NAPOLI- Non me ne volete, ma io personalmente mi sento afflitto dalla politica campana. Sempre le solite chiacchiere, le solite “minchiate” di un quartiere che cade a pezzi, le solite “barzellette” del potere senza potere. La lotta alla camorra, ancora una volta, la si vuole fare aumentando il numero delle forze dell’ordine. Va bene, ci può anche stare, ma il fatto è che prima diminuiscono e poi mandano altri uomini che, in effetti, non aumentano nulla perché coprono il numero che c’era prima che diminuissero.
La camorra non si sconfiggere portando più uomini delle forze dell’ordine, la camorra si sconfigge con atti concreti partoriti da una politica concreta. Mentre l’attuale politica ormai non ha nemmeno idea per come sconfiggere un fenomeno radicato sul territorio da mezzo secolo. Un fenomeno malavitoso che si è impossessato di una buona parte della società approfittando delle continue condizioni di disagio.
Un disagio voluto, altrimenti nessuno sarebbe in grado di continuare con un potere cosi radicato per mezzo secolo. La camorra ha un solo nemico, e si chiama lavoro. Se Napoli e l’intera Campania sono vittime del malaffare malavitoso è perché il sistema lavoro non è mai partito. La camorra trema al solo pensiero che nella regione Campania si potesse sviluppare la macchina lavorativa. Con una regione capace di dare lavoro alla stragrande maggioranza dei cittadini, specialmente i giovani, il fenomeno camorra in un giro di pochi anni, con l’aggiunta di un inasprimento delle pene per boss e gregari, sarebbe estinta.
Ma ad oggi di lavoro in Campania non se ne parla proprio. C’è una sofferenza enorme che non fa altro che rafforzare il potere camorristico e della microdelinquenza. Il lavoro è l’unica arma potentissima per sconfiggere il cancro camorra.