Autunno 2023. Nel corridoio di un Istituto Superiore della Capitale , gli studenti e le studentesse al loro ultimo anno di corso, attendono l’arrivo del loro professore di Lettere, per unirsi alle altre classi e partecipare alla cerimonia di “bentornato” dopo le vacanze estive, quando due ragazzi iniziano a litigare.
“Ti avevo detto che era un segreto…Avevi promesso che non lo avresti raccontato a nessuno e , invece, è bastata qualche domanda in più e sei crollato!…Tommaso, te l’ho già detto ieri al telefono: è inutile che insisti, la nostra amicizia è finita!…ed è solo colpa tua!…”, urla, Edoardo, visibilmente adirato, all’amico, Tommaso, richiamando l’attenzione dei compagni e delle compagne di classe e, interrompendo il loro fitto brusio.
“Edoardo, calmati!…Lo so che sei arrabbiato, ma cosa potevo fare?…tua madre insisteva con le domande…e poi, lo sai, io non so mentire…le bugie, proprio non so raccontarle, ma ho fatto tutto il possibile per coprirti!…”, cerca di giustificarsi, Tommaso.
“Tutto il possibile, Tommaso?…tu avresti fatto tutto il possibile?…ma se alla prima domanda di mia madre eri già nel panico!…Dovevi farlo per me , per la nostra amicizia: ci conosciamo da quando avevamo cinque anni…abbiamo giocato, mangiato, studiato, viaggiato insieme, condiviso passioni, hobby…Ti avevo chiesto un favore…dovevi solo raccontare che eravamo insieme e…invece!…”,rimprovera Tommaso, Edoardo.
“Te l’ho già detto, Edoardo!…non sono riuscito a controllare il panico, perché non so raccontare le bugie…io non amo mentire, non mi piace…è più forte di me!…E poi, cosa c’è di male?, non capisco!…perché non dire la verità a tua madre?…perché non dirle che ti sei fidanzato e che, dopo gli allenamenti di calcio, il pomeriggio, vuoi stare con la tua fidanzata?…”, domanda Tommaso all’amico.
“Vuoi sapere perché?…bene, te lo spiego, Tommaso!…Mia madre si è sacrificata tutta la vita, perché riuscissi a conciliare lo studio e lo sport…mi ha sempre accompagnato lei, portato a scuola e poi ai campetti per gli allenamenti da quando avevo cinque anni e non voglio deluderla…non voglio che pensi che non mi stia impegnando abbastanza e che mi stia distraendo…e, soprattutto non voglio che se la prenda con Alice per questo…anche perché lei non c’entra nulla…anzi, mi sta aiutando a conciliare ogni impegno!…Quindi, come vedi, hai rovinato tutto, compreso la nostra amicizia!…”, sentenzia Edoardo, mentre , allontanatosi, volta le spalle all’amico Tommaso, che, afferratolo per un braccio, prova a trattenerlo, senza riuscirci. Edoardo, infatti, voltandosi per divincolarsi dalla stretta, dà all’amico uno spintone involontario, che ne provoca la caduta.
Tuttavia, proprio in quel momento, fa il suo arrivo nel corridoio la Preside, che, assistito alla scena da lontano, rimprovera gli studenti, chiedendo di poter parlare con i rispettivi genitori per informarli dell’accaduto.
Poi, mandato a chiamare il Professore di Lettere, in ritardo nel suo ingresso in aula, poiché trattenuto in segreteria da un impiegato per una pratica, ammonisce anche quest’ultimo, che , preso atto dell’avvenimento, e, scusatosi per il contrattempo, condivide la decisione presa dalla dirigente scolastica di informare i genitori di entrambi gli studenti, assicurandole che ne discuterà con l’intera classe.
Il Professore di Lettere, poi, rimasto solo con la classe, dispiaciuto per il comportamento degli studenti e delle studentesse, annuncia: “Quanto accaduto, non vi nascondo , mi ha molto deluso…Dopo quasi quasi cinque anni di strada insieme, pensavo avessimo instaurato un rapporto di stima e di fiducia reciproche…invece, alla prima occasione, avete dimostrato immaturità e irresponsabilità!…Altro che esame di Maturità!…Bene, visto che le cose stanno così, dalla prossima settimana, ragioneremo insieme di educazione, non violenza , rispetto delle regole, diritti e doveri, perché solo compiendo il nostro dovere possiamo essere buoni cittadini e brave persone e vivere secondo i valori della giustizia e della democrazia. Per ragionare meglio su questi temi, quindi, vedremo e commenteremo insieme , una volta a settimana, dei film, a cominciare da quelli di Giuliano Montaldo, regista che ha improntato la sua filmografia all’impegno civile e alla Storia e, che, purtroppo, ci ha recentemente lasciati… Attraverso le sue opere e , attraverso quelle di altri registi, pietre miliari del Cinema, rifletteremo insieme sull’importanza del rispetto per gli altri e su come prevenire e contrastare, con l’ educazione, la gentilezza e la cultura, l’intolleranza e la violenza che, spesso , si annidano non solo nei comportamenti che teniamo e negli atti che compiamo, ma anche nel linguaggio e nelle parole che usiamo…”.
“Qualche tempo fa sono uscito da una libreria con una sconosciuta. Le ho tenuto la porta, mi sono levato il cappello e le ho detto: “Prego, signora”. Lei ha fatto quattro passi, si è voltata e mi ha sussurrato: “Non mi capitava da 40 anni…”. A me questi piccoli gesti piacciono ancora. Mi piace il rispetto verso gli altri, mentre non sopporto l’intolleranza e la violenza che spesso si annida anche nelle parole”. Così, il regista, sceneggiatore e attore, Giuliano Montaldo, raccontava di sé al giornalista Eugenio Arcidiacono ,in un’intervista rilasciata al settimanale “Famiglia Cristiana”, nel gennaio del 2019, in occasione dell’uscita del suo ultimo film “Tutto quello che vuoi”, diretto da Francesco Bruni, in cui , dopo tanti anni passati dietro la macchina da presa, era tornato a recitare.
Nato il 22 febbraio 1930 a Genova, dopo gli anni della Seconda guerra mondiale, durante i quali, ancora adolescente, partecipa alla liberazione della sua città dai nazifascisti, decide di dedicarsi alla recitazione, formandosi come attore.
Iniziato sulle tavole dei palcoscenici teatrali, negli anni Cinquanta esordisce nel Cinema, girando le pellicole dirette da Carlo Lizzani: “Achtumg! Banditi!”, ambientata nella Resistenza, e “Cronache di poveri amanti”, tratta dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini.
Poi, passato alla regia e, ispiratosi al Neorealismo, lavora come assistente dello stesso Lizzani, di Elio Petri e di Gillo Pontecorvo, finché, nel 1961, dirige il suo primo film: “Tiro al piccione”, desunto da un romanzo di G. Rimanelli, nel quale la fine della Seconda guerra mondiale è vissuta attraverso gli occhi di un soldato della Repubblica di Salò, cui segue nel 1965 la pellicola: “Una bella grinta”, in cui spiega la realtà italiana della Ricostruzione attraverso il ritratto di un uomo pronto a sfruttare con cinismo il boom economico e, condotto alla rovina dalla sua stessa ambizione.
Abile nel raccontare intrighi avventurosi, verso la fine degli anni Sessanta ,dirige alcuni film, quali: “Ad ogni costo”, la cui trama ruota intorno a una rapina in banca e, “Gli intoccabili”, vicenda di gangster in cui spiccano le interpretazioni degli attori protagonisti (rispettivamente, Robert Hoffmann e Klaus Kinski, nella prima pellicola, e Jhon Cassavetes, Peter Falk e Salvo Randone, nella seconda).
Fedele alla rappresentazione della realtà e all’impegno civile, nel decennio Settanta, insieme con l’attore Gian Maria Volonté ,porta sul grande schermo la “trilogia del potere”(militare, giudiziario e religioso), ovvero film con al centro personaggi e vicende della storia , come: il processo per diserzione e la fucilazione, a pochi giorni dalla fine della guerra, di due soldati della Wehrmacht, in “Gott mit uns(“Dio è con noi”), la condanna ingiusta degli anarchici “Sacco e Vanzetti”, nella pellicola omonima, e la persecuzione e la condanna al rogo del filosofo “Giordano Bruno” nell’altrettanto omonimo film.
Nel 1982, invece, cimentatosi nella trasposizione televisiva del romanzo storico e di viaggio, cura la regia del kolossal all’italiana, in otto puntate, “Marco Polo”, desunto dal romanzo “Il Milione”, dello stesso Polo, in cui il mercante veneziano racconta delle sue avventure in Cina, lungo la via della Seta, e in Asia.
Lo sceneggiato, trasmesso da Rai Uno e, venduto in 46 Paesi del mondo, è accolto con un favore tale dal pubblico, che ne apprezza la precisione nella ricostruzione degli ambienti e dei costumi, da indurre Montaldo a scriverne il diario, dal titolo:“Marco Polo: come nasce un film”, in cui svela le fasi della sua ideazione e realizzazione.
Successivamente, verso la fine degli anni Ottanta, raccolto largo consenso di spettatori e di critica, anche come regista di opere liriche, adatta per il Cinema alcuni romanzi italiani del Dopoguerra, come: “L’Agnese va a morire”, pellicola tratta dal romanzo di R. Viganò, storia di una donna che matura una coscienza civile e antifascista, “Gli occhiali d’oro”, film desunto dal racconto ferrarese di G. Bassani, vicenda di persecuzione e discriminazione nell’Italia di epoca fascista, “Il giorno prima”, pellicola ambientata in un rifugio antiatomico e “Tempo di uccidere”, film tratto dal romanzo di Ennio Flaiano , incentrato sull’impresa etiopica di legionari italiani nel 1936.
Sempre pronto a sperimentare nuovi linguaggi, negli anni Novanta, dirige due documentari, quali: “Ci sarà una volta”, realizzato per la Tv, e “Le stagioni dell’aquila”, per poi essere nominato Presidente di Rai Cinema, esperienza nella quale contribuisce, tra le altre, alla realizzazione delle pellicole: “Pane e tulipani”, diretta da Silvio Soldini , e “I cento passi”, diretta da Marco Tullio Giordana.
Tornato dietro la macchina da presa nel 2008, dopo un periodo di assenza dai set cinematografici, gira “I demoni di San Pietroburgo”, film ambientato durante la stesura da parte di Dostoevskij del romanzo “Il giocatore”, incentrato sulle vicende biografiche dello scrittore ,accadute nella Russia zarista di metà Ottocento e, raccontate tramite la tecnica narrativa del flashback, premiato con David di Donatello e Nastro d’Argento per le scenografie e i costumi.
Nuovamente sul grande schermo con i documentari : “L’oro di Cuba” e “Salvare Procida”, quest’ultimo nel formato del cortometraggio, firmato insieme con Silvia Giulietti, nel 2011 dirige la sua ultima pellicola, L’industriale”, scritta con Vera Pescarolo, sua moglie ,cui è legato da un lungo sodalizio artistico, e con il giornalista , scrittore, e attore Andrea Purgatori, e, presentata fuori concorso al Festival del Film di Roma, che racconta la storia di un imprenditore, “Nicola Ranieri” (Pierfrancesco Favino), in crisi lavorativa ed esistenziale e che si aggiudica il premio Globo d’oro come “miglior film”.
Fra gli anni Novanta e i Duemila, divertitosi con le partecipazioni in veste di attore alle pellicole: “Il lungo silenzio” di Margareth von Trotta, “Un eroe borghese” di Michele Placido, “Il caimano” di Nanni Moretti, “The Haunting of Helena” di Christian Bisceglia e Ascanio Malgarini, “L’abbiamo fatta grossa” di Carlo Verdone e “Tutto quello che vuoi” di Francesco Bruni, con quest’ultima commedia ,attraversata da venature malinconiche, e ispirata al romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini, nel 2017 vince i premi Nastro d’Argento speciale e David di Donatello come “migliore attore non protagonista”.
Insignito nel 2002 dell’onorificenza di Cavaliere di Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dopo “Quattro volte vent’anni”, documentario di Marco Spagnoli, incentrato sulla sua vita e sulla sua carriera, nel 2020 è protagonista, insieme con la moglie Vera Pescarolo, del documentario di Fabrizio Corallo, “Vera & Giuliano”, ritratto della loro vita privata e professionale, cui lo stesso regista e attore dedica il libro, “Un grande amore”, edito da La nave di Teseo.
Di recente nel cast del cortometraggio di Serena Corvaglia “Un’ora sola”,si è spento a Roma, il 6 settembre scorso, all’età di novantatré anni.
Salutato dai familiari, la moglie Vera, la figlia Elisabetta e i nipoti ,e dagli amici, nel corso di esequie private, sempre nella medesima intervista al giornalista di “Famiglia Cristiana, Eugenio Arcidiacono , alla domanda se desiderasse ancora qualcosa dalla vita, aveva risposto: “Vorrei lasciare ai miei nipoti un mondo meno folle” e al giornalista di Avvenire, Massimiliano Castellani, che, in un’intervista del 2021, gli aveva chiesto se temesse la morte , aveva assicurato: “No, ma sto facendo di tutto per andare in paradiso. Riconosco un solo partito degno di questo nome, ed è quello di Gesù. Da oltre duemila anni è l’unico partito che dà da mangiare ai poveri, difende le donne oppresse, combatte tutte le ingiustizie e le intolleranze possibili. E poi, è fondato sull’amore”.
N.B. Si precisa che i fatti raccontati sono frutto di una ricostruzione fantasiosa della giornalista , pur traendo spunto da dati biografici reali.
Per la biografia, citazioni e fonti: Enciclopedia Treccani del Cinema-L. Bonaparte, Giuliano Montaldo e L’Agnese va a morire, Milano 1976; G. Gambetti, Sul set di Marco Polo, Milano 1983; F. Bolzoni, La barca dei comici, Roma 1986, pp. 82-83. Citazioni da intervista del giornalista Eugenio Arcidiacono di “Famiglia Cristiana” dell’11 gennaio 2019 e dall’intervista del giornalista Massimiliano Castellani di “Avvenire” del 2021.