Finora nessuno si era mai preoccupato dell’astensionismo, ora per incanto tutti si preoccupano, forse perché alla prossima tornata saranno molti di più quelli che volteranno le spalle agli attuali politici. Pochi giorni prima di Pasqua abbiamo avuto modo di leggere la relazione conclusiva delle attività della Commissione di studio sull’astensionismo elettorale, istituita dal governo, per iniziativa del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. L’argomento è proprio come persuadere gli astensionisti a tornare a votare. La Commissione ha suggerito una serie di possibili iniziative – non votare solo nelle scuole, ma a esempio negli uffici postali; promuovere il voto elettronico con digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali – tutte di buon senso, ma se il problema fosse questo. Ma chi non è intenzionato ad andare a votare non ci va lo stesso anche se gli crei nuovi strumenti. L’italiano non va a votare perché è stanco di questi partiti e dei soliti attori che ci sono dentro, quindi sono loro che devono andare via affinché gli italiani tornino a votare.
Gli italiani non entrano nelle urne perché guardano i partiti con disprezzo, li votano e poi loro fanno accordi politici con coloro che in campagna elettorale erano stati nemici più che avversari. Politici che in una legislatura cambiano diverse alleanze pur di occupare ruoli esecutivi. Si guarda molto all’incoerenza dei singoli soggetti che è la maggiore demotivazione per non tornare a votare.
Per non parlare dei partiti, ormai un cancro strutturato dentro la società italiana. Le segreterie di partito, le correnti, i leader, i capipopolo, scrivono le liste mettendoci dentro i loro figliocci prediletti, coloro che non devono uscire dal parlamento, amici, fratelli, cugini, chi ne ha più ne metta, e l’elettore entra nella cabina elettorale e non può scegliere nemmeno la preferenza. Loro decidono e il popolo deve obbedire. Ormai sono anni che funziona così. È venuta meno la libera scelta dell’elettore.
L’altro fattore che manda Ko i partiti e i politici è che da più di dieci anni la democrazia italiana è quasi un vecchio ricordo. I governi cadono e nascono attraverso crisi extraparlamentari, nonostante la ripetuta centralità della democrazia parlamentare. Ormai sono anni che le scelte del popolo naufragano in meno di un anno. Governi che vanno e vengono più veloci della luce. L’ultimo, quello Draghi, è l’emblema del fallimento dei partiti e della politica tutta. Tutti hanno accettato di entrare in un governo guidato da un banchiere. Solo Fratelli d’Italia è rimasta all’opposizione, gli altri hanno indossato la casacca dei migliori per poi rivelarsi i peggiori.
Per concludere: gli italiani non vanno a votare perché sono stanchi di tutte queste barzellette. Le prossime elezioni politiche possono incrementare il numero di elettori che non si recherà alle urne. La legislatura in corso ha evidenziato ulteriormente il fallimento dei partiti italiani. Alle scorse politiche gli italiani diedero lo scossone votando il M5S, ahimè, anche questa parentesi è fallita. Difficilmente ci può essere una nuova scelta, quindi chi è disgustato da questo scenario politico, resterà a casa.