Mer. Mar 29th, 2023

L’Italia è avvolta in una malaburocrazia che rende la vita impossibile ai cittadini. In una fase di crisi come quella attuale, tutto dovrebbe essere visto caso per caso. Chi non paga per sfizio e chi non può pagare perché non ha soldi. Ma per chi lavora per conto dello stato la risposta consueta è che si tratta di un atto dovuto. Quest’atto dovuto uccide la vita delle persone e, spesso, le spinge al suicidio. Quello che sta avvenendo nel nostro paese è quasi un’istigazione al suicidio.

Ogni nuovo direttore delle agenzie delle entrate ripete sempre la stessa litania: bisogna recuperare il dialogo coi cittadini, dobbiamo semplificare e rendere più “buono” il Fisco, eppure la spietata malaburocrazia colpisce sempre.

Casi di accanimento terapeutico contro la persona sono tanti: nel 2016 una madre a cui avevano ucciso il figlio si vide recapitare una cartella per l’imposta di registro relativa proprio alla sentenza di condanna nei confronti del killer del figlio. Sempre nel 2016 per una cartella non pagata, Equitalia pignorò l’auto di una signora, solo che quell’auto veniva usata per la figlia disabile. Il Fisco amico dove sta? Soprattutto dove sta lo stato, quella politica che dovrebbe lavorare per risolvere i problemi dei cittadini e rendergli la vita semplice e non complicata.

Nessuno si accorge, della casta, che la pressione fiscale è arrivata a un livello ormai insopportabile. Le risorse nelle case degli italiani sono scarse o addirittura zero, allora come si fa a pagare quello che chiede lo stato se non si lavora? Questa domanda i “faccendieri” della politica italiana se la sono mai posta? Gli italiani hanno la percezione che chi guadagna quasi quindicimila euro al mese non può nemmeno immaginare cosa avviene nelle famiglie e imprese italiane.