Categories: Cronaca

I sintomi del coronavirus sono simili alla Spagnola del 1918

I documenti storici intorno all’epidemia del 1918 della cosiddetta spagnola, sono quasi simili al coronavirus. I sintomi erano pressappoco somiglianti e si trattava anche in quel caso di un virus influenzale che creava polmonite. Anche in quel caso le precauzioni prese somigliano a quelle che si stanno adottando con il covid-19. Anche allora si diceva quando una persona infetta starnutisce o tossisce, più di mezzo milione di particelle virali possono essere diffuse nelle vicinanze. Era un tempo diverso e c’era in atto una guerra. Infatti gli alloggi sovraffollati e i massicci movimenti delle truppe impegnate nella prima guerra mondiale affrettarono la pandemia e probabilmente accelerarono la trasmissione e la mutazione del virus. Alcuni ipotizzano che il sistema immunitario dei soldati fosse fortemente indebolito dalla malnutrizione, dallo stress dei combattimenti e dalla paura degli attacchi chimici, e così essi sarebbero stati particolarmente suscettibili alla malattia. Anche allora l’uso della mascherina, fatta prevalentemente con calze e altre ricavate dalla stoffa, furono lo strumento per arginare i contagi. Insomma, da questi cenni storici, si capisce che il coronavirus ha molte sinergie con la spagnola.
In Italia il primo allarme venne lanciato a Sossano (Vicenza) nel settembre del 1918, quando il capitano medico dirigente del Servizio sanitario del secondo gruppo reparti d’assalto invitò il sindaco a chiudere le scuole per una sospetta epidemia di tifo. Si stima che le vittime furono almeno 600mila in tutta Italia. Anche in quel caso, come è successo a Codogno e Vò Euganeo, in un piccolo comune inizia quella che poi viene definita la più grave pesta.
Furono stampate locandine, come si è fatto anche oggi, che venivano affisse nei comuni per informare la popolazione dei sintomi della spagnola. Ebbene, leggendoli, si scopre che i sintomi elencati sono somiglianti a quelli che ci hanno indicato a noi con il covid-19, infatti le locandine recitavano: “L’influenza inizia col mal di capo brividi di freddo e febbre. Quando vi sono altre complicazioni, non è malattia grave e la febbre cessa in due tre giorni. Se la febbre seguita a ritornare, forse significa che è grave polmonite. Appena il paziente si sente male deve essere messo a letto in una camera separata e non deve assolutamente alzarsi per qualsiasi motivo e si chiami subito un dottore”.
Tra il 1918 e 1919 la spagnola attraversò gran parte del globo, per poi tornare e ricomparire in taluni luoghi fino al 1921. La globalizzazione invece ha permesso al covid-19 di diffondersi più velocemente della spagnola, infatti si dice che la spagnola ha viaggiato a piedi proprio perché ha impiegato due anni per circolare ovunque. Sulla pandemia del Novecento, in realtà non sappiamo di preciso né dove né quando si originò la spagnola. Oggi la tecnologia ci ha permesso di capire subito l’origine e anche la trasmissione è stata velocissima, poiché il virus ha viaggiato in aereo e in treno. La globalizzazione è stata la macchina della diffusione del coronavirus. Oggi come allora il distanziamento sociale, le mascherine, sono l’unico strumento per combattere il nuovo virus che, tutto sommato, si discosta di poco dalla spagnola.

Redazione

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