Già ai tempi di Conte Premier, il M5S aveva spostato il suo asse politico vicino al PD. La scelta non sembra aver dato i frutti sperati, tanto che oggi il M5S non ha più la sua base elettorale. Sono rimasti in pochi a dare ancora retta ai leader del movimento, gli altri sono scappati via, forse trovando spazio in quella platea ampia dei non votanti. Si è visto alle ultime amministrative.
Dopo lo strappo con Salvini nel primo governo Conte, il movimento ha tentato una strada tortuosa che, di fatto, ha portato lo stesso allo sfascio totale. Il risultato delle amministrative dimostrano in pieno che il movimento non esiste più come quello naturale che ha iniziato la sua fase politica.
L’ingresso nel governo Draghi ha dato il colpo di grazia al movimento. Un’altra mossa che ha portato la base del movimento a dileguarsi. Quella base non esiste più, e lo si vede nelle realtà locali, dove ormai i grillini si contano su una sola mano. La disfatta c’è stata, e nemmeno Conte sarà in grado di ricostruirlo, anche perché l’ossatura non è più quella iniziale, ma è indirizzata a fare quello che fanno tutti gli altri partiti. Il destino del movimento è quello di un piccolissimo partito che, con una percentuali esigue di voti, cercherà di entrare in qualsiasi governo che si andrà a formare dopo il voto del 2023.
Una storia già vista e rivista nello scenario politico italiano, ed ora ci è entrato anche il movimento e, di sicuro, ne farà buon uso per non uscire dal palazzo. Conte ci sta provando, ma se guardiamo alla disfatta delle amministrative, ha già fallito.