Categories: Cronaca

Il reddito di cittadinanza è complicato da elargire

Diciamo che sarebbe una misura efficace se andasse a quella platea di persone che in questo momento hanno grosse difficoltà economiche e non riescono a sopportare nemmeno le basilari esigenze per sopravvivere. Invece il RDC voluto dal M5S in sostanza è alquanto complicato da attuare.
Al sud aspettano con ansia questa misura visto che la stragrande maggioranza delle persone è senza lavoro e non ci sono imprese che possono garantire lavoro. Stesso discorso vale anche per il nord, dove la moria delle imprese impedisce di trovare lavoro con facilità come avveniva un tempo. Insomma, legare il RDC al lavoro è stato errore grosso.
Ogni giorno si scopre qualche modifica per l’erogazione. Di Maio stesso ha iniziato a specificare che il patrimonio avrebbe inciso sull’erogazione, poi la Lega ha ulteriormente precisato che si sarebbe tenuto conto dell’Isee. Il sospetto doveva sorgere subito in quanto reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero sono collegati a un unico Fondo per il finanziamento della misura il cui stanziamento iniziale avrebbe dovuto essere di circa 16 miliardi.
Quello che si era detto all’inizio, ossia un sussidio universale di 780 euro al mese da erogare a tutti gli italiani il cui reddito è inferiore a quella soglia individuata come limite della povertà, sembra andato in cantina a fermentare. Per i pensionati si tratterà di un’integrazione al minimo di quanto percepiscono mensilmente. Ma anche la platea più grande ha subito dei tagli, infatti da 5 milioni si passa a 4,5 milioni di persone. Ma la marcia indietro arrivata in manovra è lo slittamento ad aprile perché sarà necessario approvare il decreto legge che conterrà il provvedimento e poi avviare le procedure che prevedono, tra l’altro, il potenziamento dei centri per l’impiego.
Dei dieci miliardi iniziali per il 2019 restano 6,1 miliardi cui deve aggiungersi il miliardo destinato alle agenzie pubbliche per il lavoro. Un miliardo che in realtà sono 850 milioni perché, come ha spiegato ieri il premier Giuseppe Conte, «si è tenuto conto della stima di maggiori entrate contributive per 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 in relazione alle quote di risorse stanziate per l’attribuzione al reddito di cittadinanza e destinate all’assunzione di personale destinato a rafforzare le attività dei centri dell’impiego».
Un emendamento alla manovra approvato alla Camera prevede 4mila assunzioni l’anno prossimo. Dunque da 9 miliardi inizialmente attesi si scende poco meno di 7, anche per accontentare la Commissione europea. Per il 2020 e il 2021 si dovrebbe salire (ma siamo sempre nel campo delle ipotesi) a 8,4 miliardi circa tra 8,1 miliardi per il reddito e 300 milioni per i centri per l’impiego.
La gioia mostrata dai grillini quando asserivano che avevano tolto la povertà rimane una bufala a cielo aperto, oggi si può senz’ombra di dubbio affermare che la povertà non è stata abolita e qualcuno sarà più povero. Il reddito di cittadinanza doveva essere un qualcosa per eliminare le sacche di povertà, per poi lavorare seriamente per far partire la macchina produttiva della nazione, cosa che il M5S non ha fatto.

Redazione

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