Gio. Giu 8th, 2023

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una vera e propria guerra ai poveri. Si è iniziato durante la campagna elettorale, dove i seguaci della Meloni inneggiavano allo slogan è “finita la pacchia” in riferimento all’annullamento del reddito di cittadinanza. Strumento di sostegno alla povertà che, tutto sommato, i soldi investiti sul reddito sono ritornati per intero nell’economia reale. Ma la povertà non accenna a diminuire e la situazione si fa sempre più difficile. Basta farsi un giro per le mense dei poveri per capire il disagio sociale esistente in Italia. Chiaramente il primo fattore trainante della povertà è la mancanza di lavoro.

Leggendo i dati Istat, nel 2021 poco più di un quarto della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (25,4%), quota sostanzialmente stabile rispetto al 2020 (25,3%) e al 2019 (25,6%). In lieve peggioramento la disuguaglianza nel 2020: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,8 volte quello delle famiglie più povere (5,7 nel 2019). Questo valore sarebbe stato decisamente più alto (6,9) in assenza di interventi di sostegno alle famiglie. Il reddito netto medio delle famiglie è di 32.812 euro annui nel 2020. Gli interventi di sostegno (reddito di cittadinanza e altre misure straordinarie) ne hanno limitato il calo (-0,9% in termini nominali, -0,8% in termini reali).

I dati sono chiari: il disagio per una fascia di popolazione italiana è alto. L’attuale governo fa poco o nulla per alleviare le difficoltà economiche delle famiglie meno abbienti. Nel frattempo la povertà diventa un macigno in un paese come il nostro, dove la povertà dovrebbe essere quasi nulla.