Sab. Giu 10th, 2023

ROMA – Non vorremmo che tutto fosse, come sempre, insabbiato, solo perché a commettere l’errore è lo stato o chi per esso ne fa le veci. Ha ragione il capo della procura di Rieti, Giuseppe Saieva, che ha già chiarito che il fascicolo aperto dopo le dichiarazioni del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sulla «sparizione» delle donazioni post-sisma arrivate via sms avrà vita breve: «Una bolla di sapone». La protezione civile ha subito messo le mani davanti dicendo che nemmeno un euro è sparito. Ok, va bene, ma siamo ad un anno di distanza dal terremoto del centro Italia, perché i 33 milioni di euro generosamente offerti dagli italiani non sono stati ancora spesi?

Bisogna capire perché questi soldi non sono stati spesi, e perché finiti nelle casse della protezione civile al momento non si sa ancora la loro destinazione. Anche perché quei soldi furono raccolti nelle ore immediate al terremoto, e servivano per le prime necessità dei terremotati, quindi perché sono stati usati subito?

Troppi dubbi, troppe domande, a cui nessuno vuole dare delle risposte chiare. Milioni di italiani hanno donato 2 euro per il terremoto del centro Italia con l’sms solidale rischiano, come dice il sindaco di Amatrice Pirozzi, di veder «tradita» la propria volontà. Chi ha donato sull’onda dell’emozione pensava di aiutare le popolazioni colpite, non di finanziare politici locali con interessi più variegati e urgenze, magari, di diverso genere. Ad approvare e monitorare i progetti proposti dalle Regioni è un comitato dei Garanti.

Perché questi soldi non sono stati usati per togliere le macerie? Oppure per mettere in sicurezza da subito le scuole che ne avevano bisogno? Oppure usare questi soldi per ripristinare perlomeno quelle case inagibili che urgono di piccoli interventi? Insomma, il modo per spendere i 33 milioni di euro ci sono, ma sembra del tutto impossibile e fuori luogo che dopo un anno tutto rimane nelle casse della protezione civile.