AN fu svenduta da Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi. La caduta di quella struttura di destra moderna e democratica favorì la nascita del M5S. Molti elettori di AN, non trovando un’anima capace di rappresentarli, dirottarono l’interesse verso la formazione politica che stava creando Beppe Grillo. Molto del successo di Grillo è dipeso dalla rottura tra i cittadini e la politica, e la caduta di AN favori l’ascesa di Grillo: era morto il contenitore di destra che vantava un forte 11%.
Ora Giorgia Meloni è a un passo dalla ricostruzione di quell’anima di destra interrotta con la fine di AN. Oggi i sondaggi la danno quasi al 9%, ciò significa che è vicina al quell’11% che era di AN. Ci sono tutti i presupposti per farlo. Da questo momento tutti quelli che hanno votato M5S non lo faranno più. L’elettore di destra non vota mai a sinistra, e oggi il M5S è espressione di sinistra, e l’ha dimostrato in pieno. Quello che può favorire la Meloni è la difesa della sovranità popolare che lei porta avanti da tempo.
“Questo governo non avrà una vita lunghissima – Ne è convinta Giorgia Meloni, che in un’intervista alla Stampa sostiene: “È vero che la qualità della colla per rimanere attaccati alle poltrone è buona, ma siamo di fronte a due partiti e due classi dirigenti che si detestano. Pensano all’infornata di nomine pubbliche che nel 2020 andranno a scadenza e a eleggere Prodi alla presidenza della Repubblica, espressione delle consorterie europee, che ha già svenduto gli interessi italiani“.
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