In queste settimane non si fa altro che parlare di fondi alle imprese che, poi, gira e rigira, saranno sempre le grandi ad ottenere di più. Non credo che un’impresa in meno di due mesi di fermo finisce a tappeto, e nemmeno chi ci lavora, perché con la cassa integrazione non perde nulla. A perdere, semmai, sono solo quelli piccoli, che già erano in affanno, e tutte le persone che si arrangiavano e ora non possono più farlo.
Si parla di miliardi di euro per poche settimane di chiusura. Si induce al timore gli italiani facendo credere in una ripartenza choc. Noi non ci crediamo per niente. Il motivo è semplice: L’imprenditore non si impoverisce in due mesi. Non serve dare soldi a pioggia a chi in poco meno di un mese dalla riapertura avrà di nuovo tutto in ordine. L’unica cosa che può gravitare su di lui è quello che deve dare allo stato. Su questo si può essere d’accordo, perché i mancati incassi generano situazioni difficili se si devono onorare alle tante richieste dello stato. Questo per i grandi.
Per i piccoli la situazione diventa drammatica. Ma non solo per loro, anche per le famiglie che hanno contenziosi pregressi con la ex equitalia e l’attuale agenzia delle entrate, la situazione può essere per davvero pericolosa. I piccoli non avevano prima figuriamoci dopo. Allora invece di stanziare tutti questi soldi, che per noi sono davvero inutili, bastava azzerare i debiti con la ex equitalia per i piccoli imprenditori e le famiglie italiane, costava molto meno e, nello stesso tempo, alla ripartenza si aveva più persone e piccole imprese libere dalle maglie del fisco tiranno, e di sicuro potevano ripartire a razzo. Anche se la verità fa sempre male, diciamo le cose come stanno: in due mesi non si muore di povertà.
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