Primavera 2021. Roma. In un teatro di posa dello stabilimento cinematografico di Cinecittà, il regista Pupi Avati sta girando il suo ultimo film “Dante”. Seduto ai piedi del letto dov’è disteso l’attore Gianni Cavina,che interpreta il ruolo di un ammalato, il regista dà a quest’ultimo delle indicazioni su come interpretare il suo personaggio.
“Allora, Gianni, nella scena che stiamo per girare, tu dovrai spiegare ai tuoi cari , tutti riuniti intorno al tuo capezzale, la malattia da cui sei affetto…dovrai comunicare agli spettatori tutta la tristezza che senti per il fatto di doverli lasciare e , al tempo stesso, provare come un sensazione di liberazione, perché non sarai più costretto a mentire loro e a sopportare il dolore da solo…Ora, prima di azionare la macchina da presa, volevo scusarmi con te per il ruolo che ti ho assegnato:un uomo pieno di fantasia e di voglia di vivere costretto dalla malattia a morire!…Per il mio ultimo film, (perché ,vista l’età, potrebbe essere pure l’ultimo!), avrei immaginato che tu potessi interpretare una vicenda più allegra, ma purtroppo non è andata così!…purtroppo le esigenze di copione lo richiedono…”, constata Avati.
“Pupi, amico mio!, con me non devi fingere!”, esclama Cavina, continuando: “Io ,lo so che sai benissimo che sono realmente malato e che non mi resta molto tempo…quindi, quel poco, vorrei che fosse impiegato bene, che fosse speso per sorridere in compagnia degli amici veri, quelli come te!…Non c’è bisogno che mi spieghi come soffrire…la dimensione del dolore per un malato come me è naturale, è una seconda pelle!…ti muovi, pensi, agisci, facendo finta di niente, come se la malattia non appartenesse al tuo corpo, come se non facesse parte di te!, ma dura poco, perché poi ci pensa lei, la malattia, a ricordartelo, che non è così!…”.
“Scusami, Gianni!…la verità è che volevo proteggere me da questo dolore e non te!…”, confessa il regista, visibilmente commosso, “Senti, io volevo ringraziarti per tutto quello che, in questi anni, hai fatto per me… Più ti guardo e più i ricordi degli innumerevoli set condivisi riemergono come un fiume in piena!…Ti ricordi, il nostro primo film , a Bologna?, allora, non sapevo bene come si facesse, come si girasse un film…tanto che ,invece di dire ‘motore’, dicevo ‘ciak’, facendo ridere i tecnici che erano con noi… E ti ricordi la lavorazione di quel film unico e irripetibile che fu “Regalo di Natale”, quando nelle pause si giocava a poker?… Tu, avevi perso con Haber, che era l’altro attore, 300mila lire e Haber continuò a chiedertele per tutta la lavorazione del film!…”.
“Certo che mi ricordo, amico mio!…sono stati anni meravigliosi, quelli trascorsi insieme!”,concorda con il regista, Cavina, ”…Non sai cosa darei perché quegli anni tornassero…non sai cosa darei, perché il tempo tornasse indietro…cosa darei per averne ancora da vivere!…Tra noi due, quello che deve dirti grazie sono io!…Se non fosse stato per te, caro Pupi, non sarei riuscito a fare questo mestiere e non avrei vinto qualche premio…Ora, però, vorrei pensare solo a godermi questa ultima avventura insieme… A questo proposito, Pupi, vorrei chiederti di apportare delle modifiche al mio personaggio…Tu lo sai che mi è sempre piaciuto passare dal genere comico al drammatico e viceversa, tanto che, per questa caratteristica, mi chiamavano : “il centrocampista”, per la capacità di impostare la scena ogni volta in maniera diversa, come fa un calciatore con il gioco al centrocampo, al servizio della squadra, quindi: perché non rendiamo questo personaggio tragicomico?…Sì, lo so cosa stai per dire, che il mio personaggio è un ammalato e allettato, ma io vorrei donargli un soffio di vita e di allegria…vorrei comunicare agli spettatori che vivere è una gran bella cosa e che non bisogna perdere neppure un attimo!…E nelle mie condizioni , ti assicuro , che si capisce ancora meglio!…Per esempio, ti dirò una banalità,ma proprio ora che non posso più mangiare i dolci, vorrei dei cornetti alla crema, (che poi , detto tra noi, non mi sono mai piaciuti particolarmente!)…”.
“Be’, se proprio vuoi dei cornetti alla crema, ma non puoi mangiarne”, chiosa sarcastico Avati, “potresti almeno riguardare il film omonimo con Banfi e la Fenech…a proposito, ma non c’eri anche te in quel film?…”.
“Sono stato un buon centrocampista nella squadra di Pupi,un centrocampista che ha corso molto e, qualche volta,ha fatto gol”. Così, l’attore e sceneggiatore Gianni Cavina, in un’intervista rilasciata qualche anno fa, in occasione del debutto sul piccolo schermo della serie Tv Rai, di cui è stato protagonista, “Una grande famiglia”, diretta da Riccardo Milani.
Nato a Bologna, il 9 dicembre 1940, terminati gli studi all’inizio degli anni Sessanta, decide di intraprendere la carriera di attore, formandosi alla scuola del Teatro Stabile della città, diretta da Franco Parenti .
Tuttavia, nel 1968, portate in scena le opere del repertorio classico e contemporaneo, debutta nel Cinema, con il film “Flashback”di Raffaele Andreassi, specializzandosi, a partire da quell’esperienza, in ruoli da caratterista in commedie all’italiana.
Conosciuto il regista Pupi Avati,con cui condivide le origini bolognesi, nel decennio Settanta, stringe con quest’ultimo un sodalizio umano e artistico, partecipando a molte delle sue pellicole in veste non solo di attore,ma anche di sceneggiatore, quali: l’horror “Thomas e gli indemoniati”, il fantasy “Balsamus l’uomo di Satana” e “La mazurka del barone , della santa e del fico fiorone”, della cui trama è anche ideatore e in cui recita accanto a Ugo Tognazzi e a Paolo Villaggio.
Nel 1976,sempre con Avati, scrive la sceneggiatura di “Bordella” , e con il fratello dello stesso Avati, Antonio, e con il giornalista, scrittore, autore e conduttore Maurizio Costanzo, quella del film horror-giallo “La casa dalle finestre che ridono”, storia di un giovane restauratore che si trova suo malgrado a dare la caccia a un assassino.
Ancora diretto da Avati, fra il 1977 e il 1978 , gira le pellicole: “Tutti defunti…tranne i morti”, in cui recita accanto a Carlo Delle Piane e Francesca Marciano e “Le strelle nel fosso”, che interpreta insieme con Lino Capolicchio.
Poi, preso parte ai film drammatici “Il bacio” di Mario Lanfranchi e “Il figlio della sepolta viva” di Luciano Ercoli e ,alle pellicole comiche “Buttiglione diventa capo del servizio segreto, di Mino Guerrini,“Il genio”, di Claude Pinoteau, “Passi furtivi in una notte boia”, di Vincenzo Rigo,“San Pasquale Baylonne protettore delle donne”, di Luigi Filippo D’Amico, lavora alla sceneggiatura delle serie Tv: “Jazz band”e “Cinema!!!”, dirette entrambe sempre da Avati, e ai testi del programma “Hamburger Serenade”, diretto ancora da Avati e,recita ne “Il mulino del Po”, diretto da Sandro Bolchi e ne “Il prigioniero” di Aldo Lado.
Nel 1978, apprezzato dalla critica e dal pubblico per i suoi ruoli da caratterista tragicomico, si cimenta in un nuovo genere : la biografica storica, interpretando Padre Lino da Parma , frate minore che combatté contro la povertà nelle campagne parmensi del primo Novecento, nel film “Atsalut pader” di Paolo Cavara, per poi prendere parte alla pellicola “L’ingorgo-Una storia impossibile” di Luigi Comencini, in cui recita accanto ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni.
Inaugurati gli anni Ottanta con la serie Tv “L’usura” , in onda su Rai Uno, prende parte a numerosi film tra cui : “Il turno” di Tonino Cervi, “Per favore, occupati di Amelia”, di Flavio Mogherini,“La locandiera” di Paolo Cavara e la commedia “Cornetti alla crema” diretta da Sergio Martino, interpretata con Lino Banfi e con Edwige Fenech.
Di nuovo sul set con Pupi Avati, che lo dirige sia nella serie Tv “Dancing Paradise”, che nella pellicola biografica su Mozart “Noi tre”, torna in televisione in veste di autore del varietà “Le regine” , in cui ogni puntata è dedicata a una soubrette dello spettacolo italiano e come sceneggiatore delle serie “La bella Otero” di José Maria Sànchez, “L’albero dei diamanti” di Tommaso Dazzi, “Casa di bambola” di Gianni Serra, ispirata all’opera omonima di Ibsen, “Facciaffittasi” e “Appuntamento a Trieste” di Bruno Mattei.
Protagonista nel 1987 di un episodio della serie francese “Les Enquetes Caméléon” e della miniserie Tv “Una lepre con la faccia da bambina”di Gianni Serra, torna sul set cinematografico nelle vesti di un giocatore di poker nel film“Regalo di Natale” diretto da Pupi Avati.
Dal 1991 al 1994, invece, interpreta “L’ispettore Sarti” e recita nelle pellicole “Non chiamami Omar” diretta da Sergio Staino, e “Festival” di Pupi Avati, film, quest’ultimo, grazie a cui ottiene un premio Nastro d’Argento come “miglior attore non protagonista”.
Alla fine degli anni Novanta, è ancora davanti alla macchina da pesa per girare sia spot pubblicitari che pellicole quali: “Porzus” di Renzo Martinelli,”Omega Doom”, “Il più lungo giorno” di Roberto Riviello e “La via degli angeli” di Pupi Avati.
Fra il 2000 e il 2013, continua indomito ad alternare le interpretazioni nei film: “Sole negli occhi” di Andrea Porporati, “La rivincita di Natale”, “Gli amici del bar Margherita” ,“Una sconfinata giovinezza” e “Il cuore grande delle ragazze” di Pupi Avati , “Il regista di matrimoni” di Marco Bellocchio , “Baciami piccina” di Roberto Cimpanelli e “Benvenuto Presidente!” di Riccardo Milani e in pellicole e serie Tv, come: “L’inganno”di Rossella Izzo , “Atelier Fontana-Le sorelle della moda” di Riccardo Milani e “Una grande famiglia” di Riccardo Milani, con cui raccoglie un largo consenso di pubblico.
Malato gravemente, nell’ultimo periodo della sua vita , recita nei film dell’amico Avati “Il signor Diavolo” e “Dante” di prossima uscita,terminato il quale si spegne, il 26 marzo scorso, nella sua casa di Bologna, all’età di ottantuno anni.
Per ricordarlo, proprio Avati, amico di una vita, ha raccontato commosso: “Per il mio film su Dante, che inseguivo da anni, era venuto fino a Roma per girare con Sergio Castellitto una delle scene più evocative di tutto il film. Ma io, sapendo che non stava bene, gli ho fatto interpretare un uomo allettato, in modo che non si stancasse troppo. Con grande coraggio aveva deciso di partecipare al film, perché voleva esserci a ogni costo. Era un grande attore, dai mille volti. Per me, era però soprattutto un amico con cui ho condiviso una vita insieme. Era anche il padrino di uno dei figli. Mi mancherà moltissimo, come d’altronde mi manca Carlo Delle Piane. E’ stato il coprotagonista del mio primo film, “Balsamus” e c’è anche nell’ultimo su Dante. E’ sempre stato nel mio cinema, abbiamo imparato il mestiere del cinema insieme e insieme abbiamo capito sempre meglio come si facesse, soprattutto quanto ci piacesse farlo. A Bologna, per il nostro primo film insieme, non sapevo bene come si facesse. Tanto che invece di dire ‘motore’ dicevo ‘ciak’, facendo ridere i tecnici romani che erano con noi. Nel film “Regalo di Natale”, invece, Gianni aveva perso a poker con Haber 300mila lire e Haber continuò a chiedergliele per tutta la lavorazione del film. Passavamo tanti pomeriggi di sceneggiatura con mio fratello Antonio nell’ufficetto di Maurizio Costanzo, altro co-sceneggiatore, a divertirsi. Frammenti di una lunga storia condotta tra vita e set, in cui devo dire grazie a Gianni per non avermi mai lasciato solo. Mi mancherà moltissimo”.