È una fase delicata per il nostro paese. Siamo a ridosso, come dicono gli esperti, di un picco di contagi che si dovrebbe registrare intorno al 15-20 gennaio. Se questa ipotesi fosse confermata dai fatti, si rischia di avere un tetto di contagi che può mettere seriamente a tappeto il paese.
Non è più solo un discorso sanitario, che ci sta, ma il problema sarà arginare il numero di persone che finiranno in quarantena e la loro gestione sarà un rompicapo non facile da risolvere. Secondo una mia visione delle cose, l’unica operazione fattibile sarebbe quella di un lockdown totale per dieci giorni in maniera tale si fermi la massima diffusione del virus. Oppure prendere atto che è cessata la vulnerabilità del virus e creare strumenti diversi da quelli adottati finora.
Al di là dei contagi c’è d’affrontare la situazione di povertà che avvolge interi nuclei familiari, che con la crisi epidemica ha visto peggiorare la sua situazione economica. Situazione economica già fragile nel passato, che si è acuita con l’arrivo del virus. Una fetta di società che si trova a fare i conti con il presente e anche col futuro. Anche dopo la fine dell’epidemia la loro posizione non è cambi di colpo.
Ormai esiste un “long Covid” anche nella povertà. Lo racconta la Caritas nel suo ventesimo Rapporto 2021 dal titolo “Oltre l’ostacolo”. La pandemia ha “sparigliato le carte”. Chi era in bilico, chi galleggiava è finito dentro. Chi era dentro non riesce a uscire. È “l’effetto tenaglia”. Per questo la Caritas chiede alla politica di “non strumentalizzare la povertà”. E di ripensare il Reddito di cittadinanza, ma per “riorientarlo verso i poveri assoluti” che ancora ne sono esclusi perché “il futuro delle politiche contro la povertà nel nostro Paese è oggi più che mai legato al buon funzionamento di questa misura”.
I numeri sono impressionanti: in Italia si contano oltre un milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-Covid: 5,6 milioni in totale, pari a 2 milioni di famiglie. Tra di loro, un milione e 337 mila minori non hanno l’indispensabile: la forma più iniqua di disuguaglianza, perché incolpevole. La Caritas nel 2020 ha supportato 1,9 milioni di persone: una media di 286 per ciascuno dei 6.780 servizi promossi o gestiti in tutta Italia, grazie a 93 mila volontari e 800 ragazzi del servizio civile. Nei centri di ascolto sono state monitorate 211.233 persone incontrate e sostenute nei momenti più terribili della pandemia. Il 44% non si era mai rivolto alla Caritas prima – spiega il rapporto.
Insomma, l’Italia si sta ammalando di povertà e non si trova una via d’uscita per arginare questa situazione incresciosa per numerose persone. Bisogna creare lavoro, tanto lavoro, altrimenti altre persone saranno trascinate nella povertà.