“Claude Monet:The Immersive Experience”, la mostra immersiva che ha riscosso un successo internazionale senza precedenti, è finalmente arrivata anche a Napoli, con lo stesso tempismo di una dolce brezza estiva che porta un po’ di sollievo.
L’esposizione è visitabile fino al 20 ottobre, tutti i giorni (tranne il mercoledì), negli ambienti della chiesa seicentesca di San Potito, piccolo scrigno di arte e di cultura nel centro storico della città, che è attualmente affidato alle cure dell’associazione “Ad alta voce”, il cui Presidente è il Maestro Carlo Morelli.
Un’iniziativa lodevole sotto ogni punto di vista: una parte dei proventi, infatti, sarà devoluta per terminare il restauro e restituire al popolo napoletano e al mondo, un monumento prestigioso, riportato dopo anni alla sua antica gloria.
“Claude Monet: The Immersive Experience” offre un’interpretazione inedita, tecnologica ma non fredda, sulle opere del grande artista.
Pennellate proiettate a 360° gradi, scenografie che introducono i visitatori in un tour unico nel suo genere e omaggiano il fascino vagamente nipponico del giardino dell’amatissima dimora di Monet a Giverny, in Normandia, e riproduzioni delle tele più importanti del pittore, trascinano lo spettatore in un percorso che è dell’anima prima ancora che storico-culturale.
Un modo originale per ri(scoprire) la vita di Monet e gli itinerari che lo hanno ispirato.
Non soltanto, dunque, Parigi e Giverny, ma anche Londra, Venezia e altre città, che hanno dato linfa alla sua creatività.
La risposta del pubblico è stata immediata, complice la voglia di tornare a vivere dopo un periodo difficilissimo e una macchina organizzativa perfetta, la bravura di Mario Iacampo, creatore dell’evento, di Exihibition Hub, società di Bruxelles specializzata nella progettazione e produzione di mostre immersive, di Dirty Monitor, specialista in mappatura e riproduzione audiovisive, e il solerte lavoro dell’Ufficio Stampa (la Dottoressa Emma di Lorenzo). Una sinergia di competenze e di professionalità per un evento straordinario.
Monet, nei suoi dipinti, propone un cambiamento radicale di prospettiva, estetica e filosofica, che parla già al futuro.
Non è stata facile la vita, lunghissima, di Claude Monet, morto nel 1926, costellata da trionfi ma anche da spaventosi lutti, che renderanno sempre più solitario e cupo il padre dellʼImpressionismo.
La sua pittura spalancò le porte di un mondo diverso. Nessuno prima di lui era riuscito a cogliere con tanta semplicità e con intensità lo splendore fugace della luce, flusso in divenire eppure sempre uguale a sé stesso, metafora perfetta della condizione umana.
I visitatori ritroveranno, inoltre, in questa mostra il senso più autentico del giardino di Giverny, che accolse le sofferenze dellʼuomo, prima che dellʼartista, cullandole dolcemente e rendendole poi più lievi.
I germogli di quel giardino, segni di una vita che riprendeva i suoi spazi, furono e sono la prova che nessun inverno può durare per sempre.
Un monito per i tempi che stiamo vivendo.
Una mostra che colpisce nel profondo, un viaggio in una delle pagine più significative della storia dell’arte, impreziosito dalla colonna sonora di Michelino Bisceglia che accompagna e trasporta in una dimensione onirica e malinconica.
Da vedere.
di Eleonora Belfiore