Categories: Cronaca

Gioia Tauro, trafficavano kalashnikov arresti per 9 soggetti

GIOIA TAURO -La Polizia di Stato di Reggio Calabria, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 9 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico di armi, tra cui alcuni kalashnikov, di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione e furto, aggravati dalla circostanza di aver agevolato alcune articolazioni della `ndrangheta operanti nella piana di Gioia Tauro: Il provvedimento di fermo – emesso in via d´urgenza sul presupposto che alcuni degli indagati stessero per darsi alla fuga – giunge a compimento di una complessa ed articolata attività di indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato P.S. di Palmi, finalizzata alla disarticolazione di una consorteria criminale della `ndrangheta facente capo alla cosca SANTAITI di Seminara (RC), operante anzitutto nei settori del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti, del traffico di armi, delle estorsioni e del furto di notevoli quantità di legname.
Fra i soggetti fermati figura anche il figlio del noto Bonforte Giovanni, attualmente detenuto, il quale, in virtù delle sue precedenti condanne per associazione mafiosa, omicidio aggravato, estorsione e detenzione illegale di armi e munizioni in concorso, è ritenuto un elemento di spicco della potente cosca di `ndrangheta denominata IMERTI-CONDELLO, operante nella zona nord della città di Reggio Calabria.
Dalle indagini è anche emerso che alcune armi in possesso del sodalizio erano state utilizzate per commettere alcuni omicidi (con riferimento ad un´arma, uno degli indagati chiedeva al suo interlocutore: “ma glielo hai detto che ha fatto qualche omicidio?”).
Nel corso delle indagini – che hanno portato alla luce numerosi episodi di detenzione, cessione, produzione e spaccio di quantità anche ingenti di droga, in prevalenza cocaina e marijuana – gli interlocutori facevano ricorso a termini convenzionali, ma di uso comune, per riferirsi alla sostanza stupefacente che veniva chiamata macchine, jeep, neve, caffè, nel tentativo di porsi al riparo da eventuali intercettazioni.
Sono attivamente ricercati altri 4 indagati ed un soggetto straniero da tempo allontanatosi dal territorio nazionale.

Redazione

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