Nella giornata di ieri abbiamo chiesto in giro un po’ su questa campagna elettorale e del voto del 25 settembre. Abbiamo riscontrato una forte disaffezione nei confronti dei politici e dei partiti, e questo determina una spinta verso il non voto. Le persone sono stanche di ascoltare le solite litanie da campagna elettorale e poi si fa sempre il contrario di quello che si dice.
Per quanto riguarda il M5S, che è riuscito a portare delle misure concrete a sostegno della povera gente, ma anche uno scossone all’interno dei due rami del parlamento, non sembra proprio che sia ridotto così male. Oggi nei sondaggi viene dato al 10%, una percentuale non proprio cattiva. Certo, molto distante dal 33% delle scorse politiche. Ma sembra che la fuoriuscita di Di Maio abbia giovato nel sentimento popolare. Infatti sono in tanti che continuano a credere che sia l’unica alternativa ai partiti storici, e l’addio di Di Maio abbia dato benefici al riscatto del movimento.
Non sembra tutto scontato. Forse anche per questo i partiti storici lo attaccano a più non posso, evidentemente consapevoli che gli italiani possono dirottare ancora la fiducia verso il M5S guidato da Conte. Il ritorno di Di Battista, poi, alimenta ancora più entusiasmo da parte degli interpellati, poiché lo ritengono una persona coerente e rispettosa degli ideali del Movimento. Anche nel 2018 il movimento sembrava non poter raggiungere grandi obietti, poi invece le urne sancirono un Ko per i partiti storici, quindi anche in questa occasione, secondo il sentimento popolare, il movimento potrebbe raggiungere un 25% se riesce ad andare da solo allontanandosi dal PD, che è stata la più grande fonte di guai per il M5S.