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Gastone Moschin: “L’ultima zingarata”

Settembre 2017. Terni (Umbria). In una stanza dell’Ospedale Santa Maria, l’attore Gastone Moschin trascorre da alcuni giorni la sua degenza, a seguito di un ricovero improvviso. Assistito dalla figlia Emanuela, attende l’arrivo dell’infermiere per la consueta iniezione. “Emanuela , tesoro, non dirmi che è già ora ?…” , domanda l’artista rivolgendosi alla figlia. “Sì , papà, purtroppo !…Preparati , che fra poco, ti tocca!…” , conferma Emanuela. “Ah, io non capisco perché sottopormi ogni giorno a questa tortura!…che senso ha?…Tanto, guarire non posso più!…” , protesta , irritato, Moschin. “Papà, ma cosa dici?…lo sai che è per il tuo bene!…e poi, il primario, l’altro giorno, te l’ha spiegato…è stato chiaro : “Bisogna mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue!…, porta pazienza!…” , ribadisce la figlia. “Sì, sì…parla bene il “Dottore”…Intanto, l’infermiere, buca me, mica lui!…”, sottolinea Moschin, continuando: “Lo so io, cosa mi ci vorrebbe, per stare bene…una delle mie “zingarate”…”. “Papà , che vuoi fare?…lo sai che non devi affaticarti!…Cerca di star buono, su!…” , lo rimprovera Emanuela. “Lasciami fare…guarda, piuttosto, se arriva!…” , si raccomanda Moschin, aggiungendo : “Stavolta , l’iniezione, gliela do io!…Con quella memoria che si ritrova, gabbarlo, sarà un gioco da ragazzi!…” . “Buongiorno , signor Moschin!…Come va?…” , domanda l’infermiere, appena entrato nella stanza. “Bene!, infatti non capisco perché mi teniate ancora qui!…”, risponde sarcastico l’attore, dando inizio allo scherzo : “Lei , che ci fa di nuovo qui?…non ci eravamo detti già tutto un’ora fa?…”. “Intende dire che sono già venuto per l’iniezione?… non mi pare…non è possibile…me ne ricorderei!…”, obietta l’infermiere. “Guardi , se le dico che l’iniezione me l’ha fatta , me l’ha fatta!…Sono una persona seria io!…per chi mi ha preso, per un bambino capriccioso?…” , replica fintamente piccato Moschin. “Quando è così…non capisco cosa possa essere successo…mi sarò distratto!…sono mortificato, !…”, si scusa perplesso l’operatore sanitario. “E lo credo, vorrei vedere!…se fossi stato uno di quei vecchi rimbambiti, con un’altra iniezione mi avrebbe mandato al Creatore!… E se poi mia figlia avesse voluto vederci chiaro , denunciando l’ospedale?, magari l’avrebbero incriminata per omicidio…Ha mai sentito parlare di “dolce morte”, insinua l’attore. “Oddioooo!…no , senta : che ne dice se per farmi stare più tranquillo , facciamo le analisi del sangue…spiego io tutto al primario…Mi scusi , mi scusi ancora, per l’inconveniente!…” , si schermisce l’infermiere, sempre più pallido. “Ma no , suvvia, animo giovanotto, animo!…Lei deve stare tranquillo!…”, lo rincuora Moschin, intenzionato a rivelargli la burla, “Non sarà necessaria alcuna analisi!…quindi, niente figuraccia con il primario e, soprattutto, nessun licenziamento!…era uno scherzo…un banalissimo scherzo, la mia ultima “zingarata!” .
“Addio papà, per me eri tutto”. Queste le parole adoperate dalla figlia dell’attore Gastone Moschin, Emanuela, per annunciarne , su un noto social network, la scomparsa. Nato a San Giovanni Lupatoto (Verona) l’8 giugno del 1929, poco più che ventenne , nel 1950, decide di intraprendere la carriera di attore teatrale , entrando a far parte delle compagnie del Teatro Stabile di Genova , del Piccolo Teatro di Milano e del Teatro Stabile di Torino. Interprete del repertorio classico, moderno e contemporaneo , negli anni Ottanta dà vita a una propria compagnia , portando in scena opere di Goldoni (“Sior Todero brontolon”) , Miller ( “Uno sguardo dal ponte”, “Erano tutti figli miei”) e Cechov ( “Il gabbiano”). Esordito nel cinema , in veste di doppiatore e di attore, nel 1955 , diretto da Anton Giulio Majano, gira la sua prima pellicola : “La rivale” , trovando ,però, solo in seguito , nella “commedia all’italiana”,il genere a lui più congeniale (“L’audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy). Guadagnato largo consenso di pubblico con il ruolo di “Carmine Passante” in “Anni ruggenti”di Luigi Zampa, film ispirato a “L’ispettore generale” di Gogol, nel decennio Sessanta prende parte a numerose pellicole di successo , quali : “La rimpatriata” di Damiano Damiani, “La visita”di Antonio Pietrangeli e “Sette uomini d’oro” di Marco Vicario. Apprezzato dai critici per le interpretazioni drammatiche nei film : “Le stagioni del nostro amore”di Florestano Vancini e “Signore e signori”di Pietro Germi , ottiene grazie a quest’ultimo, affresco dell’ipocrita provincia italiana, un premio Nastro d’Argento come “miglior attore non protagonista”. Capace di passare da un genere all’altro , negli anni Settanta alterna alle pellicole impegnate ( “Il conformista” di Bernardo Bertolucci) , “spaghetti western” (“Lo specialista” di Sergio Corbucci) , “fantasy all’italiana”(“L’inafferabile invincibile mister invisibile”di Antonio Margheriti) e “poliziotteschi”(“Roma bene” di Carlo Lizzani,“Milano calibro 9” di Fernando Di Leo e “Squadra volante” di Stelvio Massi). Chiamato dal regista Mario Camerini a sostituire Fernandel, da poco scomparso, nel film della serie “Don Camillo e i giovani d’oggi”, dopo l’intensa partecipazione alla pellicola “Il delitto Matteotti” di Florestano Vancini , viene scritturato dall’italo-americano Francis Ford Coppola per il personaggio dell’estorsore “don Fanucci” nel film “Il Padrino parte seconda”. Divenuto popolare con il ruolo di “Rambaldo Melandri” , architetto , vittima di reiterate sbandate d’amore, compagno di “zingarate” di Ugo Tognazzi , Philippe Noiret , Adolfo Celi e Duilio Del Prete (poi sostituito da Renzo Montagnani) , nelle pellicole sbanca botteghini “Amici miei” e “Amici miei-Atto II°” di Mario Monicelli e “Amici miei-Atto III°” di Nanni Loy , si aggiudica il secondo Nastro d’Argento come “miglior attore non protagonista”. Dedicatosi prevalentemente al teatro , nei decenni Ottanta e Novanta interpreta per il grande schermo solo ruoli di spessore come quello del parlamentare comunista in “Si salvi chi vuole”di Roberto Faenza , del ministro in “Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada” di Lina Wertmuller e di “Don Gregorio” ne “I magi randagi” di Sergio Citti. Girato l’ultimo film (“Porzus”di Renzo Martinelli) nel 1997, compare nel 2010, ne “L’ultima zingarata” , documentario dedicato ad “Amici miei” . Volto di sceneggiati Rai sin dalla metà degli anni Cinquanta (“Istantanea sotto l’orologio” di Gastone Tanzi , “Il mulino del Po” e “I miserabili” di Sandro Bolchi), negli anni precedenti il ritiro definitivo , partecipa alle fiction “Don Matteo” e “Sei forte maestro” . Ricoverato da alcuni giorni , in seguito a un malore , presso l’ospedale Santa Maria di Terni , città nella quale viveva dal 1990, è scomparso il 4 settembre scorso , assistito dalla figlia Emanuela, avuta dall’ex moglie e collega Marzia Ubaldi. Intervistato qualche tempo fa da una cronista del quotidiano “La Repubblica , aveva confessato : “E chi poteva immaginare che “Amici miei” sarebbe diventato una specie di mito?…Spesso, mi chiedo come sia stato possibile. Credo per la freschezza della sceneggiatura , la felicità della scrittura che prendeva spunto da episodi accaduti davvero o che si raccontavano nei bar. E poi quella libertà della lingua, compresa qualche parolaccia camuffata , che nei film dell’epoca non c’era. Erano anni diversi, era un’Italia nella quale si poteva ancora ridere. Oggi , invece, in Italia, si ride un po’ meno. Non mi sembra più un Paese per le zingarate mentre di supercazzole ne vedo ancora tante, ma quelle, a dire il vero, ci sono sempre state!…” .

Redazione

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