Tra salari bassi, stress, turni massacranti e aggressioni, secondo quanto riporta AnaooAssomed (l’associazione dei medici dirigenti), ogni giorno dieci camici bianchi si licenziano dalle nostre strutture. Una situazione paradossale, poiché prima era un sogno poter fare il medico in ospedale dopo la laurea, oggi sembra che non interessi più di tanto lavorare in ospedale.
La scelta di fare il medico si differenzia da professionisti a professionisti: ci sono quelli che decidono di trasferirsi all’estero per guadagnare di più e avere migliori occasioni di carriera, quelli che optano per lavorare in forma privata e quelli che tentano il concorso per medico di base, pensando così di avere una vita più serena.
“Tra il 2019 e il 2021, 21mila medici hanno lasciato gli ospedali italiani. Quel dato elaborato da AnaaoAssomed includeva 12.645 pensionamenti, compresi quelli anticipati. Lo studio però faceva notare che in 8mila se ne erano andati per scelta, si erano licenziati, soprattutto nelle strutture sanitarie di regioni del Sud, come Calabria, Sicilia e Liguria, ma anche nel Lazio, in Lombardia e in Liguria”, scrive il Messaggero. Ci sono poi i cosiddetti “gettonisti”, coloro che vanno a tamponare le carenze di personale negli ospedali. Lo fanno tramite accordi tra le aziende sanitarie e le cooperative che fungono da intermediarie. Lavorano meno e guadagnano molto di più (110 euro all’ora) rispetto a quando erano assunti come dipendenti.