TARANTO-Questione Ilva: è necessario e urgente fare chiarezza sul piano industriale, sul futuro dello stabilimento, sul reale reperimento delle risorse economiche necessarie per tutte le opere di ambientalizzazione e bonifiche.
Questa in sintesi la posizione dei Conservatori e Riformisti di Taranto che questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa (sono intervenuti l’on. Gianfranco Chiarelli, il consigliere regionale Renato Perrini e i consiglieri comunali di Taranto Antonino Cannone e Cataldo Renna) per illustrare le loro perplessità sullo stato dell’arte dello stabilimento anche di fronte a un silenzio assordante dei commissari, ai quali è stato richiesto inutilmente un incontro.
E’ stata anche l’occasione per l’on. Chiarelli di spiegare perché, il 23 luglio scorso, ha votato contro l’ultimo provvedimento (l’ottavo) del Governo, che di fatto annulla l’azione della Magistratura nel momento in cui ha negato la facoltà d’uso dopo il sequestro di Afo2.
“Davanti ad un provvedimento che meritava un maggiore approfondimento in Aula, per tentare di apportare ulteriori modifiche sicuramente migliorative del testo – ha detto Chiarelli – il Governo, ancora una volta, ha preferito forzare la mano, imponendo impropriamente la questione di fiducia: ha strozzato il dibattito in Aula, cosa che diventa particolarmente grave alla luce dell’inserimento, da parte della Commissione Giustizia, di un articolo aggiuntivo che recepisce il contenuto del decreto “Salva Ilva”, segnando un ulteriore capitolo di una storia che ha gravissime ricadute sul piano occupazionale, produttivo e strategico della Puglia e dell’intero Paese, che, ad oggi, nonostante i numerosi e reiterati interventi normativa, non ha ancora trovato una soluzione”.
“Quanto si sta verificando ormai da tre anni a questa parte – ha continuato il deputato tarantino – dopo l’intervento della magistratura di Taranto, che ha adottato provvedimenti gravissimi, quale può essere il sequestro di impianti produttivi di una grande fabbrica come l’Ilva, non può che definirsi una fuga dalla realtà, o meglio dalle responsabilità della maggioranza che governa oggi il paese. Ben 8 decreti, di cui 7 convertiti in legge. Convertiti anche con il mio voto, che però, come ho sempre sostenuto nelle mie dichiarazioni, come parlamentare del territorio direttamente interessato, ho votato, obtorto collo, come estrema ratio, e con speranza più che altro, per evitare conseguenze sul piano occupazionale difficilmente risolvibili. La realtà, però, è che, come più volte ho sostenuto, riferendomi ad esempio ai famosi fondi sequestrati alla famiglia Riva, che attendiamo sempre di vedere utilizzati, al di là delle intenzioni, nulla in tre anni si è fatto in concreto per garantire soluzioni concrete ad un territorio che è stato colpito da diverse crisi, segnato da una disoccupazione giovanile che supera il 50%, e da condizioni ambientali disastrose”.
“Ma l’ultimo decreto-legge – ha spiegato Chiarelli – supera il limite della dignità. Dignità nostra di parlamentari, chiamati ad avallare un provvedimento che, al di là del giudizio di costituzionalità che spetta alla Consulta, nel merito rappresenta uno schiaffo al nostro stesso sistema di diritto. Perché se è vero che la magistratura non può preventivamente chiudere i battenti di un’azienda chiave per il nostro sistema-Paese, è vero anche che non possiamo accettare di barattare il lavoro con la sicurezza. Ad ogni modo, appare evidente che con l’ ottavo intervento sull’Ilva si sia scoperta in tutta la sua gravità la incapacità di questo Governo di uscire fuori da uno stallo che ormai caratterizza questa vicenda”.
“Il Governo – ha concluso – dica, una volta per tutte, qual è, se esiste, il piano per l’Ilva e più in generale per Taranto. Si dica quali risorse sono realmente disponibili. Ora. Si dicano quali sono i tempi realistici per realizzare in modo completo l’aia, e le bonifiche”.
Gli fa eco il consigliere regionale, Perrini: “La situazione Ilva dopo tre anni dal sequestro della magistratura appare assolutamente confusa e incerta. Da imprenditore che conosce le dinamiche che interessano una attività produttiva sono abituato a verificare i fatti e i fatti oggi dicono che l’Ilva forse comincerà a produrre dopo l’avvio di Afo1 e Acc1 senza però raggiungere i livelli di quando era leader del mercato (si ipotizza che produca al 60% delle potenzialità). Oggi il mercato, anche quello nazionale si e’ rivolto ad altri fornitori. La fabbrica tarantina continua a macinare debiti su debiti ogni giorno. Debiti che si ripercuotono in modo pesante sull’indotto. Gli autotrasportatori reclamano ben 15 milioni di euro di arretrati. Era stato promesso il pagamento, ma solo il 30% circa è stato liquidato e con un mese di ritardo rispetto alle scadenze previste”.
“Per questo – ha concluso Perrini – il 5 luglio scorso ho chiesto un incontro ai commissari per conoscere direttamente da loro lo stato dell’arte, ma ad oggi non ho ricevuto alcun riscontro. Un silenzio a dir poco preoccupante: noi siamo perché l’ industria continui ad essere presente a Taranto, ma non a tutti i costi”.