ROMA- Quando il cittadino italiano Giulio Tremonti, prestato alla politica per un periodo di tempo, forte del sostegno del cittadino Italiano Silvio Berlusconi, si inventò l’ageniza di riscossione Equitalia per recuperare i soldi della tante tasse che lo stato chiede ai cittadini. Poi arrivò un altro cittadino italiano, Pier Luigi Bersani, anch’esso prestato alla politica ma mai uscito, rincarò la dose e diede ad Equitalia più poteri per riscuotere i soldi che gli italiani martoriati dalle tasse dovevano allo stato.
Quel mostro incredibile ha causato enormi danni alla comunità, tanto da spingere tantissime persone al suicidio dopo che hanno ricevuto le cartelle esattoriali. Ma ci sono anche le beffe che i cittadini italiani prestati alla politica fanno a discapito della cittadinanza. È vero, sono incompetenti, ma è anche vero che la loro incompetenza ammazza chi cerca di creare beni per la nazione.
Quando si tratta di riscuotere le imposte, gli occhi del Fisco non battono ciglio. Ne sa qualcosa la signora Maria Rosaria Alfiero, madre di un figlio ucciso il 18 marzo 1997 con un colpo di pistola alla nuca all’età di 28 anni a Pontecagnano, in provincia di Salerno.L’omicida del figlio venne condannato a 13 anni di carcere. Quella civile invece vide la prima luce nel 2011 quando la seconda sezione civile del tribunale di Salerno condannò il killer a un risarcimento nei confronti della famiglia di un valore complessivo di 617mila euro circa. Chiaramente di questi soldi la famiglia Alfiero non ha visto ancora nemmeno un centesimo. E le uniche cose che hanno ricevuto – come riporta “Il Giornale” – sono stati gli avvisi di pagamenti prima dell’Agenzia delle Entrate e poi di Equitalia. Motivo? L’imposta per la registrazione della sentenza di risarcimento danni a loro favore. Parliamo di una cifra di 25mila euro che, sommata agli interessi e alle spese accumulate con gli anni, nel giro di poco tempo è lievitata fino ad arrivare a 35.309 euro.
Questo è l’importo dell’ultimo bollettino di Equitalia che Teresa Alfiero, sorella della vittima, ha ricevuto lo scorso 26 gennaio.«Sono una cittadina italiana che ha sempre pagato le tasse. Sono disperata. Ho perso un fratello, non abbiamo visto ancora un euro, mio padre è morto di crepacuore qualche anno dopo e mia madre ormai è rassegnata. È giusto tutto questo? Ho 60 giorni di tempo per pagare la grande ingiustizia altrimenti pignoreranno i miei beni.
Sul tema in questione, la giurisprudenza è poco chiara. In virtù del Dpr 30 maggio 2002 n 115 e del Dpr 26 aprile 1986, n. 131, l’imposta di registro spetterebbe alla parte soccombente. Peccato che una cosa sia la norma, un’altra la prassi. E se il condannato non ha modo di saldare il suo debito col Fisco (come nel caso in questione) è la parte lesa a subire. Infatti, l’ente di riscossione provvede a inviare l’avviso di pagamento a tutte le parti in causa, incurante dell’esito giudiziario e di chi sia la parte vittoriosa. Insomma, pagare e sorridere. Nonostante ci sia solo da piangere.