ROMA- . Il finanziamento pubblico ai partiti è stato abolito, ma la sua cancellazione sarà effettiva solo dal 2017, per ora i partiti continuano ad incassare i soldi che gli spettano. L’abolizione parziale del finanziamento ai partiti ancora non è partito, quindi essi attendono che la camera stacchi gli assegni per dare ossigeno alle casse vuote e fallimentari dei singoli partiti. Però c’è un paradosso: se sono gli imprenditori a stare a casse asciutte lo stato continua a taglieggiarli con le tasse fino a quando non chiudono o nel peggiore dei casi si suicidano, quando invece sono i partiti i politici trovano sempre una strada per salvarli. Che strano questo paese. Infatti è in arrivo per le casse dei partiti una sanatoria per consentirgli di incassare i soldi in base ai rendiconti del 2013. Con una “leggina” il Parlamento potrebbe evitare che i fondi 2015, distribuiti in base ai rendiconti 2013, rimangano nei forzieri della Camera. Anche se con ritardo, l’importante per i partiti è che prima o poi l’assegno venga staccato. Nel 2017 diventeranno protagoniste le contribuzioni volontarie e il meccanismo del 2xmille da destinare ai partiti. Fino ad allora il finanziamento dei partiti continua dunque ad esistere ma a patto che una commissione per la trasparenza verifichi ogni anno la correttezza delle spese effettuate. Ma visto che i partiti non riescono ad incassare i soldi, eco che spunta la sanatoria ed è stata scritta nero su bianco da Teresa Piccione del PD. La relazione del provvedimento all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera prevede appunto che fatture e scontrini presentati a corredo dei bilanci dei partiti non debbano essere passati al setaccio. Insomma, i partiti, il cancro della nazione Italia, con le loro metastasi interne, i politici, alla fine trovano sempre una via d’uscita quando si tratta di fare cassa per loro.