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rancoise Hardy: “La generazione yé-yé”

Estate 1962. Parigi, Montmartre, diciottesimo arrondissement sulla rive droite. All’interno di una caffetteria in Place du Tertre , ritrovo di pittori e ritrattisti, alcuni adolescenti si scatenano al ritmo di un twist, ballando accanto ad un jukebox . Intanto, qualche metro in là, seduta al bancone , un’anziana signora, li osserva,borbottando tra sé: “Tutti uguali questi giovani moderni!…”. D’un tratto, l’intera comitiva interrompe le danze frenetiche per prendere posto al tavolo, dove viene raggiunta da una brunetta , munita di chitarra, che , entrata , calamita l’attenzione degli avventori con l’incedere flessuoso della sua figura esile e snella. “Bonjour, Francoise!…cosa ci fai ascoltare oggi?…”, chiede uno dei giovani in visibilio. “Tous les garcons et les filles”…l’ho composta da poco…parla di una ragazza sola, che sogna di incontrare il vero amore…la inciderò a breve per una casa discografica, la Vogue/Jolly…”, annuncia l’affascinante Francoise. Poi, eseguita la canzone, ricevuti gli applausi e gli apprezzamenti degli amici, ripone la chitarra nella custodia, avvicinandosi al bancone per ordinare al cameriere una Coca Cola , quando la signora, esclama : “E lei, chiamerebbe la sua “musica”?…Ragazza mia, mi dia retta, non perda tempo…si trovi un bel lavoro…oppure si dedichi a un altro hobby…Mi creda, la musica è una cosa seria…Voi della “generazione yé-yé” credete basti mettere in fila quattro note e muoversi come dei posseduti dal demonio per potersi definire “artista”, ma non è così, non è affatto così! …la Piaf, Edith, “l’usignolo di Francia”, quella sì che era un’artista, un’interprete unica al mondo…l’orgoglio della nostra nazione!…Ma perché perdo tempo a parlare con lei…tanto, voi giovani di oggi, non sapete neppure chi sia Edith Piaf!…” .
“Selvaggia e solitaria” : così si definiva qualche anno fa, la cantante Francoise Hardy, rispondendo alla domanda di un intervistatore. Nata a Parigi il 17 gennaio del 1944 da una ragazza madre, all’età di diciassette anni riceve in dono per il diploma di scuola superiore una chitarra , che impara a suonare da sola. Divenuta autrice di testi di canzoni e melodie, nel 1962, dopo un provino, viene ingaggiata da un’etichetta discografica , che le consente di esordire con il brano d’amore e struggimenti “Tous les garcons et les filles”, trasmesso nell’ottobre dello stesso anno dalla televisione francese, nel corso di una pausa della diretta elettorale, dedicata all’elezione del presidente della Repubblica. Riscosso un vasto successo, testimoniato dalla vendita di di due milioni di copie del singolo in tutta Europa (la canzone, tradotta anche in italiano , con il titolo “Quelli della mia età” è incisa dalla cantante-attrice Catherine Spaak), l’Hardy partecipa all’Eurovision Song Contest del 1963 con “L’amour s’en va”, conquistando il quinto posto. Guadagnatasi il palco dell’Olympia di Parigi, presso cui tiene un concerto, nel 1965 vola a Londra per contaminare la sua musica con il genere beat e con lo stile Swinging London dei Beatles e dei Rolling Stones, sonorità presenti nel brano, scritto e cantato in lingua inglese, “All over the world”. Tornata in Francia, nel 1967 dà vita a una propria etichetta discografica, l’“Asparagus”, con la quale incide diversi album, pubblicati anche in Italia, grazie alla popolarità ottenuta con la partecipazione al Festival di Sanremo del 1966 ( in quell’edizione , infatti, presenta in gara la canzone “Parlami di te” , eseguita in coppia con Edoardo Vianello) . Affascinata dal cantante Adriano Celentano, conosciuto proprio nel corso della manifestazione sanremese, decide di realizzare una cover del brano “Il ragazzo della via Gluck”, (“La maison ou j’ai grandi”). Concessasi una breve parentesi nel cinema (“Il maschio e la femmina” di Jean-Luc Godard, “Grand Prix” di John Frankenheimer e “Chissà se lo farei ancora” di Claude Lelouch), nel 1968, al termine di una tournèe, si ritira per dedicarsi alla scrittura di nuove canzoni, annunciando poi la decisione di trasformare quell’allontanamento temporaneo , causato dallo stress, in un abbandono definitivo. Moglie dell’attore, cantante e musicista jazz Jacques Dutronc e madre di Thomas, avuto nel 1973, nel 2004 , reduce da un ritorno sul grande schermo con un cammeo nella pellicola di Denys Arcand “Le invasioni barbariche”, realizza il disco “Tant des belles choses” . Icona di stile (ispira stilisti come Louis Vuitton), corteggiata da artisti quali Bob Dylan (il cantautore americano compone per lei il poema “For Francoise Hardy at the Seine’s Edge”), donna di grande vivacità intellettuale (è appassionata di astrologia, astrofisica e fisica quantistica), incide nel 2012 il suo ultimo album “L’amour fou” e contemporaneamente dà alle stampe un’ autobiografia dall’omonimo titolo. Settantaquatrenne in lotta da quattordici anni con un linfoma, di recente, ha dichiarato : “Molti nascondono ancora questo tipo di malattia. Io no, l’ho detto subito ai Francesi, loro lo sanno e non mia hanno mai abbandonata. Che ipocrisia, che noia il politicamente corretto!. In fondo, cosa ho fatto di male?, mi sono solo permessa di parlare delle difficoltà di chi è ammalato…E poi, che gran perdita di tempo rispondere alle critiche, difendersi dai pregiudizi, dall’ignoranza…Ora devo solo pensare che è bello vivere ancora : un regalo del cielo!”.

Redazione

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