ROMA- Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha fatto capire a chiare lettere che bisogna aumentare l’età pensionabile. Per Boeri bloccare gli adeguamenti dei requisiti di pensionamento a 67 anni dal 2021 avrebbe una ricaduta di «141 miliardi di spesa in più da qui al 2035». Secondo Boeri, questo tipo di intervento avrebbe ricadute negative anche sul merito di credito dell’Italia in quanto «senza quantitative easing della Bce sarebbe legittimo aspettarsi effetti rilevanti sul costo del debito pubblico». Il ragionamento si basa sul fatto che nel 2017 la spesa per previdenza e assistenza è stimata al 20,2% del Pil. Se si aggiunge quella sanitaria, si raggiunge il 23%: si tratta di risorse destinate alla popolazione anziana, mentre «l’Istat ci ha ricordato che abbiamo 2,5 milioni di giovani con meno di 35 anni in povertà». Insomma, Boeri sembra far passare un messaggio: o si segue la linea del Tesoro che questi risparmi li ha già cifrati mettendoli in cassaforte per le prossime manovre oppure, se proprio si vuole ritoccare il sistema, bisogna pensare a pensioni per le quali la parte contributiva abbia un peso maggiore rispetto a quello attuale. In pratica, facendo dimagrire gli assegni futuri e, potendo, anche quelli attuali.