La Commissione europea ha annunciato un ultimatum all’Italia sulla questione balneari. Già a fine febbraio l’organo esecutivo dell’Unione europea si era dichiarato contrario alla decisione del governo italiano di prorogare i bandi di un anno, decisione su cui si era espresso negativamente anche il Consiglio di Stato a cinque giorni dall’approvazione del decreto che rinviò le gare.
Eppure il mare è nostro, appartiene al nostro paese, un paese sovrano con una sua costituzione. Tutti i male che sta vivendo l’Italia derivano dal nostro ingresso nell’unione europea. Da quando è entrato l’euro, l’Italia è scivolata lentamente nella povertà. Ha perso quasi tutto del suo mady in italy. Sta perdendo tutto lentamente. Sembra che ogni decisione europea vada ad intaccare la vita dell’Italia. Questa Europa ci sta facendo molto male.
L’Europa entra in una questione che riguarda il nostro paese e detta le sue condizioni senza conoscere quello che succede in Italia. Loro ragionano scrivendo scartoffie, ma dietro i balneari ci sono anni e anni di sacrifici e investimenti per portare avanti un processo di innovazione degli stessi. Hanno fatto investimenti, quindi non è giusto che sia tolto loro la possibilità di continuare. Anche perché c’è il rischio che le nostre spiagge finiscono in mani straniere, come sta succedendo con tutti gli altri settori.
Il governo italiano, ma soprattutto le associazioni degli imprenditori balneari, che si è schierato a difesa degli investimenti fatti da chi lavora da anni negli stabilimenti, non riescono a fermare le pretese dell’Europa. I balneari che vogliono che lavorano in uno stabilimento che gestiscono da tanti anni devono continuare a farlo. Chi vuole andare avanti nell’attività balneare che gestisce da anni, deve poterlo fare, e non deve essere l’Europa, con le sue pretese, a fermarlo. Non può valere il criterio economico che porta la prima multinazionale di turno ad appropriarsi delle spiagge italiane. Il governo italiano deve garantire a chi lavora da tanto tempo in spiaggia di continuare a farlo. Nessuno deve toccare le nostre spiagge e la nostra splendida costa. L’Europa deve farsene una ragione.