In questi giorni il coronavirus ha fatto sette morti, per la maggiore sono persone con patologie pregresse. Intorno al virus è scattata la massima allerta, leggittimamente. Zone rosse da evitare, interi paesi in quarantena, insomma, tutto quello che c’è da fare si sta facendo. Bene.
In Campania c’è un coronavirus da anni, miete vittime ogni giorno, e non si sa dove va a sconfinare. Quella che si chiama terra dei fuochi, ha un tasso di mortalità per tumore maggiore del coronavirus, ma è ignorata da tutti.
Il picco maggiore si è avuto a inizio anni duemila e non accenna a diminuire. Se la mattina ti alzi e leggi un manifesto da morto, scopri che la persona stava lottando da tempo contro il male del secolo. Altro che coronavirus. Ogni giorno ci sono decessi per tumore. La zona rossa che si trova dentro l’agro aversano e nella parte a Nord di Napoli, ha le stesse e identiche difficoltà di quella che oggi viene considerata zona rossa per via del coronavirus. Solo che in quella zona rossa ci sono stati sette morti e nella zona rossa della Campania ormai i morti non si contano più. Sono centinaia e centinaia. Qualcuno delle istituzioni sanitarie e politiche ne parla? Eppure la zona rossa della Campania ha bisogno di tutto. Ma chi se ne frega, tanto il morto è lontano da casa mia. E no, nessuno è immune, siamo forti quando stiamo bene, ma a ridosso della morte siamo tutti dei pupazzi nelle mani del diavolo. Cosa lasciamo agli altri? Nulla. Maledettamente nulla, se non la sofferenza, pure psicologica, di vivere in una terra che ogni giorno lotta contro un virus che, quando colpisce, ti distrugge lentamente finché non ti porta alla morte. La Campania combatte contro il virus dei tumore da anni e anni, ma mai si è aperta una zona rossa per proteggere i cittadini dalla morte. Si lascia scorrere il tempo senza fare nulla: il virus della Campania è “autorizzato” a portare avanti la sua missione distruttrice.
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