Il popolo italiano si ritrova in un mare pieno di melma. Tutte le opere politiche architettate durante la prima repubblica e nella seconda, ha portato il paese lentamente a naufragare. La politica ha tutte le colpe di questo disastro. Complici e altrettanto colpevoli sono stati i politici ed i ministri di ogni sponda. Un’epoca, che ha svenduto tutto il meglio della nostra Italia, con alcune famiglie imprenditoriali o i soliti noti del salotto finanziario, che hanno tratto benefici dalla svendita delle grandi aziende italiane in nome della privatizzazione.
Siamo agli inizi degli anni Novanta quando inizia lo smantellamento delle aziende italiane per mano di Romano Prodi, presidente dell’IRI, che inizia lo smantellamento di un Ente che dava da lavorare a 500.000 dipendenti. L’IRI gestiva Alitalia, Autostrade, Finmeccanica, Fincantieri e Aeroporti di Roma. Questi asset strategici verranno poi immessi sul mercato, impietosamente, ad uno ad uno. L’IRI, ormai ridotto ad un contenitore vuoto, verrà messo in liquidazione il 28 giugno 2000.
È solo l’inizio di un inferno senza fine, poiché a seguire ci sono state le vendite delle aziende private che formavano la grande ossatura del Mady in Italy. Ma il dolo maggiore sono state le perdite. Quelle sono state sempre addossate alla collettività, che anno per anno deve ripianare debiti che non hanno commesso. La sintesi di questo discorso è sempre la stessa: i politici sbagliano e gli italiani pagano. Così il debito della collettività è salito alle stelle, portando il cittadino all’impossibilità di poterlo onorare. Alla fine gli utili vanno ai privati, le perdite addossate alla collettività.