmata con Sgalambro, “Bitte, Keine réclame”, serie di incontri con uomini straordinari. Dedicatosi nuovamente al Cinema, nel 2005 e nel 2007 dirige e sceneggia con Sgalambro le pellicole “L’Arte del vivere”, Musokanten” e “Il Vuoto”. Nontrascurata la musica, fra il 2008 e il 2014 pubblica gli album: “Fleurs2“, contenente le canzoni “Tutto l’Universo obbedisce all’amore”, cantata con Carmen Consoli“L’addio”, composta per la cantante Giuni Russo, “Inners Auge“, “L’Occhio Interiore”, rivisitazione, quest’ultimo ,dei suo dischi anni Ottanta  con l’inserto di due inediti “U Cuntu” e “Tibet”, brano di protesta contro il degrado del genere umano, “Apriti Sesamo“, “Del suo veloce volo” e “Joe Patti’s Experimental Group”, disco di sperimentazione in chiave elettronica. Scritta con Sgalambro una nuova opera per il Teatro Rendano di Cosenza, dal titolo “Telesio”, nel 2015 pubblica l’antologia “Le nostre anime“, contenente anche canzoni cover come “Centro di gravità permanente” ,cantata in coppia con Mika, per poi diradare le sue apparizioni fino a ritirarsi dalle scene. Appassionato di pittura, alla domanda su quale sia il senso  dell’Arte e della Musica, ha risposto: “Non lo so. Ma non sentirete mai dire “i miei figli” a proposito delle mie canzoni, perché non sempre ci appartengono. Forse la Musica e l’Arte in genere servono affinché ciascuno prenda da esse ciò di cui ha bisogno. Quando una società si allontana dalla bellezza, che dell’Arte è una delle tante facce, inizia la decadenza. Quando un individuo pensa di poter far a meno dell’etica e della bellezza ,che ne è inseparabile compagna, inizia la morte vera, quella spirituale”.