In Cina hanno atteso il paziente meno 1. Noi “presuntuosi” ci crediamo più capaci

I timidi segnali che si registrano in questi ultimi giorni fanno ben sperare per uscire da questo inferno. Segnali da prendere con le pinze e non esultare del tutto. Il processo che deve riportarci alla normalità sarà lungo e ponderoso. Non si può ritornare a fare quello che si faceva il giorno prima dell’epidemia in poco tempo. Da oggi a domani non esiste. Ci vorranno ancora molti mesi di attenzioni, prima di poter dire siamo fuori completamente. È pura follia dire riapriamo tutto. Non è possibile. La Cina sta facendo scuola su questo nuovo virus. Loro hanno riaperto perché sono stati molto attenti, hanno aggredito il virus immediatamente facendo rispettare le regole alla lettera ed hanno chiuso tutto, proprio tutto, per un mese.
Noi siamo stati lenti e abbiamo sottovalutato il pericolo, a partire dalla classe dirigente. Proprio alcune istituzioni e politici, hanno permesso che la gente sottovalutasse il pericolo. Siamo passati dal tutto sotto controllo, all’invito ad andare a fare aperitivi, al dire che si trattasse di una banale influenza, a più di undicimila morti. Sono stati commessi troppi errori, se vogliamo dirla tutta, fin troppi.
Il governo studia la ripartenza non appena i numeri saranno del tutto incoraggianti. In Cina non sono ripartiti finché non c’è stato il paziente meno uno. Noi siamo speciali, possiamo partire quando vogliamo. O forse siamo irresponsabili e presuntuosi. Il timore che la fretta porta ad altri errori di sottovalutazione riportando la tempesta a ripresentarsi con la stessa violenza in poco tempo, preoccupa. Gli errori fatti all’inizio non si possono ripetere. Si può ripartire solo se abbiamo la certezza di aver cacciato il virus dalla nostra nazione. Noi siamo in quarantena per ottenere questo risultato, finché non lo abbiamo ottenuto, non si può ripartire. Bisogna smetterla di sparare “minchiate” continuamente, la realtà è liberarci del virus, altrimenti lui si prenderà gioco di noi.