Il reddito di cittadinanza voluto dal M5S e messo a punto nel primo governo Conte, ha deluso tutte le aspettative, tanto che oggi si inizia a parlare della sua soppressione. Il reddito poteva essere un’arma seria per abbattere la povertà, qualora, però, ci fosse stata un’attenta politica per il lavoro. Cosa che manca.
Il milione e più di persone che ha percepito finora il reddito di cittadinanza solo il 15% è riuscito a trovare un’occupazione. Il flop dei navigator è sotto gli occhi di tutti, come è evidente l’incapacità di ricollocare i percettori del reddito di cittadinanza sul mercato del lavoro. Lo scopo del reddito era proprio quello di trovare lavoro a chi percepiva il reddito. La struttura non è mai decollata, i centri per l’impiego non hanno trovato lo spunto giusto per far partire a regime la misura. Come sono pochi i comuni che sono riusciti a trovare la strada per occupare i percettori per lavori sociali.
È venuto a mancare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, tanto che oggi si pensa seriamente a modificare la misura del reddito. Non è tanto modificare la misura, ma sarebbe giusto trovare vie incrociate tra il mondo dell’imprenditoria e chi cerca effettivamente lavoro. I più penalizzati dal flop del reddito sono i cinquantenni, padri di famiglia che il lavoro non l’hanno trovato. Mentre i giovani si sono quasi abituati a percepire le risorse ma poco gli importa se il lavoro non arriva. Situazione che porta inevitabilmente a una mancanza di futuro per i giovani e una forte delusione per i cinquantenni, che speravano di rimettere a posto la loro situazione lavorativa. Nulla di tutto ciò è accaduto in questi quasi tre anni.
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