Categories: Cronaca

In Italia ci sono politici urlatori

REGGIO CALABRIA – La partecipazione politica ha sempre richiesto al cittadino di una democrazia un certo sacrificio per informarsi, intervenire e votare con serietà, ma nell’Italia di oggi questi sacrifici sono niente paragonati alla pazienza che ci vuole per stare a sentire o a leggere persone che sembra non sappiano più parlare ma solo gridare e insultare. Per restare sereni, nonostante tutto, ci possono essere due diverse interpretazioni per cui i politici oggi gridano tanto: la prima è che vogliono stordire il cittadino-elettore, la seconda è che lo vogliono svegliare. Purtroppo, nel momento difficile che il nostro Paese sta attraversando, vengono allo scoperto mancanze, inadempienze e abusi sui quali in tempi più tranquilli l’attenzione della gente sorvola. Creare un clima agitato eccitando l’opinione pubblica, aizzandola contro questo e contro quello, è il modo migliore per impedire che qualcosa veramente cambi e migliori. Uno scandalo al giorno è come se non ci fosse scandalo alcuno. Non si pensa più a quello di ieri perché quello di oggi ha già risucchiato tutta l’attenzione. I politici che gridano non perché vogliono stordire, ma perché si propongono di svegliare i cittadini sono certamente da preferire, non mancano, però, anche qui aspetti da criticare. Il politico non è un profeta, deve essere certamente un uomo di coscienza, come tutti dobbiamo cercare di essere, ma lui poiché politico non deve essere così sciocco da ritenere che in piazza, parlando da un palco, possa formare le coscienze lanciando slogan. Le coscienze non si formano in piazza. L’educazione delle coscienze di cui la democrazia ha assoluto bisogno è un processo lento, lungo e graduale e richiede pazienza. Un politico veramente democratico deve rassegnarsi a quei tempi lunghi e guardarsi dalla demagogia che tratta le coscienze dei cittadini come l’argilla, da lavorare e plasmare a piacimento. L’Italia di oggi dopo l’evidenza di Mafia Capitale è a una svolta come quella del 1948 e come quella del 1968. Non a caso riporto queste due date che hanno significato le due tappe più importanti dell’ascesa delle speranze utopiche nella coscienza politica. Nel 1968 si diceva “L’immaginazione al potere!” e in un certo senso l’augurio si è realizzato, dopo Tangentopoli, Mafia capitale ha superato ogni immaginazione!
Gli italiani hanno il dovere di ragionare ed essere consapevoli del fatto che sono gli uomini che fanno la politica, con il loro carattere, con la loro formazione, con le loro competenze: tutte cose trascurate negli anni delle vacche grasse, cose che non si improvvisano e richiedono tempo. La politica “spettacolo” di oggi è un misero ripiego della politica seria di cui abbiamo bisogno. I politici che gridino pure e si insultino come gli pare, noi stiamo a sentirli perché, anche gridando, qualcosa di ragionevole non di rado la dicono. Quanto al voto, cercheremo però consiglio più in alto, alla nostra coscienza!

Redazione

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