Il servizio è stato dichiarato illegale: Uber lascia l’Italia | Alla fine hanno vinto i tassisti

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Fine della corsa per Uber in Italia. La storica diatriba con i tassisti si chiude con la vittoria della categoria. Ma é davvero così?

Per anni, il dibattito su Uber in Italia è stato un vero e proprio campo di battaglia. Da una parte, il colosso americano si presentava come la soluzione moderna e innovativa per la mobilità urbana:

un’app intuitiva, pagamenti digitali e un servizio a chiamata che prometteva di rivoluzionare il trasporto pubblico non di linea.

Dall’altra, il mondo dei tassisti, arroccato a difesa di un sistema regolamentato da licenze, tariffe fisse e un’identità storica, ha sempre visto in Uber una minaccia esistenziale. Il confronto è stato aspro e ricco di colpi di scena.

La diatriba non si è limitata solo al trasporto di persone: anche il servizio di consegne a domicilio, Uber Eats, ha dovuto confrontarsi con le critiche e le polemiche sul precariato e sulle condizioni lavorative dei suoi “rider“.

Uber Pop, il servizio illegale

La prima scintilla di questa guerra legale e sociale è stata l’introduzione di Uber Pop. Questo servizio, lanciato con l’idea di mettere in contatto automobilisti privati con passeggeri, era il vero cuore della controversia. Permetteva a chiunque avesse un’auto di trasformarsi in un autista, offrendo passaggi a pagamento tramite l’app. È stato proprio Uber Pop a essere dichiarato illegale in Italia nel 2017.

La motivazione dei giudici è stata chiara: si trattava di un servizio di trasporto pubblico non di linea mascherato da “car sharing”, che operava in totale assenza delle necessarie licenze e regolamentazioni. In sostanza, Uber Pop veniva considerato una forma di concorrenza sleale nei confronti dei taxi e degli Ncc (Noleggio con Conducente).

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Uber Black, Lux e Van: il tentativo di restare nel mercato

Nonostante la bocciatura di Uber Pop, l’azienda non si è arresa. Per anni ha continuato a operare in Italia attraverso altri servizi, cercando di aggirare le sentenze e di posizionarsi come un partner dei servizi di noleggio con conducente. Uber Black, Uber Lux e Uber Van erano le proposte dell’azienda per il mercato italiano, e la loro caratteristica principale era l’utilizzo di autisti professionisti, con regolare licenza Ncc, e veicoli di alta gamma.

A differenza di Uber Pop, questi servizi non mettevano in contatto privati, ma fungevano da piattaforma per i professionisti del settore. Un modello di business che, teoricamente, avrebbe dovuto rispettare la normativa italiana. Tuttavia, anche questi servizi sono ancora oggetto di forti critiche e di contenziosi legali.